Numero 22/2019
30 Maggio 2019
Intervista a Daniele Iuppariello, una delle tante voci autorevoli dell’homebrewing italiano!
Un paio di mesi fa, facendo zapping sul mio smartphone alla ricerca di qualche novità sul mondo homebrewing, in uno dei gruppi WA in cui sono iscritto, ho trovato un link che puntava ad un programma il cui titolo verrà svelato all’interno di questa intervista.
Premuto il play del lettore, mentre sono alla guida della mia auto, “the voice” (che non è Frank Sinatra) inizia a farmi compagnia parlando di birra. Interessante! Anche perché il modo di trattare gli argomenti non è accademico, pesante, tecnico, da dottrina estrema. Bensì, semplice, chiaro e divertente. Andiamo quindi a scoprire chi è…
Chi è Daniele Luppariello o (i maiuscola) Iuppariello?” Innanzitutto, fammi fare la solita precisazione. Anche se trovo l’errore molto poetico, il mio cognome è Iuppariello, e non Luppariello. In buona sostanza la prima lettera del mio cognome è una i (come ibu) e non l (come luppolo). Ma si tratta di un errore molto comune: Ho addirittura un canale Telegram di amici in cui condivido le storpiature del mio cognome con diversi post settimanali. Ogni volta che devo ricevere un pacco per esempio, devo passare ore con i corrieri a spiegare che si tratta di una i e non di una elle. Come si potrà intuire dal mio cognome devo le mie origini a genitori al 100% napoletani, anche se il mio accento di sicuro non è quello. Sono cresciuto infatti in provincia di Roma. Risiedo a Bologna dove a 25 anni mi sono trasferito per amore e per lavoro (sono un programmatore informatico). Sto per compiere 40 anni per la prima volta.
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Come è nata la passione per fare la birra in casa? Sono sempre stato un grande appassionato di birre, anche se poi alla fine non ero tutto sto gran conoscitore. Ho scoperto l’homebrewing più o meno come tutti: per caso. La materia ha sempre cercato di tagliarmi la strada della vita per farsi, in qualche modo, notare, ma io, che son tanto sordo quanto “gnucco”, non avevo capito bene i segnali. Poi, il mio maestro di yoga mi fece assaggiare una sua bitter fatta in casa con metodo All Grain. Dopo una settimana, avevo fermentatori in casa ed ero già pronto per fare la mia prima birra in kit: una Lager ad alta fermentazione della Cooper fatta in cantina di casa alla bell’e meglio. Una schifezza inaudita.
Se anche tue sei un evangelista della birra, immagino che l’avrai battezzata…vero? Ricordo ancora che la chiamai “ABBA 2014”. L’idea era di omaggiare tutti i gruppi o artisti musicali che in qualche modo mi hanno appassionato, seguendo l’ordine alfabetico e l’anno di produzione, con l’intenzione di arrivare presto a Frank Zappa 20 qualcosa. Ma la scimmia era già salita. Piuttosto che provare con un secondo kit ho venduto basso elettrico ed amplificatore, vecchio hobby. Ho preso il Bertinotti-Faraggi più le prime attrezzature per fare birra All Grain in BIAB.
Quindi fai parte della scuola “fast and furious ma con cognizione”? Si. Dopo 4-5 mesi di studio puro ho fatto la mia prima cotta All Grain: Una Weiss. Così nacque l’Officina Briù – la birra ad 8 bit (www.briubeer.com), il mio sito internet dove tutt’ora scrivo tutte le sciocchezze che succedono nella mia cantina. Come tutte le grandi passioni, le cose sono degenerate in fretta: nel giro di poco mi sono sommerso di tantissima roba tra libri specialistici, iscrizione a gruppi, corsi di degustazione e acquisti compulsivi… ormai ho smesso di pensare al tempo che passo pensando all’homebrewing.
Quali sono i tuoi cavalli di battaglia? I miei cavalli di battaglia brassicoli sono pochi, ma sono molte le birre di cui conservo piacevolissimi ricordi, sia per il risultato che per la storia che le hanno accompagnate. Di sicuro sono molto orgoglioso della mia IGA, la “Briù SQL”, una Bohemian pilsner con aggiunta di mosto di uva di Gattinara, che ogni anno un caro amico mi spedisce. Adoro la “Briù Dot Net” e la “TURBO Briù”, che sono rispettivamente una birra di ispirazione tedesca che faccio ogni anno verso la fine dell’estate e ogni volta diversa, e una Rye stout. Le preparo sempre per berle in occasione dei compleanni dei miei 2 figli.
Dai nomi che hai dato alle tue creazioni, noto che siamo passati dalla musica all’informatica. Sarà mica colpa del fatto che hai venduto il basso? Non volevo dirlo, ma ormai mi hai costretto: io sono un nerd. Ma non un nerd tipo quelli che vanno di moda adesso, che detto tra noi, cuccano alla grande. Io sono l’esatto opposto.
Hai presente il classico ragazzetto sfigato con la testa perennemente tra le nuvole? Ecco.
Faccio il programmatore per vivere, cercando quindi di avere sempre una mente analitica, pronta alla gestione dell’errore (trovo molte similitudini tra la mia professione e l’hobby della birra fatta in casa). La programmazione mi ha sempre affascinato sin da bambino. Sono anche un grande amante della “pixel art”, passione sviluppata da bambino, quando ho avuto la fortuna di avere in casa un Commodore 64, comprato usato da amici di famiglia. Mentre i miei amici giocavano a Double Dragon, Shinobi, o altri giochi simili, io scrivevo già i miei primi listati di codice e facevo disegnini al computer. Giusto per farti capire il livello di nerdismo: il mio primo codice è stato un programmino per disegnare sul monitor un triangolo rettangolo applicando il teorema di Pitagora partendo dalla lunghezza dei cateti. Avevo 8 anni e avevo scoperto il BASIC. Indovina un po’ come ho battezzato la Weiss, la prima All Grain di cui parlavo poco fa? “Briù BASIC”… per l’appunto.
Quale è l’attrezzatura che utilizzi quando vesti i panni del domozimurgo? Non sono un gran fan dei cambiamenti di impianto. Dico questa cosa più per autoconvincimento che per altro: ma da quando faccio birra in casa ho comprato due pentole e basta. Da circa 3 anni faccio birra in BIAP, con uno di quei sistemi AIO da 30 litri: è una pentola scassatissima comprata usata per due lire, con cui nel tempo ho instaurato un vero rapporto di amore ed odio. Uso termometro a gabbia, ricircolo con una pompetta scarsa, faccio sparge con la palettina di plastica, raffreddo con la serpentina. Tutto materiale che mi porto ancora dietro dalla prima cotta. Penso sempre a quanto sarebbe fico modificare l’impianto in questo o quest’altro modo. Ma poi mi ricordo che non ho mai tempo materiale da dedicare all’hobby.
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Sogni nel cassetto ne hai o sei tutto casa, informatica e birra? Aprire un birrificio tutto mio. Scherzo! Non ci penso proprio: ormai non ho più l’età per rischiare tutto ed inseguire i sogni. Per un periodo stavo quasi seriamente pensando a trasformare l’hobby in un lavoro, ma non con il solito “birrificio”: senza nulla togliere a chi fa questa scelta, io volevo fare qualcosa di “diverso”, ovvero continuare a stare dalla parte dell’homebrewing. Avevo studiato un locale per permettere a chi non aveva possibilità di avere un impianto suo di “noleggiarlo” presso il mio fantomatico locale e di portarsi poi a casa la propria birra. Chissà…magari tra 40 anni lo faccio. Per il momento mi affascina molto sapere che molti mi considerano una delle tante voci “autorevoli” dell’homebrewing italiano, anche se l’idea di essere messo sullo stesso piano di persone del calibro di Erne, Antonelli, Cantoni, De Feo e altri… mi mette un bel pò soggezione. Mi piacerebbe inoltre provare la strada per diventare giudice BJCP, ma è un percorso su cui ancora sto ragionando, ma conoscendomi… si sa già come andrà a finire.
Ovvero? Ce lo fai sapere o andremo a letto con questo dubbio amletico? Non sono autorizzato a rispondere a questa domanda. Scherzo! In realtà ancora non lo so. Mi stuzzica molto l’idea, e vale sicuramente la pena fare un tentativo. Devo solo trovare il tempo per studiare. Intanto mi sono portato avanti e ho già caricato sul kindle tutto il materiale reperibile su bjcp.org per tentare l’esame. Nella speranza di trovare un po’ di tempo per lo studio durante l’estate.
Progetti? I progetti che seguo sono diversi: Ho accennato al blog in cui cerco di pubblicare, oltre le mie esperienze anche quello che penso di questo hobby. A me piace scrivere, raccontare storie, e ogni mio articolo parte da un tema ben preciso e subito se ne va per la tangente con incroci, citazioni e parallelismi ai limiti del surreale per poi chiudere con una mia riflessione in merito. Il problema della scrittura, altra mia grande passione, è che spesso sembra di stare sul pulpito e di “istruire la folla”, mentre io sono proprio uno della folla, e non ho i titoli per istruire gli altri, e nell’ambito del blogging c’è già Francesco Antonelli che scrive e divulga l’homebrewing meglio di chiunque altro. Io scrivo per soddisfare il mio ego, poi capita di essere letto ed apprezzato, e questo è molto appagante.
Nel tempo ho stretto una forte amicizia con Giovanni Iovane del canale Youtube Sgabuzen, e per un periodo ci siamo molto divertiti a scrivere insieme i testi dei suoi video. Lui, oltre ad essere un bravo homebrewer, è una persona molto carismatica, generosa e preparata, che ho seguito sin da quando ho cominciato con questo hobby, e sapere che alcuni dei suoi video sono in piccola parte opera mia… è un grande onore. L’anno scorso con altri amici brassicoli, James Bonanni di Homebrewing Experience e Davide Cantoni di Rovidbeer.it abbiamo messo su Homebrewing Experience Academy, un progetto molto innovativo su Discord, una piattaforma social per le multi-conferenze audio, dove si organizzano delle “lezioni” su un tema o un approfondimento riguardante l’homebrewing. Io faccio da moderatore ed intrattenitore tra il pubblico e il relatore che espone la sua lezione, ogni volta diverso.
Sei molto social o di necessità virtù? Tocchi un tasto molto dolente. A me piace essere “social”. Adoro internet e tutto quello che rappresenta soprattutto per quanto riguarda la socializzazione, per l’appunto. Giusto per dirne una, mia moglie ed io ci siamo conosciuti nel lontano 2001 su mIRC, quando non ancora si capiva bene cosa fossero i social network. Frequento assiduamente molti forum e molti canali, non solo su homebrewing ma anche su altre mie passioni. I social per me non sono solo uno svago, ma una componente della mia giornata, un’abitudine, come il caffè la mattina o il pezzetto di cioccolata prima di andare a dormire. Da un po’ di anni però ho perso la voglia di usare i social come un megafono perché ritengo che il taglio che hanno preso oggi sia molto autoreferenziale, poco incline all’autocritica. Esistono ancora le isole felici, come i blog e i podcast, ma anche lì…sono state aperte le gabbie da un bel po’.
Daniele Iuppariello ideatore del simpatico canale “Carbrewing”. Approfondiamo? Approfondiamo. Tra i progetti c’è “CarBrewing – La tua birra fatta in macchina”, il podcast giornaliero su homebrewing e birra fatta in casa. Il progetto nasce quasi per caso, e di fatto non mi sono inventato nulla: con Giovanni Iovane ci scambiavamo messaggi vocali su Whatsapp mentre si era alla guida parlando di homebrewing ed altro. Spesso venivano fuori delle situazioni divertentissime, con gag e tormentoni. Poi inoltravamo i messaggi tra altri amici, fino al punto che il giorno che mancavamo l’appuntamento, ci scrivevano “Beh? oggi niente audio?”. Quello che abbiamo provato a fare è stato organizzare il tutto in qualcosa di più strutturato, così è nato CarBrewing. L’assunto è molto semplice: parlare di homebrewing 5 minuti al giorno mentre si è al volante, pubblicando il tutto come podcast. I modi per ascoltarlo sono diversi:
- itunes – https://podcasts.apple.com/us/podcast/carbrewing/id1416657696
- spotify – – https://open.spotify.com/show/5J4yetyC0crf7I93OGmWxq?si=5TkXsSLXRt2G1aZe85qv-A
- soundcloud – https://soundcloud.com/carbrewing/
e anche google podcast, e altri vari servizi di podcasting. Poi ci sono i canali social, dove poter interagire:
- facebook – https://www.facebook.com/carbrewing/
- twitter – https://twitter.com/carbrewing/
- instagram – https://www.instagram.com/carbrewing/
insomma… carbrewing è più o meno dappertutto.
Intermezzo riflessivo. Chissà come siamo a punti sulla patente…Immagino un verbale:” Il soggetto Daniele Iuppariello con la i maiuscola di IBU e non con la “elle minuscola di luppolo, veniva fermato in evidente stato confusionale. Egli infatti era dialogante con dispositivo atto a telefonare, in evidente stato di ebrezza in quanto, sempre il medesimo, parlava di birra con non ben noto interlocutore, posto all’altro capo del dispositivo sopra descritto.” A parte gli scherzi come gestiste questo processo? E’ tutto più semplice di quello che si pensa: di fatto il mio “studio di registrazione” è composto da un iPhone e il bluetooth della mia Fiat 500L: registro direttamente sul telefono che è collegato al vivavoce della mia macchina, quindi è tutto in gran sicurezza: ho le mani libere per guidare e posso gesticolare tantissimo, senza pause e senza editing a posteriori. La durata delle puntate è molto variabile: dai 5 ai 10 minuti. Puntate più lunghe non hanno senso, secondo me: CarBrewing deve essere una pillola in grado di suscitare curiosità sugli argomenti ed eventualmente approfondire. Le tematiche, purtroppo, non seguono un filo logico: scelgo i temi in base a quello che può essere un evento, una panoramica su una tecnica brassicola, la voglia di condividere un punto di vista, un’esperienza oppure un sentire comune sulle discussioni che nascono sui vari forum on line o nella mia mente. Basta poco per accendere la scintilla per creare una puntata. L’unico imperativo che ho è di parlare sempre di qualcosa che conosco per esperienza diretta o in terza persona, altrimenti si capirebbe subito che sto semplicemente recitando. E questo non mi piace. Poi ci sono gli ascoltatori, la vera forza del progetto: sono tante le mail a cui rispondo e i commenti sulla pagina Facebook o i contatti tramite altri social di persone che parlano il “brassicolese”, la mia stessa lingua. A volte mi chiedono opinioni e consigli su delle tecniche che mi “costringono” a studiare prima di formulare una risposta, da cui poi spesso nasce una puntata. Insomma… il movimento dell’homebrewing in Italia sta facendo passi da gigante e pensare a quanto è cambiato rispetto a 5 anni fa, ovvero quando ho cominciato io, sembra fantascienza. Sono tante le voci autorevoli che stanno nascendo, e in qualche modo io invito tutti a partecipare al mio progetto, proprio perché CarBrewing non deve avere una sola voce, ma mille: ogni settimana ci sono degli “ospiti” che parlano di un argomento a loro scelta ma con modalità concordate. A volte sono io che vado a stuzzicare le persone, come ho fatto con Frank di Brewing Bad che in maniera molto entusiasta ha subito aderito; altre volte arrivano candidature spontanee, come quella di Roberto l’Amerikano e il suo grandissimo carisma genuino. Oppure Andrea di Savona che ha fatto una serie di puntate dedicate ai Kveik, i lieviti norvegesi, e tanti altri. Altre volte mi sono arrivati anche interventi di amici homebrewers che ho preferito non pubblicare perché storie troppo intime per essere in qualche modo condivise in un podcast dal dichiarato tono scanzonato e cialtrone. In qualche modo cerco di stare dietro tutta la baracca, e non ti nego che nel tempo è diventato un po’ difficile gestire il tutto. Ma anche qui ci sono delle persone che credono fortemente nel progetto CarBrewing e che mi aiutano, in particolare Moreno…
Moreno? Chi è Moreno? Lanza Lanza, Moreno Lanza con cui nel tempo è nata anche una sincera amicizia. E’ un ospite fisso del podcast, uno dei Soci fondatori dell’Associazione Homebrewers Gorizia. Un homebrewer veramente appassionato e che vorrei presto incontrare e con il quale fare insieme una cotta e una bella bevuta.
Ok, avanti! Nonostante l’argomento sia molto di nicchia, il canale ha la media di circa 200 riproduzioni al giorno, e in questi mesi ho raggiunto circa 50mila riproduzioni totali, per non parlare di contatti ricevuti, donazioni, sia di tipo materiale che monetario e le mille mila dimostrazioni di affetto. Mi rendo conto che in altri contesti, questi numeri sarebbero delle bazzecole: ci sono canali podcast che in un’ora dal lancio della nuova puntata fanno il triplo delle riproduzioni che io ho fatto in un anno. Come se non bastasse, non amo molto l’autopromozione, e so di essere un malato di Homebrewing al punto tale da parlarne anche nei noiosi momenti in mezzo al traffico, ma vedere che tramite passaparola, ogni giorno arrivano ascoltatori nuovi e persone che “sposano” totalmente la causa mi fa sentire meno solo.
Quale è l’obiettivo di questo canale? CarBrewing non ha l’obiettivo di fare “divulgazione”, ma di fare “intrattenimento”, e su questo, lo dico anche con un pò di falsa modestia, credo di essere bravo. Come se non bastasse, mi è capitato di vedere la settimana scorsa su Instagram un homebrewer americano al volante che si riprendeva in un video mentre parlava di come fare dry hopping: sono forse presuntuoso se dico di aver lanciato un format nuovo? Al momento non ho idea di quanto durerà questo “gioco”: Io so solo che CarBrewing non può durare in eterno. Per il momento mi diverto e mi gusto il tutto, almeno fino a giugno 2019, poi si vedrà. Intanto mi diverto, e questo è l’importante.
Il format è sicuramente nuovo. Se non già fatto hai pensato di brevettare il nome con copyright annesso? Non sei la prima persona che me lo chiede. Non lo farei mai, soprattutto perché non ho proprio idea di cosa significhi concretamente un brevetto su un format. Ci tengo a sottolineare che io non sono per niente geloso della mia “creatura”. CarBrewing cerca di essere un progetto corale, per unire persone con esperienze e percorsi diversi ma con la stessa grande passione. Infatti, capita spesso di ascoltare voci diverse dalla mia, perché ogni homebrewer ha qualcosa da raccontare, da insegnare su questo hobby, e io ho sempre voglia di ascoltare qualcuno che parla di homebrewing. Già solo riportare un’esperienza su un lievito, un tipo di malto, uno stile… ecco che subito diventa esperienza collettiva.
Permettimi in fine, di ringraziarti per avermi concesso questo spazio e di salutare tutti gli “amici che mi conoscono”.