Numero 18/2018
3 Maggio 2018
Un terzo numero di Birra tra le righe dedicato al continente sudamericano
Tre geni assoluti della letteratura in viaggio, in treno, da Parigi a Praga; uno dei tre è Julio Cortázar, l’inventore del glíglico, un idioma giocoso e immaginario: “Appena lui le amalava il noema, a lei sopraggiungeva la clamise… ”. Da Gabriel García Márquez:
“Andai a Praga per l’ultima volta nello storico 1968, insieme a Carlos Fuentes e Julio Cortázar. Viaggiavamo in treno da Parigi perché eravamo tutti e tre solidali nella nostra paura degli aerei, e avevamo parlato di tutto mentre attraversavamo la notte divisa delle Germanie, i loro oceani di barbabietola, le loro immense fabbriche di tutto, le loro rovine di guerre atroci e amori eccessivi.
All’ora di dormire, a Carlos Fuentes venne in mente di chiedere a Cortázar come e in che momento e per iniziativa di chi fosse stato introdotto il pianoforte nell’orchestra jazz. La domanda era casuale e non pretendeva niente di più di una data e di un nome, ma la risposta fu una lezione strabiliante che si prolungò fino all’alba, tra enormi boccali di birra e salsicce con patate fritte gelate. Cortázar, che sapeva misurare benissimo le parole, ci fece, con una padronanza e una semplicità quasi incredibili una ricostruzione storica ed estetica che culminò alle prime luci del giorno in un’apologia omerica di Thelonious Monk.”
(Non sono venuto a far discorsi)
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Si può immaginare il Sud Amarica senza il calcio? Direi proprio di no. Così la giornalista Solange Cavalcante descrive come una squadra di calcio brasiliana, il Corinthians, nota per la Democrazia Corinthiana e per Sócrates, gestisce un momento di difficoltà:
“Poteva sembrare un disastro. Anzi, era proprio un disastro. Ma nella squadra della Democrazia Corinthiana non ci sarebbe stata alcuna caccia alle streghe. Dopo la sconfitta contro il São Paulo, che mise a repentaglio tutto il lavoro di quell’anno, Adilson Monteiro Alves semplicemento guardò neglio occhi Paulinho Albuquerque con tranquillità e gli chiese: “Ma stasera casa tua è libera?”. E andarono tutti a farsi un bel barbecue da Paulinho, famiglie comprese. Così, tra una picanha alla brace, tanta birra e un confronto serrato, la formazione corinthiana discusse i suoi punti deboli e si organizzò per la prossima sfida, accompagnati dalla chitarra di Paulinho. Era un modo di lavorare pericoloso, quasi suicida. Lì tutti sapevano quale era la posta in gioco. Era molto più di un campionato. Se le cose non fossero andate bene per la squadra, Adilson Monteiro Alves e i suoi atleti autogestiti sarebbero stati definitivamente scredidati e praticamente fuori dal club, già da lunedì.”
(Compagni di stadio)
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E immaginare l’America meridionale senza Pablo Neruda? Anche questo impossibile, almeno personalmente. Sarà per il film -Il postino- cha la professoressa delle scuole medie, di cui non ricordo il nome ma che oggi vorrei ringraziare, decise di proiettare in classe.
“Eravamo poeti o pittori di poco più o poco meno di vent’anni, provvisti di una forte carica di pazzia irriflessiva che voleva esprimersi, allargarsi, esplodere. La stella di Valparaíso ci chiamava con la sua pulsazione magnetica.
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Solo anni dopo sono tornato a sentire da un’altra città quello stesso appello inspiegabile. Fu durante i miei anni a Madrid. Ad un tratto, in una birreria, uscendo da un teatro all’alba, o semplicemente camminando per le strade, udivo la voce di Toledo che mi chiamava, la voce muta dei suoi fantasmi, del suo silenzio. E a quelle ore piccole, insieme ad amici pazzi come quelli della mia giovinezza, ce ne andavamo verso l’antica cattedrale calcinata e contorta. A dormire vestiti sulle sabbie del Tago, sotto i ponti di pietra.”
(Confesso che ho vissuto, Pablo Neruda)
Nonostante la mia solita Ichnusa sia bella fresca, sembra che stia sudando freddo, raggiungo Alack Sinner al bar di Joe. Abbiamo un caso da risolvere, fra tante birre e sigarette.
Alack Sinner nato: dalla fantasia di due autori argentini, lo scrittore Carlos Sampayo e il disegnatore Josè Muñoz.
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D’altronde, citando Jorge Luis Borges, la vita appartiene al genere realistico o a quello fantastico?
“Il lato sud della città vecchia di Montevideo, il nord o il sud di Buenos Aires, Rosario. Ma questo deve importarci poco… Quindi dove nasce il tango? Negli stessi luoghi dove sarebbe sorto pochi anni dopo il jazz negli Stati Uniti, nelle casas malas, sparse per tutta la città. Luoghi in cui la gente si riuniva anche solo per giocare a carte, bere un bicchiere di birra e incontrarsi con gli amici”
(Jorge Luis Borges, quattro conferenze sul tango – in un locale imprecisato della capitale argentina)
Alle future “piccole perle di malto e inchiostro”.