Numero 24/2018
16 Giugno 2018
BERSERKER: Capitolo 16
Okir sembrava scettico.
Non credeva che il vecchio fosse stato del tutto sincero!
Beninteso, credeva che quei funghi fossero debitamente allucinogeni, in teoria ne aveva visto gli effetti sui guerrieri che aveva ucciso poco prima…
Ma non si fidava, per ciò che concerneva la durata degli effetti.
Aveva il terrore che quei funghi gli avrebbero distrutto la psiche, rendendolo una specie di tricheco rimbambito come i cadaveri che campeggiavano al piano di sopra.
Sogghignò, mentre il suo cervello ragionava sul da farsi.
Quindi?
Avrebbe, forse, dovuto fidarsi del vecchio?
Se sì, avrebbe preso lui e la ragazza come schiavi, nella speranza che i funghi risultassero allucinogeni anche nei fiordi, nella sua patria?
Oppure avrebbe dovuto infischiarsene di quel vecchio e della sua magia ancestrale?
Che dilemma…
Come fare ad eliminare ogni sospetto?
Avrebbe dovuto assaggiare quei funghi, di questo ne era certo.
Cerco lì, in quella cantina, una corda.
Ne trovò una di steli di ortica intrecciati.
Non usurata, robusta e flessuosa, sarebbe stata l’ideale per quello che aveva in mente.
La ragazza era ancora legata al piano di sopra.
Okir afferrò il vecchio per il bavero della maglia di pelle e lo schianto contro al muro della cantina. all’altezza delle scapole del vegliardo, una specie di finestrella che dava sul prato antistante l’abitazione.
Passò la corda più volte attorno alle sbarre dell’inferriata che proteggeva la finestrella da eventuali ladri e che, al contempo, garantiva una costante aereazione della cantina.
Poi, afferrò con una possente mano il vecchio e gli intimò di alzare entrambe le braccia.
Con fare tranquillo, il vecchio assecondò la richiesta del Vichingo che, senza dare spiegazione alcuna, legò il vecchio incrociando più volte le corde alle sbarre ed intorno alle spalle di lui.
Lo immobilizzò come se lo stesse crocifiggendo.
Il vecchio, immobilizzato ed anche sbigottito, attese lo scorrere degli eventi, incapace di proferire verbo.
Senza dire una parola, Okir, salì le scale fino a giungere al piano terra della modesta abitazione.
Lo stregone udì distintamente le urla di terrore della giovane che il vichingo aveva precedentemente legato.
Si maledì, il vecchio, convinto che quel barbaro stesse compiendo le cose più turpi con la giovane ed avvenente fanciulla.
Con sua enorme sorpresa, il vecchio, vide il vichingo scendere nuovamente le scale pochi istanti dopo, con la dama legata per le mani.
Vi era una colonna in quella cantina.
Un tronco solido e robusto, invero, che faceva le veci di una colonna, in modo da sorreggere la soletta su cui era adagiatoil piano terra.
Il Vichingo sorrise:
«Ti starai chiedendo che cosa sto facendo, giusto, vecchio?»
«Effettivamente…»
Okir aveva legato mani e piedi la ragazza al tronco, in modo che anche lei fosse immobilizzata.
«Beh: l’unico modo per scoprire se gli effetti dei tuoi funghi sono reali oppure no… beh, è assaggiarli. Ma devo fare in modo che voi non scappiate e che non siate in grado di darmi ordini ai quali obbedirei, come hanno fatto i guerrieri prima, altrimenti vi libererei, ne sono convinto… quindi ho deciso di legarvi, vi metterò un bavaglio e poi mi recherò nel tuo giardino a mangiare i funghi. Se rinsavirò in un tempo ragionevole, verrò a slegarvi e sarete miei schiavi. Altrimenti morirete di stenti, se io dovessi restare decelebrato, chiaro?»
«Per ogni persona c’è un effetto a sé stante, mi sembra troppo azzardato e…»
«Vecchio, taci! Ora prega i tuoi Dei che io torni sano di mente in tempi brevi…»
Okir ingollò una manciata di funghetti e, mentre li masticava, si diresse verso l’esterno dell’abitazione.