Numero 09/2021
1 Marzo 2021
“Libricette”: raccolte di ricette e storytelling che regalano emozioni, con Paola Uberti
Non è più un segreto che le donne sanno reinventarsi sempre: un esempio è la storia della fondatrice di Libricette, Paola Uberti. Oggi più che mai quando tante donne hanno perso il loro posto di lavoro e altre si trovano sempre in situazione di precariato, la storia di Paola ci incoraggia e ci fa capire che con tanta volontà, fantasia e passione si può ripartire.
Il cibo e le bevande sono sempre stati la passione di Paola, cosi apre un blog, instaura dei rapporti costruttivi con i produttori e altri blogger e grazie al constante lavoro, la passione diventa un’impresa. Paola non si limita a scrivere solo delle ricette ma la sua missione è di diffondere cultura enogastronomica.
Alcune delle sue Libricette sono dedicate interamente alla birra come “Birre pret à manger- Donne in birrificio e in cucina con 25 ricette” creato in collaborazione con l’Associazione “Le Donne della birra”.
Vi invitiamo a conoscere Paola Uberti e se amate la birra e la cucina non perdetevi nessuna uscita di Libricette
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Paola, raccontaci la tua storia: qual è la tua professione e come sei arrivata ad occuparti di cibo e birra nel tuo percorso professionale?
La mia professione nel settore cibo e bevande consiste nel creare progetti di visibilità e comunicazione per le Aziende e le Associazioni, in particolare ricettari elettronici, altri contenuti legati alla cucina e alle ricette e storytelling. Questi progetti hanno un fine commerciale, ma non trascurano il fattore culturale e quello emotivo. Credo che chi lavora in questo campo, con qualsiasi ruolo, abbia una responsabilità didattica e informativa nei confronti del pubblico e dei consumatori e credo anche che senza emozione non possa nascere un buon progetto, soprattutto in relazione a una cosa viva e palpitante come il cibo, ricco di storia, territorialità, umanità, socialità…
Parliamo del tuo progetto Libricette.eu. Come nasce l’idea? Quale è la mission del progetto?
La missione di Libricette è diffondere cultura enogastronomica; il suo core business è creare progetti di comunicazione per le aziende del settore cibo e bevande.
Tutto iniziò nel 2011 quando aprii un blog di cucina per pura passione. Alcuni anni dopo, il settore nel quale operavo come dipendente fu travolto da una grave crisi e io mi trovai di fronte alla necessità di inventarmi un lavoro. Forte delle esperienze che avevo maturato con il mio blog, soprattutto in relazione alle collaborazioni con i produttori, decisi di trasformare la passione in un’impresa.
L’idea nacque da alcuni eBook di cucina creati con altre blogger per un sito che oggi non esiste più. Curavo la grafica e contribuivo con alcune ricette. Era un’attività che mi appassionava moltissimo. Con il tempo maturai l’idea di creare la prima libreria web interamente dedicata a ricettari di cucina che il pubblico potesse scaricare gratuitamente e attraverso i quali potesse conoscere produttori e prodotti.
A distanza di alcuni anni – ho fondato Libricette nel 2016 – questa realtà è cresciuta molto ed oggi vanta prestigiosi Clienti.
Libricette è una mia creatura, ma si avvale della collaborazione di validi blogger che contribuiscono alla creazione dei ricettari come autori indipendenti. Con loro ho un rapporto non solo professionale, ma personale, a dimostrazione del fatto che dove ci sono serietà e rispetto, lavoro e senso di comunità e famiglia possono convivere e arricchirsi l’un l’altro.
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Di recente è uscito il tuo nuovo web libro “Birre pret à manger- Donne in birrificio e in cucina con 25 ricette”. Ci puoi raccontare di più su come è nata quest’idea, come è stato a collaborare con le donne birraie e il tuo rapporto con l’Associazione le Donne della Birra?
Prima di tutto vorrei ringraziare l’Associazione Le Donne della Birra – della quale faccio parte in qualità di appassionata – che ha creduto nel mio lavoro affidandomi la realizzazione di questo ricettario particolare e coinvolgente.
L’idea è nata in piena emergenza Covid da una collaborazione tra me e il Consiglio Direttivo dell’Associazione. Abbiamo deciso di creare un ricettario per aiutare le birraie con un progetto di visibilità e promozione commerciale che portasse la birra oltre che nei bicchieri, anche nei piatti, dimostrandone l’enorme potenziale legato al convivio e alle relazioni umane, proprio quando gesti di amicizia e affetto come incontrarsi, cenare con gli amici e la famiglia, stringersi la mano, abbracciarsi passarono dall’essere consuetudini a oggetto di inevitabili divieti a salvaguardia della salute, implicando le conseguenze emotive, psicologiche ed economiche che tutti conosciamo.
Si tratta di un’opera che, come in una famiglia, accoglie venticinque birraie che aderiscono all’Associazione.
Ciascun birrificio è presentato attraverso uno storytelling “che ci mette il cuore”. Con riferimento alle ricette, ogni birraia ha proposto una birra che alcune autrici che collaborano con me ed io abbiamo utilizzato come ingrediente vero e proprio per preparare i piatti più diversi, concepiti non solo in funzione dei profili organolettici delle birre, ma delle loro tendenze “caratteriali” e delle visioni ispirate dalle storie dei birrifici nelle quali si può leggere di famiglie, amicizie, amori, viaggi, spostamenti, sacrifici – per rendere “sacro” ciò che si fa, mi piace leggere così questa parola – insomma, vita vera, sogni veri, sforzi veri che sono rappresentati in modo perfetto dalla birra, bevanda nella quale io vedo un immenso potenziale narrativo.
Se me lo permetti, vorrei citare le autrici che hanno partecipato al progetto creando una ricetta: Monica Benedetto del blog Una Padella tra di Noi, Silvia De Lucas del blog Silvia Pasticci, Rosa Del Gaudo del blog Il Folletto Panettiere, Fernanda Demuru del blog Il Leccapentole e Le sue Padelle, Anna Giudice e Giovanna Lombardi del blog Cuoche Clandestine e Monica Martino del blog Bionutrichef.
Credo che con questo progetto l’Associazione Le Donne della Birra abbia dimostrato un grande senso di responsabilità e solidarietà nei confronti delle socie birraie. Per me è stato un onore concepire e sviluppare quest’opera, conoscere le birraie – anche se a distanza – assaporare il frutto del loro lavoro, sentire i territori in ogni sorso.
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Tu non ti limiti a scrivere solo le ricette, ma trovi loro sempre una collocazione temporale e dai a ciascuna un’impronta personale. Ci puoi raccontare come nascono e cosa t’ispira nel crearle?
Cerco di entrare in empatia con chi mi affida i suoi preziosi prodotti perché io li racconti e li cucini. Cerco le emozioni e le visioni che ciò che mangiamo e beviamo possono trasmetterci, se sappiamo ascoltarli. Cerco di lasciarli fluire, esprimersi, legarsi a ciò che mi porto dentro, alla mia storia personale, ai miei ricordi, ai miei pensieri, al desiderio e al bisogno che ho di comunicare.
Ci puoi svelare qualche segreto per poter usare al meglio la birra in cucina?
Amarla e rispettarla, prima di tutto.
Riconoscerla come custode di una parte della storia dell’uomo.
Ascoltare cosa ha da raccontare di sé e del prodotto chi lo realizza, apprendere i principi di abbinamento “accademici” per potersi muovere con cognizione di causa, poi lasciarsi andare, farsi coinvolgere da profumi, sapori e aromi che – nel caso della birra così come di ogni altro ingrediente – sanno sempre suggerirci le giuste soluzioni in fatto di tipologia del piatto e di abbinamento con altri ingredienti, anche quando vogliamo rompere gli schemi e osare.
In linea di principio cerco di non manipolarla eccessivamente e di non sovraccaricare i piatti di troppi ingredienti per lasciare alla birra la possibilità di esprimersi al meglio, conferendo alle preparazioni note uniche e irripetibili con un prodotto differente.