Numero 07/2022

14 Febbraio 2022

Gambrinus: il Non Re più amato dal popolo della birra

Gambrinus: il Non Re più amato dal popolo della birra

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Il popolo della birra ha un proprio Re, anche se non è mai menzionato nei libri di storia: si tratta di Gambrinus che, nella leggenda, ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita e sviluppo di questa bevanda.

Si ipotizza che il nome Gambrinus derivi dal latino cambarus (celleraio, addetto alle cantine) o da ganeae birrinus (colui che beve in una taverna) ma anche dal celtico camba, un termine che indicava la pentola dove veniva preparata la birra. Ancora, però, potrebbe derivare da un errore di trascrizione del nome “Gambrivius”, che appare in una incisione di cui parleremo più avanti.

L’idea generalmente accreditata è quella che lega il nome Gambrinus alla figura di Giovanni I di Brabante (1254-1298), Re delle Fiandre (nell’attuale Belgio). Il suo nome, in fiammingo, sarebbe proprio Jan Primus.

 

Altri collegano a questo nome, invece, Giovanni di Borgogna (1371”“1419), noto come Giovanni il senza paura, conte di Borgogna, appunto, Artois e Fiandre, da alcuni ritenuto inventore della birra con malto e luppolo. In particolare, Giovanni di Borgogna, che fu personaggio di spicco nella Guerra dei 100 anni, morì assassinato dalla scorta del Delfino di Francia, in un incontro che, invece, avrebbe dovuto sancire la pace. Per molti questa morte sarebbe un’eco a quella del leggendario Gambrinus, avvenuta in un duello, per mano di un cavaliere francese. Anche in questo caso, infatti, ci sarebbe stato un inganno. Il cavaliere si sarebbe rivolto al suo rivale dicendo: “Che succede? Combattete in due contro di me?”, in modo che lui si distraesse e si guardasse indietro per capire chi ci fosse alle sue spalle; in quel momento gli sarebbe stato inferto il colpo mortale, a tradimento, seguito da queste parole: “So che il vostro secondo io era la birra che dà forza, bevuta da voi prima di affrontare il cimento. Avutane paura, ho dovuto colpirvi alle spalle per avere qualche speranza di sopravvivere”.

Tutto questo, sebbene la scarsità delle prove storiche, sarebbe provato anche da una incisione colorata che si trova su un Libro tedesco del 1543: “Le origini dei primi dodici antichi re e principesse della nazione tedesca”. Questa incisione mostra un certo “Gambrivius, re del Brabante” dalla folta barba rossa e in armatura, vicino ad un covone di grano, con una corona floreale fatta, pare, proprio di infiorescenze di luppolo.

L’umanista Johann Georg Turmair, vissuto in Baviera tra 1400 e 1500, parla di Gambrinus nei suoi “Annales Bajorum” (Annali Bavaresi): in questa versione si tratterebbe del figlio di Marsus, un (ipotetico?) re germanico dell’era precristiana, famoso per la quantità di birra che beveva. Gambrinus sarebbe un re illuminato, fondatore anche del porto fluviale di Amburgo, appassionato consumatore di birra.

Il poeta tedesco Burkart Waldis, invece, nel 1543, introdusse addirittura nel mito la dea egizia della maternità e della fertilità , Iside, che avrebbe insegnato a Gambrinus l’arte della birra.

Ancora, altre fonti daterebbero questo personaggio ai tempi di Carlo Magno, essendo addirittura il birraio alla corte del fondatore del Sacro Romano Impero.

C’è persino una leggenda che vorrebbe il nostro “eroe” capace di bere 117 pinte di birra al giorno!

 

Un’altra storia parlerebbe di un amore non corrisposto e di una lacerante disperazione del nostro protagonista che, alle soglie del suicidio, avrebbe fatto un patto col diavolo per dimenticare l’oggetto del suo desiderio, in cambio della sua anima… come offerta, il Re del Male gli avrebbe dato la ricetta della birra che avrebbe avuto il successo che ben possiamo immaginare, inclusa… la passione della giovane ragazza che, però, il Gambrinus aveva, finalmente, dimenticato, fino al punto di non riconoscerla quando accorse alla sua locanda a bere la birra!

C’è infine un mito che riguarda una sfida. Gambrinus, più o meno nel 1100, sarebbe divenuto capo della corporazione dei birrai di Bruxelles che, per testare la sua forza e la sua determinazione, organizzarono una gara di forza: un barile di birra doveva essere trasportato a braccia per una certa distanza. Gambrinus, furbo e assetato, avrebbe aperto il barile, bevuto tutto il contenuto e trasportato una giara vuota, vincendo la gara e diventando, a tutti gli effetti, il Re della Birra.

Insomma, ci sono tante linee comuni tra tutti i racconti popolari e le leggende, ma quello di Gambrinus è un personaggio, ancora oggi, avvolto nel mistero.

 

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Maria Giulia Ruberto
Info autore

Maria Giulia Ruberto

La mia passione per la birra nasce esattamente due anni fa, quando per la prima volta mi sono cimentata nella spillatura dietro al bancone di un bar. Non so se si possa definire una vera e propria passione, ma so che quando sono lì a “creare” le mie birre, mi sento al posto giusto. Così ho deciso di chiudere in un cassetto i cinque anni investiti nel prendere la laurea in Comunicazione per seguire la mia nuova strada di barista. Da lì è stato un vortice, mi sono trasferita dalla Toscana al Trentino, ho seguito corsi formativi sulle birre e ho deciso di rispolverare la mia passione per la scrittura, chiaramente in ambito birrario. E da qui in poi: avanti a tutta birra!