Numero 35/2022

3 Settembre 2022

Crisi del gas: a rischio la birra

Crisi del gas: a rischio la birra

Condividi, stampa o traduci: X

 

I futures sul gas di riferimento europeo hanno toccato livelli record degli ultimi anni, dopo la notizia che il gasdotto Nord Stream tra Russia e Germania avrebbe chiuso per periodi di manutenzione. Gli investitori sono sempre più preoccupati che Mosca trovi pretesti per limitare le forniture di carburante all’Europa, costringendo i governi della regione a introdurre il razionamento. Questa situazione si ripercuote pesantemente sul settore della birra, fortemente energivora non solo in via diretta per la produzione, ma anche per gli elementi accessori, quali le bottiglie. La Carlsberg, a d esempio, ha annunciato che sarà in grado di far funzionare i suoi 40 birrifici europei con il petrolio dall’inizio di novembre.

Ottenere un numero sufficiente di bottiglie potrebbe essere più complicato. L’industria del vetro europea dipende in larga misura dal gas e dal punto di vista tecnico risulta quello meno flessibile rispetto a modifiche del funzionamento dei forni. In Europa c’è già carenza di bottiglie. Le aziende produttrici di alcolici hanno fatto fatica a rifornirsi a sufficienza già da quando hanno riaperto i locali notturni post lockdown. Alcune aziende poi stanno passando dai contenitori di plastica al vetro per raggiungere i loro obiettivi di packaging sostenibile, per cui la competizione per le bottiglie si sta intensificando. Secondo la European Container Glass Federation, nel 2021 la produzione di vetro è aumentata del 5%, con le vetrerie che cercavano di tenere il passo con la domanda, più del doppio del tasso di crescita medio del settore nell’ultimo decennio. I maggiori distillatori e produttori di birra, come Diageo e Heineken, avranno probabilmente priorità di accesso, essendo i clienti più importanti, ma possono aspettarsi di pagare di più: secondo una delle principali aziende di alcolici, il costo di una bottiglia di uno scotch di qualità decente è passato dai 30 centesimi di un anno fa ai circa 45 centesimi attuali.

Altri incrementi sui costi di produzione deriveranno, invece, anche dall’aumento del costo dei cereali, della trasformazione del malto, anche questa fortemente energivora e dall’incremento delle spese di logistica.

 

Condividi, stampa o traduci: X