Numero 51/2019
17 Dicembre 2019
Il Bunker
Una ventina di Soci arrivano in quel di Aurisina (TS), per partecipare numerosi all’ultima delle gite che il Consiglio Direttivo ha programmato per l’anno 2019. Dopo una settimana dall’pubblicazione dell’evento c’era già SOLD OUT.
Non siamo andati a visitare fortificazioni militari difensive, né tanto meno abbiamo partecipato ad un torneo di golf facendo salti per recuperare le palline tra banchi di sabbia. Così come non eravamo ad un congresso storico sulla fazione dell’estrema destra spagnola, attiva nel periodo di transizione verso la democrazia dopo la morte di Franco.
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Eravamo sì in un Bunker, ma trattasi della omonima Birreria nata nel 1999 da una idea del Publican Danijel Lovrecic, per una uscita didattica mirata ad imparare le basi teorico-pratiche sulle tecniche di spinatura e mescita della birra (alla spina e in bottiglia).
Una location molto suggestiva interni da pub irlandese, legno laccato, atmosfera accogliente con staff gentile ed ospitale. Un cortile interno all’aperto molto alla mano.
All’ingresso fa bella mostra il bancone a sette vie, mentre poco più a destra ci sono altre due spine a pompa. Il soffitto è adornato da svariate magliette multicolor che disegnano un cielo con costellato di birra.
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Danijel intrattiene con passione tutti gli ospiti. Si vede che ama il suo lavoro e cerca di seminare la conoscenza. Spiega con parole semplici concetti base, mentre alcuni esempi pratici lasciano sbalorditi gli increduli amanti di questa bevanda. L’importanza dei bicchieri, della loro pulizia, il loro stoccaggio e la temperatura del vetro prima del loro utilizzo. A tal proposito abbiamo potuto apprezzare la differenza di gusto e aroma di una Stout all’interno di bicchieri freddi e caldi.
Inizia la lezione con la spillatura belga-olandese (tecnica dell’high speed) da cui prende forma una HEINEKN da 5% abv. Si passa poi alla spillatura con il classico metodo a pompa per dare vita alla Murphy’s Irish red che è una ottima ambrata da 5% abv. Quindi si parla della spillatura carboazotata affinché la Murphy’s Irish Stout (una scura ad alta fermentazione di 4%) dia il meglio di sé. L’escursus comprende anche la spillatura alla tedesca. Tre 3 colpi in 7 minuti (decisamente non adatta ai frettolosi).
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Dopo oltre un’ora di dottrina tra domande, curiosità ed un clima spensierato, abbiamo visitato il “bunker”. Corridoi stretti si alternano a sale più grandi che sebbene non troppo dispersive, creano una sorta di camera iperbarica in cui sostare ed ammirare l’arredamento in uno stile davvero particolare.
Non si scende in questo bunker. Alcune rampe di scale conducono ad un privè che sembra fatto a misura per l’occasione. Sarà la nostra sala da pranzo in cui potremo degustare le pietanze abbinate alle birre.
La attraversiamo salendo ancora e giungiamo ad un open space. Un enorme tavolo in legno reclama maestoso il suo spazio. Si fa notare con “leonica” bellezza al centro della stanza, fiero e prepotente.
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E’ la “Spirits room”. Qui gli appassionati si ritrovano per partecipare a corsi di degustazione di rhum, whiskey. Le bottiglie bene illuminate, poste in bella mostra creano interessanti effetti caleidoscopici.
E’ il momento di rifocillarsi e si passa al momento conviviale. Dieci tavolini disposti in gruppi da due si pongono ognuno al centro di 4 sgabelli. Ci accomodiamo mentre il montacarichi spalanca le fauci sfornando i piatti che le cuoche hanno preparato.
Mentre Danijel inizia a servirci si prodiga nel descrivere quello che i nostri palati si appresteranno ad assaporare. L’impiattamento nonché il servizio stuzzicano la curiosità dei commensali e il Publican è chiamato a fare gli straordinari. L’atmosfera è familiare. Si ride, si scherza e si fa chiusura mentre l’ora del rientro bussa alla porta.
Note in chiusura
Il termine “publican” identifica il gestore/proprietario di un pub. Ma secondo me non basta avere un locale e qualche birra per diventare un buon publican! Uno dei requisiti imprescindibili, oltre ovviamente alla conoscenza del prodotto e all’estrema competenza in materia (aspetti non banali), è la passione.
Venti anni fa diventare appassionati di birra artigianale era come fare una salto nel vuoto senza paracadute di emergenza. Era un mettere a rischio tutto per amore e passione verso questa bevanda.
Ai giorni nostri è tutto più facile. Quella della birra artigianale è quasi diventata una moda, come quella per la quale almeno un tatuaggio si debba avere.
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Ora si fa la corsa a mescere l’ultimo grido senza magari aver cercato, provato ed amato, criticato birre e stili storici; senza aver mai messo il naso tra le pagine di un libro e sullo specifico argomento, senza avere la competenza di riconoscere una buona birra da una cattiva; senza sapere distinguere uno stile da un altro.
Internet ha contribuito molto velocemente a cambiare le cose. Grazie al web che è alla portata di tutti si possono imparare, conoscere, approfondire diversi temi e ordinare diverse birre; vale sia per l’appassionato tanto quanto per il publican.
Ma per il gestore di un locale, proporre birre senza conoscerle diventa un problema per chi questo mondo lo ama davvero e ha fatto sacrifici investendo soldi, tempo e dedizione per diffondere un minimo di cultura!
Danijel è “Il Publican”. Il virgolettato e il maiuscolo non hanno doppi sensi. Sono voluti per confermare capacità e doti del suo DNA.
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Il vero Publican viaggia, impara, conosce, racconta, cura pub e birre. Sa consigliare, incuriosire, correggere, insegnare, riprendere, valorizzare. Sa ascoltare, lavorare con birre straniere ed italiane. Il publican è anche bevitore, uno che “si sacrifica per il bene della scienza” (cit. Danijel Lovrecic).
Uno i cui occhi brillano quando si trova dietro al bancone.