Numero 34/2018
25 Agosto 2018
BERSERKER: Capitolo 26
Okir era soddisfatto.
Era riuscito a tenere per sé i due schiavi ed i funghi “magici”.
Percorse le vie fangose e pietrose che lo separavano dalla sua dimora a passo spedito.
Non voleva che gli uomini del conte lo attaccassero per una eventuale ripicca in quel momento, mentre era disarmato.
In casa, nella periferia del villaggio, lontano da occhi ed orecchi indiscreti, il vichingo possedeva un vero e proprio arsenale, con il quale, eventualmente, avrebbe venduto cara la pelle!
Sorrise, il guerriero, una volta che, entrato in casa, chiuse la porta di legno alle sue spalle.
I suoi due schiavi, ancora legati, dinnanzi a lui, il capo basso di lei, contrastava lo sguardo fiero del vecchio.
«Che cosa c’è, vecchio?»
«Se ho capito bene… ti sei inimicato il tuo Re ed il tuo Signore, pur di salvare la Dote di questa fanciulla, dico bene?»
«Solo il Conte. Ma il Re non alloggerà per sempre qui…»
«Ti ringrazio, Vichingo! Sei un uomo di Parola!»
«Dei tuoi ringraziamenti me ne facio poco, vecchio! Fai in modo che i tuoi funghi attecchiscano e siano produttivi in poco tempo, altrimenti il Conte si vendicherà dell’affronto subito oggi!»
«In che senso?»
«Se i tuoi funghi funzionano anche qui, come nelle tue zone, potrò creare una pozione per rendere i guerrieri Vichinghi invincibili! Questo mi garantirà un ruolo di primo piano, magari, anche, il controllo della Contea! Ma s ciò non dovesse avvenire in tempo, e per in tempo intendo entro il nostro ritorno dalla prossima campagna militare… beh, il Conte non ci penserà due volte ad uccidere me e te… per quanto riguarda te, invece, bella dama… beh, il tuo destino sarebbe peggiore del nostro, senza dubbio!»
Lei, ancora con il capo basso, si strinse nelle spalle e dalle sue gote sgorgarono silenziose e copiose lacrime salate di terrore.
Per un attimo il silenzio calò nella casupola di legno e pietra.
Il vecchio, tutt’a un tratto, si destò da quell’innaturale torpore, esordendo con una promessa, un ringraziamento che aveva, però, più le sembianze di un Giuramento Solenne:
«Tu sei stato di Parola, Guerriero! Gli Dei tutti, sia i tuoi che i miei, ti sono testimoni! Nessuno neghi il tuo valore né in battaglia né nell’adempimento dei propri giuramenti! Tu sei un Uomo come pochi esistono, te lo concedo, nonostante tu mi abbia reso schiavo! Ma si sa, questa è l’incertezza della vita! Non posso dirti con certezza che tutto andrà bene, mio Signore… ma posso giurarti, al di là della mia condizione di Schiavo, che mi impegnerò al massimo per darti al più presto un prodotto che rispecchi le tue esigenze! Lo Giuro, dinnanzi a tutti gli Dei! »
«Apprezzo il tuo ardore Vecchio! Sei anche tu un uomo di valore!»
«E… e per me… che cosa hai in mente?»
la condizione di schiava, quella condizione in cui la bella si trovava già da un po’, stava cominciando a smorzare l’ardore passionale con cui si era ersa contro Okir non appena catturata.
Lo spauracchio di un destino denso di violenze ed abusi in terra straniera, forse, l’aveva domata.
La bella giovane, ormai, si sentiva quello che era.
Una semplice schiava!
Un pezzo di carne di cui i guerrieri potevano approfittare come e quando desideravano, una sguattera, un essere meno importante del cane di casa!
Okir fu stupito dalla sottomissione appena dimostrata da lei.
«Tu aiuterai il vecchio nella coltivazione e terrai pulita la mia dimora. A volte cucinerai i pasti. Ritieniti fortunata, non tutte le schiave di bell’aspetto hanno così poche incombenze!»
«Quindi… tu non vuoi… da me…»
«Il tuo ardore mi ha stregato, ragazza! Il tuo attuale comportamento un po’ mi perplime… ti preferisco guerriera, focosa! Ma sesso con te? Solo se vorrai tu. Odio le donne che si dimenano e piangono… io voglio una donna consenziente.»
«Ma io sarò sempre una tua schiava… potresti ordinarmi di volerlo, non ti pare?»
«Eccolo, il tono di sfida che mi piace di te!»
Il vichingo rise a squarciagola!
«Fate in modo che io ottenga una pozione per rendere i guerrieri invincibili ed io vi giuro, sul mio Onore e sul mio accesso al Walhalla, che vi renderò la libertà! Ed ora… vado a procurare la cena per tutti.» disse uscendo dalla porta.
I due schiavi, sbigottiti, restarono immobili, increduli; né depressi né felici… apatici.