Numero 01/2021
6 Gennaio 2021
Birre alla Mirra: una panoramica su rarità legate alla tradizione all’Epifania
Molti di noi appassionati birrofili avranno scherzato con l’assonanza tra la birra e la mirra in questa giornata di Epifania: “oro, incenso e birra… i doni portati dai Re Magi” ed altrettanti si saranno chiesti che cosa sia questa strana regalia, così rara e così importante da essere utilizzata come omaggio ad un bambino divenuto uno dei più importanti personaggi della storia.
Prima di scendere in qualche dettaglio della tradizione e delle origini della mirra, è molto interessante scoprire come esistano alcune Birre alla Mirra, prodotte anche da celebri birrifici artigianali italiani: di certo, anche i birrofili meno affini alle tradizioni cristiane, ora avranno qualche curiosità da soddisfare.
Ma iniziamo dalle domande più basilari sul tema: come si ricava e perché è considerata così preziosa?
Si tratta di una gommaresina aromatica, estratta da un arbusto del genere Commiphora, molto diffuso sulle Rive del Mar Rosso, in Senegal, in Madagascar, in India, in Somalia, in Etiopia, in Sudan e buona parte della penisola arabica. Alla fine dell’estate l’arbusto si copre di fiori e sul tronco compaiono una serie di noduli, dai quali cola la mirra, in piccole gocce gialle, che vengono raccolte una volta seccate.
Risalendo all’etimologia della “Mirra” si scopre subito la sua peculiarità come essenza. Il termine viene, infatti, dal latino murra o myrrha, quest’ultimo a sua volta derivato dal greco, che a sua volta lo ha preso dall’ebraico mor (מור) e che risulta collegato anche l’aramaico murr (ܡܪܝܪܐ) e l’arabo mur (مر). In ogni caso il significato a cui si lega è il termine AMARO.
L’evidenza, quindi, è che la birra fosse conosciuta già in antichità per le proprietà amaricanti, ma gli usi più nobili sono legati ad aspetti sacri e riti funebri. La storia della mirra è sostanzialmente parallela a quella dell’incenso: era già conosciuta nell’antico Egitto, dove costituiva uno dei componenti del kyphi ed era utilizzata nell’imbalsamazione. Nella Bibbia è citato come uno dei principali componenti dell’olio santo per le unzioni, ma anche un profumo.
Nell’antica Grecia la mirra era ampiamente utilizzata, fino a mescolarla con il vino proprio come conciante ed aromatizzante. Nel Vangelo secondo Marco, la mirra è citata mescolata a vino ed offerta a Gesù prima della crocifissione.
Oggi la mirra è utilizzata come componente di prodotti farmaceutici per le forti proprietà disinfettanti e soprattutto in profumeria, in virtù degli elevati costi, ma mantiene sempre le peculiarità di spezia se aggiunta agli alimenti.
Sulla scorta di questa tradizione e della continua voglia di sperimentare, alcuni birrai italiani hanno creato birre artigianali con l’impiego di questa rara e preziosa essenza.
Da Birranova è proposta la Beva, una golden ale da 6.5% di TAV in cui l’essenza è abbinata ad aromatizzazione con zenzero ed arancia. Si tratta di una birra di colore dorato, con schiuma compatta, persistente e di grana fine. Al naso è ricca, fruttata e leggermente speziata. La bocca è piena, elegante, avvolgente, di lunga intensità e piacevolezza, con una buona morbidezza e sapidità.
Il Birrificio Extraomnes in collaborazione con Stillwater propone una siason con mirra dai profumi di incenso, lime e spezie che si esprimono delicatamente. In bocca si alternano l’amaro vegetale del luppolo, verticale e svelto, con quello semantico della mirra, profondo e persistente con la base aromatica e gusto-olfattiva classica di una birra ad alta fermentazione non pastorizzata.
Si rifà alla storia antica di nomadi e di piramidi, la Birra egizia Nora di Baladin. Ricca di spezie e di grano khorasan KAMUT® da agricoltura biologica, è arricchita con luppolo, sciroppo di dattero, mirra, scorza d’arancia e zenzero. In questo caso la mirra impiegata è derivante da una pianta affine alla specie tradizionale, ma pur sempre ricca di profumi ed aromi tipici. Il suo colore caldo, ambra aranciato, è sovrastato da una schiuma abbondante che sprigiona note di aromi orientali, zenzero e agrumi. L’olfatto è subito di zenzero, agrumi, miele e sprigiona aromi orientali dolcemente equilibrati. L’assaggio è suadente, cremoso, dolcemente equilibrato tra la nota balsamica e la nota agrumata. Piacevolissima la persistenza.
Anche Birra del Borgo si è ispirato alla produzione di una archeobirra, la Etrusca, proponendo l’impiego dell’anfora per la fermentazione e l’impiego di antiche spezie, tra cui la resina di mirra. Il colore ambrato spento ricorda quello dei vini in anfora; al naso emergono sentori di miele e frutta rossa e inedite note minerali, che si accompagnano ad un alcol sostenuto oltre il 9% TAV.
Per chi volesse “sbirciare” fuori dai confini nazionali ecco altre referenze da degustare: la Saisonissima di Sundbytunet brassata in Norvegia dalla collaborazione tra Teo Musso e Frank Werme, la Carakale Spiritus Sanctus di Freigeist e la Wicked Weed Comet di Wicked Weed Brewing, una Christmas ales in edizione limitata.