Numero 06/2020

7 Febbraio 2020

Coronavirus, su Google boom di ricerche… sulla birra

Coronavirus, su Google boom di ricerche… sulla birra

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Avete mai pensato che il Coronavirus potesse avere qualcosa a che fare con la famosa marca di birra Corona? Non stupitevi per questa domanda perchè Google ci dice, attraverso uno strumento che trasforma le ricerche in numeri, che sono molti coloro che lo hanno pensato e interrogato al riguardo il motore di ricerca.

 

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Se infatti qualcuno nelle scorse settimane aveva digitato «beer virus», nessuno aveva mai scritto «beer coronavirus»: questo tipo di richiesta arriva soprattutto da Stati Uniti e Sudamerica (la Corona è prodotta in Messico), ma anche da Francia, Germania, Australia e India. Un’impennata che, guarda caso, parte dalla metà di questo mese per toccare il suo picco il 25 gennaio.

Negli Usa, gli stati dove più si cerca una correlazione tra birra e coronaviris sono Nevada, Arizona e Connecticut. Le autorità americane hanno dovuto sottolineare più volte che la birra in questione non c’entra affatto con la diffusione del virus e che il nome scelto per il virus non ha nulla a che fare con la celebre marca di nettare di luppolo, ma si deve al contrario alla forma del virus stesso che, osservata al microscopio, richiama per forma quella di un copricapo regale.

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Anche internet, quindi, si fa cartina al tornasole di quella che molti già bollano come una psicosi crescente. Riprova della quale, in terra bresciana, è venuta nelle scorse ore dall’immotivato assalto alle mascherine letteralmente andate a ruba anche nelle farmacie della Leonessa.

 

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