Numero 11/2019
13 Marzo 2019
Beer & Art
Che cosa è l’arte? Su di Lei è stato scritto tanto.
I pensieri si possono esprimere spesso in poche parole.
Mi piace ricordare una frase di Paul Klee pittore astrattista:
“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”.
Perchè questa premessa? Perché stiamo per parlare di voglia di comunicare emozioni.
Quella voglia che hanno avuto BEER Street, Bifor e KGB, alcuni locali del forlivese, di offrire ad artisti l’opportunità di esporre le loro creazioni o a scrittori itineranti di presentare e raccontare il loro libro mentre si sorseggia comodamente una birra artigianale.
Possiamo finalmente asserire che i nuovi Pub sono luoghi dove cultura e arte vengono promosse in tutte le loro forme.
Uno dei principali obiettivi, per continuare su questa strada, credo sia quello di creare nel tempo una solida rete di contatti e relazioni tra diverse realtà in modo che possano contaminarsi offrendo “Mondiversi” di espressione.
Per fare alcuni esempi il Bifor ha promosso le fotografie di Julia Upali, al KGB le ceramiche di Luca Freschi e il libro di Alessandro Casalini, infine recentemente al Beer Street le opere fotografiche di Stefano Tedioli.
E’ proprio di quest’ultimo artista che voglio scoprire di più, così ho chiesto a chi è stato coinvolto nell’organizzazione dell’iniziativa, nello specifico Roberto Brunelli (critico d’arte, scrittore e curatore di mostre) di parlarci di lui e fargli qualche domanda per me.
Dai Roberto ora a te la parola…
Lavori con i giocattoli e hai pubblicato diversi libri per l’infanzia, ti rivolgi esclusivamente ai più piccoli?
No, anzi, i bambini sono stati un piacevole incontro, ma tutto è nato con l’intenzione di rivolgersi agli adulti. Ho scelto come linguaggio i giocattoli e questo può trarre in inganno, ma esistono giocattoli di ogni tipo, persino violenti o erotici, e sebbene questo apra possibili valutazioni di opportunità da un lato, dall’altro mi offre la possibilità di rappresentare ogni tipo di situazione. Ciò non toglie che i miei fans più entusiasti siano i bambini perché amano e conoscono a fondo i miei soggetti, così capita che gli adulti mi propongano di fare mostre rivolte ai più piccoli. In quei casi mi autocensuro parzialmente oppure propongo lavori alternativi, in particolare mi riferisco alle collaborazioni con Roberto Papetti e Arianna Sedioli, persone con l’esperienza e la preparazione necessarie per operare correttamente in quel campo.
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Parli del giocattolo moderno come se fosse pericoloso o diseducativo.
Non esattamente, o per lo meno, non è sempre così, per fortuna esistono giocattoli moderni bellissimi.
Se però pensiamo alla fantasia e alla manualità è difficile battere un giocattolo di tradizione, magari autocostruito.
Ormai da anni produci anche video in stop motion, un’evoluzione della semplice fotografia?
In un certo senso sì. Fare video è molto divertente, ma anche più difficile e faticoso. Con la tecnica della stop motion servono migliaia di fotografie per ottenere pochi minuti di video, inoltre occorre una maggiore progettualità: col singolo scatto ti puoi affidare all’istinto o persino alla fortuna, mentre un filmato, anche se breve, ha bisogno di una regia.
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Ti trovi a tuo agio nel mondo dell’arte, spesso definito come un mercato?
Intanto devo premettere di essere fuori dal mercato ad alto livello, e questo mi tutela mio malgrado. Dico mio malgrado perché non mi ha mai convinto il luogo comune secondo il quale per avere successo tu debba essere un venduto; penso che si venda chi si vuole vendere, famoso o sconosciuto che sia. Allo stesso modo esistono galleristi filibustieri, ma ve ne sono altri che lavorano con passione e serietà; insomma, non credo che l’ambiente artistico sia meglio o peggio degli altri.
Recentemente il manifesto del film: “La forma dell’acqua” (Premio Oscar e Leone d’oro) mi ha ricordato “A kiss is just a kiss”, una tua opera realizzata dieci anni prima. Hai pensato gli autori possano essersi imbattuti in quella tua serie di lavori datati 2008?
Mi ha ricordato la mia foto, questo certamente sì, mi sono anche divertito a fare un fotomontaggio con la mia immagine al posto dell’originale per farci una risata con gli amici su facebook, ma oltre questo no. Le idee sono nell’aria e si respirano, anche senza volere. Mi ha fatto anzi piacere, perché se una produzione milionaria ha scelto come immagine di punta qualcosa di molto simile a un mio lavoro, allora il mio lavoro forse vale qualcosa.
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Una delle tue foto che più mi ha colpito è “Tempi moderni”, non so bene se faccia ridere o piangere: tu cosa volevi provocare?
Faccio un pò di fatica a parlare del mio lavoro in questi termini, in genere non pianifico cosa “provocare” e quando posso evito di illustrare intenti spesso inesistenti.
Ciò non toglie che anch’io, come chiunque, vedo qualcosa nelle mie foto; per esempio l’immagine in questione mi fa pensare ai problemi climatici e a come siamo patetici quando crediamo che la tecnologia possa risolvere tutto; ma queste mie interpretazioni nascono quasi sempre a posteriori, non durante l’esecuzione.
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Quando ti hanno proposto di esporre le tue opere fotografiche in un Pub cos’hai pensato?
Di certo non mi sono scandalizzato, non ho fatto grosse differenze fra una galleria figa e il bar sotto casa.
L’importante è che ci sia un interesse sincero per quello che faccio.
Mi è capitato di essere trattato come uno che doveva ringraziare per arredare gratis un locale e quello mi ha dato ovviamente fastidio, ma non è questo il caso.
I ragazzi che me lo hanno proposto amano quello che fanno e questa cosa mi piace, è una garanzia anche per me e mi perdoneranno se non berrò birra perchè sono astemio.
Ho poco da aggiungere… come ha detto Stefano i ragazzi che amano il proprio lavoro e, in questo caso, la Birra Artigianale “sono una garanzia”.
Ringrazio ancora Roberto Brunelli e vi invito a seguirlo su www.brunelliroberto.it