Numero 03/2021
23 Gennaio 2021
Stefano Buiatti ricostruisce la vera storia del baffone della Birra Moretti
Leggenda e verità sul “Baffone della Moretti”. Tutti, o quasi, conoscono il racconto secondo la quale Lao Menazzi Moretti avrebbe immortalato la figura del “Baffone”, simbolo della casa produttrice udinese, all’esterno della trattoria Boschetti di Tricesimo. Stefano Buiatti, docente di Tecnologia della Birra all’Università di Udine non è stato sensibile all’adagio che recita “perché rovinare una bella storia con la verità?” e ha fatto luce sulla vicenda. Il racconto a “Vita nei campi”, rubrica radiofonica domenicale della TgrRaiFVG.
Il racconto
La birra Moretti è associata all’immagine del noto “Baffone” intento a bere un boccale di birra, immagine nota ormai a livello non soltanto nazionale ma icona pubblicitaria riconoscibile a livello internazionale. Ma chi era questo signore dai grandi baffi? È realmente esistito o è solo il frutto della fantasia della cartellonista Segala che lo raffigurò nella famosa pubblicità? E se è realmente esistito, chi era? Cominciamo col dire che di questo signore oggi noi conosciamo (ma anche da ieri se si fosse dato ascolto a chi lo affermava da anni con prove inconfutabili) nome e cognome, nazionalità e luogo di residenza.
Ma partiamo da lontano e quindi da quanto narrato dal commendatore Lao Menazzi Moretti. È il 1940 e la birra Moretti viene già bevuta in tutto il Friuli da oltre 80 anni, quando il commendatore vede il suo “baffone” seduto ad un tavolino nel cortile del Boschetti di Tricesimo. Era il bevitore di birra che cercava, un personaggio genuino, autentico. Il comm. Moretti gli chiede il permesso di fotografarlo e cosa voleva in cambio. Racconta che l’uomo rispose “Ch’al mi dedi di bevi, mi baste” (“Mi dia da bere, mi basta”). Vennero scattate le foto che, dopo la guerra, furono consegnate alla cartellonista Segala che ne ricavò il cartellone pubblicitario divenuto sinonimo di birra Moretti. Per quanto affascinante, curiosa e singolare questa narrazione, divenuta leggenda, come tutte le leggende, non ha fondamento di verità. La storia, si sa, è fatta di documenti originali, di testimonianze autentiche scritte, di documenti fotografici e/o video. Ed è proprio di questa ultima fonte storica che dobbiamo parlare. Perché il mitico baffone fu immortalato da una fotografa tedesca, Erika Groth Schmachtenberger, nota negli ambienti fotografici per la sua sensibilità di caratterista e per le sue capacità di fissare sulla pellicola soggetti popolari ed eventi della vita quotidiana.
Nella locanda Stangl a Thurau in Tirolo, non molto distante da Innsbruck, il 2 aprile del 1939, domenica delle Palme, Erika fotografò il signore Romed Schreiner mentre beveva la sua birra. C’è anche un’altra foto che lo ritrae mentre sonnecchia su una panca della medesima locanda probabilmente dopo una abbondante libagione o bevuta, presumibilmente di birra. Ma come è stato possibile arrivare, sia pure faticosamente, alla verità dei fatti? Per spiegarlo dobbiamo introdurre una nuova figura che nulla ha a che vedere direttamente con il mondo della birra, parliamo infatti di un architetto appassionato di fotografia: Ennio Puntin Gognan (1926-2014). L’architetto Gognan era amico della Erika Groth e quindi fin dall’inizio di questa vicenda, che assunse i contorni di una disputa legale, era a conoscenza della verità. E’ il 1956 quando la Groth scende in Italia con il marito per trascorrere le ferie nel nostro paese e passato a Tarvisio il valico di Coccau si imbatte nei cartelloni stradali pubblicitari della Birra Moretti che ritraggono l’immagine disegnata del Sig. Schreiner.
Riconosce subito naturalmente la sua foto anche perché il disegno ne riproduce quasi fedelmente i particolari, compreso quanto si vede sullo sfondo. Sorpresa per questo uso improprio in quanto non autorizzato di una sua opera ne chiede ragione con una lettera alla Birra Moretti. Nell’archivio Puntin Gognan sono presenti copie della corrispondenza intercorsa tra la Groth e la Birreria Moretti dal novembre del 1956 al gennaio del 1957. Sicuramente la più significativa è quella inviata e firmata da Lao Menazzi Moretti il 17/12/1956 nella quale si legge “…(omissis)…Riconosciamo quindi senz’altro fondate le Vs. osservazioni e Vi preghiamo indicarci se siete d’accordo di cedere tutti i Vs. diritti sulla fotografia in discussione, dopodiché ci faremo premura di inviarVi all’indirizzo segnalatoci, la somma da Voi richiesta e cioè L. 37.200”.
La questione è risolta, la Birreria Moretti riconosce che la Erika Groth Schmachtenberger è l’autrice della fotografia. Ma in realtà è risolta solo tra le parti, non per il grande pubblico al quale per decenni verrà ancora raccontata la leggenda del Baffone. Ovviamente questa era una verità scomoda per la Moretti; nel pubblicizzare e proporre sul mercato italiano e locale una birra friulana è evidente che il baffone doveva essere friulano esattamente come la birra nel boccale che è intento a bere. Non sorprende pertanto la posizione dell’azienda udinese che per molti anni ha continuato a sostenere la leggenda del baffone incontrato e fotografato da Lao Menazzi Moretti al Boschetti di Tricesimo. In quanto all’Arch. Puntin Gognan, gli vanno riconosciuti gli sforzi, purtroppo infruttuosi, che con tenacia sostenne, come amico della Groth, per far emergere la verità.
La Groth scomparve nel 1992 e raccontò che con la somma ricevuta dalla Moretti (corrispondenti a meno di 600 euro di oggi!) si comprò una stufa. Grazie ad Antonio Rossetti, presidente dell’Associazione Cervignano Nostra, è stata fatta chiarezza su questa storia in una mostra dedicata al Puntin Gognan nel 2015 e grazie anche a Michele Tomaselli attraverso il suo Blog www.sciando.it.
Dopo la scomparsa della Groth, l’architetto Puntin donò al sindaco di Thaur tutta la documentazione raccolta sulla vicenda. Nel volume “Ennio Puntin Gognan, Architetto e fotografo” dedicato all’architetto Puntin, uscito in occasione della mostra, è presente un’appendice dal titolo “La vera storia del Baffone della Moretti” che con dovizia di particolari svela la verità inconfutabile su questo signore divenuto inconsapevolmente testimonial di una birra. Romed Schreiner, ebbe 13 figli, morì nel 1951 e non si vide mai nella pubblicità della Birra Moretti.