Numero 26/2022
27 Giugno 2022
La birra artigianale è davvero alla portata di tutti?
E’ inutile nascondersi dietro a un dito.
Qualsiasi appassionato di birra artigianale è partito, agli inizi delle proprie bevute, dagli scaffali del supermercato, incuriosito da qualche birra “più particolare” (a volte sinonimo di artigianale) rispetto alla solita birra industriale.
Per alcuni quella scelta è soltanto l’inizio di uno sfogo, di una passione e ricerca verso l’originalità, la cura nell’utilizzo delle materie prime, il gusto complesso e ricercato.
Per molti altri però, quella scelta è più che altro una breve deviazione, prima di riprendere la frequentatissima via delle classiche birre industriali.
Quali sono i motivi che spingono i consumatori a ritornare sui propri passi? O in molti casi, nemmeno a uscire mai dalla propria “comfort zone”?
In primis, il prezzo.
Possiamo parlare per ore di quali luppoli vengano utilizzati, da dove provengano le materie prime, quali studi e ricerche siano stati fatti per produrre quella specifica birra.
A gran parte dei bevitori medi, queste cose non interessano.
Riprendendo l’esempio appena fatto, di fronte allo scaffale del supermercato, trovare una birra industriale da 66cl ad appena 1€ è una scelta ovvia, se si vuole soltanto acquistare una birra, senza porsi troppe domande.
Diventa una scelta coraggiosa acquistare una birra “craft” o “crafty” da 33cl a più del triplo.
E nel rapporto qualità-prezzo, la scelta tra le due per molti è scontata.
In secondo luogo, come dice un famoso detto, “mai lasciare la strada vecchia per quella nuova”.
E’ difficile per la maggior parte dei consumatori cambiare le proprie abitudini, soprattutto se questi non sono “di nuova generazione”, ma bevitori seriali da prima che il mondo della birra artigianale nascesse.
Se nasci, cresci ed invecchi bevendo in un determinato modo, risulta difficile cambiare abitudine, alla ricerca di qualche brivido diverso e ai molti incomprensibile.
Terza, ma non meno importante, è la presenza pubblicitaria.
Potremmo fare un lungo elenco di spot televisivi, annunci pubblicitari, sponsor sportivi e marketing di vario genere con protagonisti dei marchi di birra industriale.
Per citare Henry Ford “la pubblicità è l’anima del commercio!”.
Se chi acquista viene tartassato costantemente e ovunque con un determinato marchio, è molto probabile che questo lo acquisti, soprattutto se lo trova facilmente, a portata di mano.
E proprio per questo, non è da sottovalutare la difficoltà nel reperire le birre artigianali.
Al supermercato si può trovare qualche birra più ricercata, proveniente dal mondo belga ad esempio, che può aiutare a cambiare strada, ma poco altro (anche se ultimamente alcune catene di supermercati stanno ampliando i proprio orizzonti).
Per ricercare qualcosa di davvero artigianale, c’è bisogno di cambiare fisicamente luogo dove acquistare le birre. Significa recarsi in qualche shop fisico, in qualche pub specializzato oppure ordinarle online.
Uno scalino che per gli appassionati è tutt’altro che faticoso, ma per chi è neofita (o addirittura vergine in materia) può risultare insormontabile.
Come poter quindi infondere la cultura della birra artigianale ed avvicinare i bevitori industriali a questo fantastico mondo?
Non esiste una sola risposta, ma vi lascio con qualche domanda.
La birra artigianale potrà mai avere un prezzo competitivo rispetto al mondo industriale?
E’ soltanto un problema generazionale, quindi in futuro vedremo un cambiamento nel modo di bere delle nuove generazioni?
La birra artigianale potrà mai avere una presenza pubblicitaria competitiva rispetto alla birra industriale?
E per ultima, la birra artigianale è davvero alla portata di tutti?