Numero 09/2023
2 Marzo 2023
Novità e sensazioni dal BFA!
Ammettiamolo, per molti versi è stato un ritorno. Per me personalmente, dato che non ci andavo dal 2020 – prima per la pandemia, per la gravidanza; e per tutti, visto che Unionbirrai è tornata a Rimini a Beer&Food Attraction con Birra dell’Anno – e con il carico di birrai artigiani e birrifici artigianali espositori che la cosa porta con sé – dopo due anni al Cibus di Parma. Al netto di nostalgie e romanticismi, comunque, l’impressione che nell’aria si percepisse una certa “carica”, un certo “sentore di ripresa” parlando con i birrai, era concreta. Impossibile fare in poche righe un resoconto completo: del resto, si sa, da queste fiere si torna sempre con il rimpianto di non essere riusciti a parlare con tutti, e di non essere riusciti ad assaggiare tutto. Mi limiterò quindi ad alcuni flash.
Partiamo dal birrificio Evoqe, che – come da consuetudine, verrebbe da dire – figurava tra i premiati. Ad attirare la mia attenzione, anche su suggerimento del birraio Mauro, sono state in particolare le due birre al caffè che il birrificio ha portato in fiera; e tra le due la Evoqesour #10 – una coffee sour con caffè Ladhatunda dal Kenya. Al naso spicca la componente sour su toni lattici, con note di chicco di caffè fresco; molto gentile in bocca, con un’acidità non persistente e ben amalgamata al caffè. Fresca e scorrevole, si nota l’attenzione nella costruzione complessiva.
Allo stand di Lzo il birraio Jacopo ha invece portato la mia attenzione sulla Oyster Sout: birra prodotta in quantità limitata per ovvie ragioni, sia per quanto riguarda il procurarsi le ostriche, sia per quanto riguarda il doverle sgusciare tutte a mano. Si percepisce bene l’aroma di mare, che in bocca sembra sparire per lasciare spazio ai tipici toni di caffè e cioccolato; ma che ritorna poi in una lunga e curiosa persistenza salata, che fa il paio con i sapori di cioccolato.
Non poteva mancare una sosta da Opperbacco – anche questo, come di consueto, birrificio avvezzo ai premi: nello specifico per la sour ai frutti di bosco della linea Abruxensis, con lieviti selezionati dall’università di Teramo – tra cui un ceppo di Brettanomyces; e frutta aggiunta dopo la fermentazione, con maturazione in legno. Ben coglibile ma non sovrastante la componente brettata, amalgamata con i profumi di frutta sia all’aroma che al palato; in un interessante il gioco tra le diverse tipologie di acidità. Persistenza discretamente lunga, sui toni della frutta.
Novità per me personalmente è stato il birrificio Renton, di cui ho provato la best bitter Billy Hard – una collaborazione con il birrificio britannico Roosters Brewing Co: un incontro tra la tradizione britannica e l’innovazione americana, dato che la ricetta prevede luppolo Columbus in amaro e Cryo Pop in dip hopping. Interessante il fatto che lo stile di riferimento non viene comunque snaturato e rimane riconoscibile, pur con un tocco di originalità.
Merita poi un accenno la linea realizzata dal Birrone all’interno di un progetto sulla decozione, elaborata dal birraio Simone dal Cortivo dopo un viaggio in Franconia. Si tratta di tre birre, per una degustazione in crescendo: la Czech Keller “12” (in riferimento al grado plato), la Keller Heller Bock “KHE Bock”, e la Rauch “Brauch”. Peculiari aromi tra il miele di castagno, la nocciola e il pane per la prima, mentre il luppolo resta decisamente nelle retrovie; ricca ma scorrevole e assai pulita in bocca, fa poi risaltare solo in un secondo momento il Saaz, per un finale bilanciato tra componente maltata e amaricatura. La seconda gioca sul fatto di mascherare bene i suoi sei gradi alcolici, con note dolci di cereale – tipo pane al miele – piene ma snelle in bocca; sempre sul principio dell’equilibrio anche i luppoli, Hallertau e Milttelfruh. Da notare la schiuma, che ha tenuto perfettamente anche nel bicchiere di plastica. Una Rauch un po’ sui generis infine la terza, nel senso che non c’è da aspettarsi la “classica” Rauch intensa francone: aroma di affumicato molto ma molto discreto, che si tramuta poi in un sapore altrettanto discreto e amalgamato con il resto del cereale; corta la persistenza, tale quasi da andarsene prima del sorso successivo – quasi a concatenare la bevuta, si potrebbe dire.
Una menzione anche per le birre analcoliche, che hanno fatto capolino in fiera: dalla Botanic di Baladin, alla nuova Citrus di Pfefferlechner – analcolica al limone, che fa seguito alla classica e a quella al basilico. Sicuramente un segnale delle tendenze di mercato da tenere d’occhio, già meglio sviluppato in nord Europa, ma ancora ai suoi albori in Italia.