Numero 39/2018
29 Settembre 2018
BERSERKER: Capitolo 31
Okir si ridestò.
Era in un ambiente buio, rischiarato solamente da una fioca luce.
Una luce calda, in vero, flebile e ballerina.
Forse…
una torcia?
Il vichingo, esausto, nonostante le ore, forse i giorni, di sonno continuo, sbatté le palpebre.
Una volta.
Due volte.
Alla terza volta, le immagini si fecero più nitide.
Sì, la luce che filtrava tra le sue ciglia era quella di una fonte di fuoco.
Ma era piccola, una lanterna, o forse…
Sì, era una candela.
Okir provò a muovere il braccio destro, nel tentativo di stropicciarsi gli occhi, tentando di migliorare ulteriormente la nitidezza delle immagini che scorgeva.
Nulla.
Solo una grande fitta alla base della spalla, al torace ed alla schiena.
Credette di svenire dal dolore.
Un calore intenso, come se un milione di spilli gli perforassero la carne.
Ignominioso.
Indecoroso.
Indicibile!
Dalla sua gola, quasi come un riflesso incondizionato, fuoriuscirono una serie di suoni gutturali, forzati.
Un rantolìo di dolore, un sommesso “Mmmmmh”, con annessa e connessa una fitta alla gola, riarsa dalla sete.
Dal lato del giaciglio su cui riposava le sue stanche membra, il Vichingo udì un suono che, subito, gli sembrò il miagolare di un micio.
Poi, fulmineamente, un’ombra gli si parò dinnanzi, la testa sopra la sua.
Il guerriero, nonostante avesse vissuto tutta la ita nell’attesa della Triste Mietitrice, non era, in cuor suo, contento di vederla in quel frangente.
Ancora qualche annetto lo avrebbe vissuto volentieri, senza dubbio!
Ma la vista si faceva più acuta, a a mano a mano che l’idratazione degli occhi aumentava.
Ed anche l’udito migliorava, a a mano a mano che il suo stanco corpo, riprendeva la propria attività di veglia.
Lui, il tronfio e coraggioso vichingo, si stava concentrando.
Voleva capire che diavolo stava succedendo…
Che cosa gli era capitato?
Dove era finito?
Poi, lentamente, riaffiorò nella sua memoria, il ricordo, l’ultimo, che possedeva.
“Lui era sulla nave, sull’imbarcadero che lo stava riportando a casa! Ah, già! Era stato ferito molto gravemente durante l’attacco alla città costiera…giusto, giusto! Era estate e lui era partito alla volta di lidi stranieri per razziare e compiacere gli Dei!
Sì, sì!
Ora ricordava tutto!
Ma allora… lui ricordava di essersi comportato degnamente…
ricordava di essere stato ferito mentre stava vibrando il colpo mortale ad un nemico…
E quindi…
Come mai gli Dei non gli avevano donato una morte Onorevole, sul campo di battaglia?
Come mai, Odino in persona, oppure Thro il Grande, non erano giunti a cogliere la sua anima immortale nel momento del distacco dal suo corpo Mortale, onde condurla nel Walhalla?
Perché dargli giorni, mesi, o forse una vita d’agonia da storpio?”
Okir, mentre meditava su quell’infausto destino, intravvede un volto bellissimo, angelico, cambiargli i bendaggi e le fasciature.
Percepì la mano di lei, ferma e dolce allo stesso tempo.
Il tocco soave di Frejia, la Dea Guerriera, decisa, dolce e vendicativa, che avrebbe dato la vita per i suoi figli!
Okir strabuzzò gli occhi, nel tentativo di inquadrare la ragazza che si stava prendendo cura di lui.
Prima di ripiombare nel sonno, percepì un sussurro, uno solo.