Numero 20/2019
16 Maggio 2019
Tutti a Monza da Carrobiolo!
Se dici Monza, la prima cosa che ti viene in mente è la Formula Uno, ma dopo che leggerete quest’intervista lo assocerete anche al birrificio Carrobiolo!!!
A tutti i beerlovers!!!! Se siete nei pressi di Monza non vi fatte scappare questo locale: ragazzi preparatissimi con una vasta gamma di birre che vi stupiranno sia per la qualità dei loro prodotti che per la proposta gastronomica, nonché la positività e la voglia di fare sempre cose nuove (soprattutto birre!).
Ringrazio Matteo Bonfanti e tutto il team di Carrobiolo per il tempo che ci hanno dedicato!
Prima di tutto chi siete e come nasce il vostro progetto?
Siamo il primo birrificio di Monza. Nel 2008 Pietro Fontana apre all’interno delle mura del convento del Carrobiolo il suo primo microbirrificio con una sala cottura da 250 litri e 5 fermentatori da 500 litri. Le prime produzioni sono la O.G.1048 (Brown Ale), la O.G.1056 (Pils) e la O.G.1085 (Tripel) che vengono prodotte ancora oggi.
A Settembre 2014 il birrificio sposta la sua sede in Piazza Indipendenza con un nuovo impianto di produzione e contestualmente apre anche il pub con cucina. Il birrificio di piazza Carrobiolo rimane in funzione fino a dicembre 2016 quando viene tristemente dismesso dopo 8 anni di onorato servizio.
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Oltre a Pietro, in produzione lavorano Andrea, Luca e Matteo. In cucina e in sala ci sono Laura, Zafar, Moustapha, Sojib, Aminta, Efrem, Daniele, Cisco, Alice, Micol e Vincenzo.
Qual è la particolarità del vostro progetto, dove si trova il birrificio e il locale, il contesto, che tipo di servizi offrite, chi sono i vostri clienti?
Il birrificio Carrobiolo si trova a Monza in Piazza Indipendenza 1, a pochi passi dalla stazione ferroviaria. E’ posizionato in un edificio del secolo scorso: un’ala è dedicata alla produzione della birra e l’altra invece al pub con cucina. Presso il pub è possibile assaggiare le nostre birre sia alla spina che in bottiglia oltre che mangiare sia a pranzo che a cena.
L’ultima novità è l’avvio di un piccolo progetto parallelo per la maturazione delle birre in botte. Abbiamo ampliato e riorganizzato la piccola barricaia che avevamo, aggiungendo alcune nuove barriques, tonneaux e un’anfora.
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Quale sono le vostre birre, gli stili?
Siamo piuttosto eclettici! Abbiamo in linea birre a bassa fermentazione di ispirazione mitteleuropea (Keller, Pils, Black Hallertau Lager, Nerone Rauchbier), altre che richiamano l’Inghilterra (Brown Ale, Stanislao Barley Wine), birre con cereali diversi dall’orzo (Weisse al farro, la Senatrice che è una Blanche con il grano duro Senatore Cappelli e la nuovissima Wheat not?, una lager con frumento crudo Perciasacchi).
La Tripel e la Saison hanno chiaramente un’impronta belga mentre ricordano gli Stati Uniti sia la Apa che la Brut Ipa senza dimenticare l’Amanipa (Double Ipa a bassa fermentazione) e la recentissima NøIpa, una juicy pale ale molto luppolata fermentata con il lievito Kveik.
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Fuori dagli stili canonici ci sono birre come la OG1111, old ale con malti torbati (prodotta una sola volta all’anno a partire dal 2010), la Coffee Brett (imperial Stout con caffè e brettanomyces), la Moscanzati Azzo, la nostra iga con mosto di Moscato di Scanzo.
Inoltre ci piace molto sperimentare, osare e rischiare: abbiamo prodotto birre con pomodori, origano e basilico (ITA – Italian Tomato Ale), usato zenzero e cetrioli (Monza Mule) e aggiunto funghi porcini a una Imperial Stout (PIS – Porcini Imperial Stout).
Quali sono le caratteristiche del vostro attuale impianto di produzione?
Lavoriamo con una sala cottura da 10hl alimentata a vapore composta da due tini (ammostamento/filtro e bollitura/whirlpool). Le automazioni sono ridotte al minimo e riguardano solo la gestione delle rampe di temperatura durante l’ammostamento, mentre tutte le altre operazioni devono essere effettuate manualmente.
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La nostra cantina è composta da 5 fermentatori Unitank da 10hl e 3 da 20hl; tutti i serbatoi possono tenere la pressione e questo ci permette di produrre sia birre carbonate naturalmente nel fermentatore tramite spunding, sia di rifermentare alcune tipologie.
Inoltre abbiamo 10 serbatoi Duotank refrigerati da 10hl che sono collegati direttamente alle spine del pub tramite un tubo di 40 metri che corre sotto il birrificio ed arriva nel nostro locale.
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Per quanto riguarda il confezionamento abbiamo una linea di imbottigliamento che ci permette di produrre fino a 1500 bottiglie/ora. Il nostro formato standard è lo 0,33 ma abbiamo anche una piccola imbottigliatrice manuale per confezionare le nostre birre speciali anche in altri formati (0,375, 0,75 e 1,5 litri).
Per quanto riguarda i fusti invece utilizziamo sia i fusti in acciaio (per i locali vicini a noi) che quelli monouso in plastica per i nostri clienti più distanti dal birrificio.
Dall’inizio di quest’anno abbiamo anche installato un piccolo laboratorio di microbiologia con lo scopo di monitorare il processo di produzione e migliorare la qualità e la costanza delle birre che produciamo.
Quali sono gli aspetti positivi e negativi del vostro progetto?
Uno degli aspetti sicuramente positivo di lavorare in un brewpub è la possibilità di servire al meglio le proprie birre alla clientela, senza alcun intermediario, ottenendo riscontri e critiche in maniera istantanea. Inoltre possiamo lavorare molto sugli abbinamenti cibo e birra che è una cosa che ci diverte molto. Organizziamo abbastanza frequentemente serate di presentazione delle nostre birre: novità, cavalli di battaglia e sperimentazioni. Oltre a ciò facciamo anche eventi divulgativi-culturali senza mai tralasciare l’aspetto divertente del bere birra: degustazioni alla cieca su stili specifici, incontri con amici birrai e le loro birre, abbinamenti delle nostre birre con formaggi, caffè, distillati…
Di aspetti negativi ovviamente non ce ne sono!!!
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Come vedete il mondo della craft beer in Italia?
Il nostro punto di vista sul settore della birra artigianale è influenzato da alcuni fattori: siamo un brewpub, distribuiamo direttamente la birra ai nostri clienti senza intermediari in modo da avere un contatto diretto con i nostri clienti, non produciamo volumi enormi, partecipiamo a pochi festival ed eventi in giro per l’Italia. La nostra prospettiva è molto “Carrobiolocentrica” perché uno dei nostri obiettivi è sviluppare al meglio il nostro pub e far sì che la gente venga da noi a bere la birra, ad assaggiare il nostro cibo, a provare i nostri abbinamenti e a conoscerci e guardarci in faccia.
Dal punto di vista dei consumatori notiamo che una parte del pubblico è sempre alla ricerca di birre inedite, novità ed esperimenti, mentre una parte rimane legata a birre che conosce già. Con il nostro lavoro cerchiamo di accontentare tutti quanti!
Con i colleghi produttori cerchiamo di mantenere viva un’anomalia positiva che ha caratterizzato il settore alla sua nascita e rischia di scomparire: lo scambio di conoscenze, i momenti di condivisione di birre, impressioni e problemi, le situazioni di divertimento…
Già da due anni insieme al birrificio Opperbacco e a decine di altri birrai provenienti da tutta Italia organizziamo una giornata di festa tra colleghi (nel 2018 a Monza, quest’anno a Notaresco e l’anno prossimo di nuovo a Monza) dove ognuno porta le sue birre e il cibo tipico della propria terra e si celebra il nostro lavoro e la voglia di passare una domenica in compagnia.
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Quante è importante secondo voi seguire una filiera di produzione (dal campo alla bottiglia) per un produttore artigianale di birra?
Penso che ognuno debba fare il proprio mestiere, quindi il birraio si deve occupare di fare la birra, i contadini di coltivare il luppolo, i maltatori di lavorare i cereali. Detto questo parlare e conoscere chi ti fornisce le materie prime ti aiuta a capire e a fare meglio il tuo lavoro. Da cinque anni buona parte del nostro luppolo lo acquistiamo direttamente dalla famiglia Bosnar in Slovenia, mentre per i cereali non maltati abbiamo iniziato a lavorare con aziende agricole sia brianzole che siciliane.
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Parlando di cibo e birra come associate questi prodotti?
Ovviamente essendo il nostro un brewpub il connubio cibo-birra per noi è molto importante. I ragazzi che si occupano della produzione e quelli che lavorano in cucina sono in continuo contatto e collaborano per cercare di creare un’integrazione quanto più armoniosa tra i due pilastri dell’azienda: il cibo e la birra.
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L’obiettivo del lavoro di sperimentazione e ricerca è quello di far sì che l’uno esalti l’altra e viceversa.
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Alcuni degli abbinamenti che consigliamo all’interno del nostro menu sono: la Iga Mo’Scanzati Azzo con il tagliere di salumi “Il Porco” (composto da Delizia della Tuscia, Lardo di Patanegra, Capocollo di Martina Franca, Susianella), la Brett Saison con il tagliere di formaggi “La Vacca” (composto da Nostrale Macina, Castelmagno DOP, Bagoss, Stagionato d’Alpeggio del Passo Maniva), la Brown Ale con la Costata di Sashi Finlandese, la Senatrice Cappelli con la Tartare di Tonno, e molto altro che vi invitiamo a venire a scoprire qui da noi.
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Inoltre ci piace anche utilizzare la birra in alcune preparazioni gastronomiche per fondere ancora di più i due mondi. Per esempio usiamo la birra APA nelle cipolle caramellate, la Weisse al farro per insaporire la tartare di salmone, la Keller come base della pastella per il baccalà, ecc…