Numero 13/2024

30 Marzo 2024

To Øl

To Øl

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Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Copenhagen/Danimarca
In danese, Two Beers, To Øl vuol dire “due birre”. Si tratta di un’azienda internazionale che produce birra artigianale.
Nel 2005 Tore Gynther e Tobias Emil Jensen si ritrovarono ad avere, come insegnante di fisica e matematica al liceo, nientepopodimeno che Mikkel Borg Bjergsø.
Sotto la guida di Mikkel appunto e insieme ad alcuni altri allievi, cominciarono a praticare l’homebrewing nella cucina messa loro a disposizione dalla direzione scolastica fuori dagli orari accademci, quindi principalmente di notte.
Nello stesso 2005 Mikkel abbandonò la vita accademica per spiccare il volo nel campo brassicolo, diventando cioè Mikkeller. Tore e Tobias invece, che avevano allora solo 16 anni, si decisero a ricalcare le orme dell’ex insegnante nel 2010. Nacque così la To Øl, un’altra birreria zingara, che esordì con la Overall IPA, una collaborazione, inevitabile, con Mikkeller. Mentre la produzione avveniva prevalentemente in Belgio, presso gli impianti della De Proefbrouwerij, la prediletta di Mikkeller.
Nel 2016 fu inaugurato il brewpub BRUS nel quartiere Nørrebro di Copenhagen: bar, negozio, ristorante e birrificio in grado di confezionare la birra in lattina e distribuirla con il marchio To Øl CPH. Seguì l’apertura di un secondo BRUS, in Norvegia, a Oslo. Mentre continuava la collaborazione con Mikkeller e venivano aperti in comproprietà numerosi bar e negozi di birre artigianali in Danimarca, Islanda e isole Faroe.
Intanto, nel 2017, erano arrivati capitali freschi, portati da nuovi soci che avevano rilevato la quota di Jensen uscito dalla società.
Con l’apertura di un vero e proprio birrificio a Svinninge, in Danimarca, dal 2019 cominciò a rendersi sempre più importante l’indipendenza dalla De Proefbrouwerij. E oggi la vasta gamma To Øl annovera più di 400 birre, esportate in oltre 40 paesi di tutto il mondo. Birre di carattere, forti e ricche di sapore.
Da non dimenticare infine le tante collaborazioni, oltre a Mikkeller, con la estone Põhjala, la norvegese Lervig, la scozzese BrewDog.
To Øl Reparationsbajer, american pale ale di colore ambrato tendente al rame e dall’aspetto nebuloso (g.a. 5,8%); una gluten free. È definita “la birra del recupero”, quella birra cioè che consente di affrontare la nuova settimana lavorativa dopo il tour de force etilico del weekend. E i due birrai zingari danesi si vantano di essere riusciti a crearla grazie a studi empirici di qualche anno, con malti pale, Monaco, melanoidin e Caramunich, aggiunta di fiocchi di avena e luppoli Warrior, Amarillo, Centennial e Nelson Sauvin. Fatto sta che per due anni consecutivi (2011 e 2012) la Reparationsbajer ottenne la medaglia d’oro al Beer & Whisky Festival di Stoccolma. Con una media effervescenza, la schiuma ocra sbocca fine, compatta, cremosa, duratura. Freschezza, pulizia ed eleganza presentano un bouquet olfattivo di elevata intensità in cui si esaltano profumi di frutta tropicale, pera, lampone, pompelmo, lime, cedro, erba appena falciata, pino, prezzemolo, dragoncello, biancospino. Il corpo tende al leggero, pur nella sua consistenza oleosa. Nel gusto, una dolce base biscottata consente lo snodarsi a proprio agio di note fruttate ed erbacee: e, fin dal primo sorso, si viene deliziati da un equilibrio, a dir poco, perfetto. Una buona vena amara reca, nel finale, uno stuzziucante piccantino. Il lungo retrolfatto rimane carico di lime, pompelmo, mapo.

To Øl First Frontier IPA, india pale ale di colore arancio pallido e dall’aspetto opalescente (g.a. 7,1%). È la prima birra di una mini serie che ha come tema la “frontiera”. Abbondantemente luppolizzata con gli americani Warrior, Simcoe e Centennial, utilizza anche fiocchi d’avena. La carbonazione è piuttosto alta; la schiuma biancastra, ricca, sottile, compatta, cremosa, di notevole durata. L’olfatto, con eleganza e pulizia, elargisce profumi agrumati, floreali, di frutta tropicale, resina, pino, rosmarino; e, non appena la birra si riscalda, esala qualche dolce sfumatura di pesca e albicocca. Il corpo, medio-leggero, ha una consistenza alquanto oleosa. Nel gusto, si nota subito la scarsità della componente maltata, a tutto vantaggio dell’amarore, che viene a malapena contrastato da uno spunto caramellato e dalla dolcezza dell’alcol, supportati dall’avena. Con il suo secco piccantino, il finale non fa che agevolare le lunghe impressioni amaricanti del retrolfatto.
To Øl Sesson, saison di colore dorato sfumato e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 4.6%). Appartiene alla Session Series, inaugurata nel 2014. Luppolizzata con Citra, Simcoe e Mosaic, utilizza un po’ di destrosio per alleggerire il corpo e accentuare gli altri aromi. Con una vivace effervescenza, la schiuma bianca, ricca, densa e pannosa, ostenta resistenza e allacciatura. Il bouquet olfattivo è un mix organico di profumi, floreali, agrumati, tropicali, con un sottofondo rustico di paglia, acido di frumento, speziato di lievito. Il corpo, decisamente leggero, dispone anche di una spiccata consistenza acquosa. Frutta, malto, agrumi, lievito, spezie, erbe e pino allestiscono, a loro volta, un notevole equilibrio gustativo, con una secchezza che spalanca le porte al finale amaro, pulito e gradevole. Erbe aromatiche e scorza d’agrumi connotano invece le sfuggenti impressioni retrolfattive.
To Øl Fall of Man, imperial porter di colore nero ebano impenetrabile (g.a. 11,4%). Il nome vuol dire ”la caduta dell’uomo”. Utilizza caffè, vaniglia e cacao. La carbonazione è quasi piana; la schiuma moca, ampia, fine, compatta, cremosa, tenace. Caffè liquido e in grani, fruit cake, orzo tostato, cioccolato fondente, malto bruciato, allestiscono un elegante bouquet olfattivo all’insegna dell’alcol; mentre dal sottofondo fanno capolino vaniglia, liquirizia, cenere, quercia. Il corpo pieno si esalta nella sua consistenza cremosa. Tostature, caffè, liquirizia, cioccolato amaro, vengono bilanciati, nel gusto, dal caramello, dalla vaniglia, dalla marmellata di lamponi, dalle prugne secche. Mentre, in prossimità del traguardo, l’acidità del malti scuri e la generosa luppolizzazione hanno il compito di consegnare al finale un palato asciutto, da ripulire del minimo residuo zuccherino. Da parte sua, l’alcol, che si è limitato a un discreto riscaldamento in fase di degustazione, esplode nella lunga persistenza retrolfattiva, a infervorare le già coinvolgenti suggestioni di caffè, liquirizia, tostature.
To Øl Jule Mælk, imperial stout di colore nero profondo impenetrabile (g.a. 15%). Il nome vuol dire “il latte di Natale”. Potente birra natalizia dunque invecchiata in botti di rovere nuove. Non utilizza spezie, ma tanti tipi di malto, diverse varietà di luppolo, lattosio in abbondanza e zucchero di cassonade. La carbonazione è molto bassa; la schiuma marrone, imponente, fine, compatta, cremosa, tenace. Al naso, si mette subito in evidenza la dolcezza della melassa e dello zucchero caramellato; mentre rimane in sottofondo un pur scalpitante sentore aspro di marasca. Il corpo pieno ha una consistenza decisamente oleosa. Nel gusto, il primo a comparire è il caramello, cui tiene dietro un confuso pot-pourri in cui si distinguono a malapena note di malto torrefatto, frutta secca, lattosio, cioccolato, butterscotch, caffè espresso, umami, soia, melassa, liquirizia dolce, prugna e uvetta sotto spirito, anche catrame e, di nuovo, asprezza di marasca. L’alcol, superfluo sottolinearlo, avvolge sia l’olfatto che il palato; ma lo fa con accortezza, addirittura facendosi desiderare in momenti di voluto rilassamento. Nel finale, si mette invece distintamente in mostra l’effetto dell’invecchiamento in botte nuova, con toni legnosi, asciutti e di un amaro erbaceo. E, ciliegina sulla torta, l’ampia ricchezza retrolfattiva, con le sue sensazioni facilmente riconoscibili e ben distinte tra loro: caffè, tostature, frutta scura, tabacco, fumo, cioccolato e… tutto il calore del brandy.

 

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Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.