Numero 42/2024

14 Ottobre 2024

Il giro del mondo in… tante birre: Costa d’Avorio

Il giro del mondo in… tante birre: Costa d’Avorio

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Questa volta il Giro del Mondo in Tante Birre non si è risparmiato, più di 13.000 Km separano la Corea del Sud dalla nostra nuova meta: la Costa d’Avorio.

Paese dell’Africa occidentale affacciato sul Golfo di Guinea. La sua insidiosa morfologia costiera, fatta di profonde lagune, arcipelaghi sabbiosi e promontori rocciosi, ha reso più difficile, addirittura, la tratta degli schiavi tra il Cinquecento e il Seicento.

Il toponimo richiama chiaramente il mercato del prezioso materiale, ricavato dalle zanne e dai denti di elefanti ed ippopotami. Nel Seicento, questa pratica indiscriminata fa estinguere i pachidermi locali, ponendo fine al suo commercio agli inizi del secolo successivo.

Nota di folklore: il 14° anniversario di matrimonio celebra le nozze d’avorio, simbolo di un amore duraturo e stabile.

Intorno al 1890 la Costa d’Avorio viene occupata dalla Francia, diventandone sua colonia fino all’indipendenza del 1960. Tra il 1900 e il 1911, quasi un decimo della popolazione muore a causa della schiavitù imposta per far aumentare l’esportazione di cacao, caffè e olio di palma. Sopravvivono solo 160.000 ivoriani.

All’alba della tanto agognata libertà, la Costa d’Avorio è, nonostante tutto, uno dei paesi più floridi della sfera francofona. Il presidente Félix Houphouët-Boigny è l’artefice, non senza ombre, del cosiddetto “miracolo ivoriano”, venti anni di crescita economica ininterrotta. Maniaco dello sfarzo, sposta la capitale da Abidjan a Yamoussoukro, il suo villaggio natale. L’imponente palazzo presidenziale, viene, addirittura, circondato da un grande lago con decine di coccodrilli.

 

Gli anni ’80 portano, però, il vento della crisi. Recessione, siccità e aumento della criminalità, provocano scioperi e proteste studentesche.

Dopo un golpe militare e una guerra civile tra musulmani del nord e cristiani del sud, avvenuti a cavallo della fine del Novecento, la Costa d’Avorio sembra essere di nuovo una delle realtà economicamente trainanti dell’Africa di lingua francese.

LA STORIA DELLA BIRRA IN COSTA D’AVORIO

Come in altri paesi, anche in Costa d’Avorio, le birre tradizionali sono ancora in auge. La più famosa si chiama “Tchapalo” a base di miglio, simile alla “Dolo” del Burkina Faso (leggi qui).

Consumata dalle comunità del nord come Senoufo, Lobi e Koulango, è preparata dalle donne che ne imparano la tecnica dai “Sandogo” (gruppi di donne sapienti). Si utilizza durante i rituali e come medicamento.

La tradizione non è solo birra, ecco altre bevande:

  • Bandji: vino ottenuto dalla fermentazione della linfa di palma (v. foto seguente). Chiamato “blanco”, è lievemente frizzante e acidulo. La gradazione alcolica, da 4% a 12%, dipende dalla durata della fermentazione.
  • Koutoukou: distillato dei germogli di palma. Vietato nel 1964 per combatterne la produzione clandestina, è nuovamente autorizzato dal 1999.

 

L’avvento delle birre moderne in Costa d’Avorio risale, invece, al periodo coloniale francese. Gruppi industriali europei e africani aiutati dal governo locale danno vita alla prima azienda nel 1949 (“Bracodi” con sede ad Abidjan). Vengono prodotti birra, ghiaccio e bibite gassate. Dopo pochi anni emerge l’attuale leader del mercato brassicolo ivoriano. La “Solibra” diventa protagonista del settore, fa parte di Groupe Castel, e anche di vere e proprie guerre commerciali.

Primo sfidante “Les Brasseries Ivoriennes”, birrificio inaugurato nel 2013 da Eurofind, colosso industriale locale. La sua birra di punta “Number One” riesce a conquistare subito il 28% del mercato! Ma il lancio della “Gold 5.5” è un totale fallimento e l’aumento delle accise non aiuta. La Solibra, invece, azienda storica e con più risorse, risente meno della crescita dei costi. Il colpo di grazia per “Les Brasseries Ivoriennes”, è, infine, la scomparsa del magnate Mustafà Khalil.

Secondo contendente, il peso massimo Heineken che fonda “Brassivoire” nel 2015. A suon di prezzi ribassati, comunicazione aggressiva e sentimenti di appartenenza, lo scontro è ancora aperto. Chi vincerà?

I BIRRIFICI PIU’ IMPORTANTI DELLA COSTA D’AVORIO

Ad oggi tre birrifici si contendono il mercato delle birre in Costa d’Avorio, anzi solo i due di stampo industriale sono realmente in gioco, spartendosi i palati dei consumatori locali.

– Il primo birrificio della Costa d’Avorio: SOLIBRA

Nel 1955 la famiglia francese Dailland fonda l’azienda di bibite gassate e ghiaccio “Soliglace” nella ex capitale Abidjan. Cinque anni dopo, entra a far parte del gruppo belga “Artois”, e si trasforma in “Solibra” (Société de Limonaderies et de Boissons Rafraîchissantes d’Afrique).

Nel 1994 si attua la fusione con un altro grande birrificio ivoriano “Bracodi”, avviato nel 1949, e il tutto viene acquisito dal colosso d’oltralpe “Groupe Castel”. Solibra è il leader assoluto del mercato delle birre in Costa d’Avorio, producendo anche etichette di marchi internazionali come: Guinness, Corona, Budweiser. In gamma anche bibite, bevande energizzanti e analcoliche.

 

 

 

 

BOCK: birra chiara a bassa fermentazione. Una Lager di stampo industriale che vira più sul malto che sui toni del luppolo. Leggera e scorrevole. Gradazione alcolica: 4,8%

SOMBREROS: birra Lager aromatizzata alla tequila. Gradazione alcolica: 5,5%

CHILL: birra Lager con aggiunta di limone che strizza l’occhio al classico Radler tedesco. Gradazione alcolica: 2%

– Il birrificio ivoriano più internazionale: BRASSIVOIRE

Due colossi mondiali come Heineken e CFAO (multinazionale franco-nipponica nei settori farmaceutico, infrastrutture, energia e beni di consumo) sono i fondatori di questa nuova realtà brassicola. È la prima azienda ad essere costruita nella nuova zona industriale a nord di Abidjan. Obiettivo principale: spezzare l’egemonia di Groupe Castel nel Paese. E ciò che ne scaturisce è uno scontro di marketing. Operativa dal 2015, la produzione prevede birre del gruppo olandese ma anche bibite energizzanti (Rhino Energy Malt) e cocktail ready to drink (Imperial Whisky Cola).

 

 

 

IVOIRE: birra chiara a bassa fermentazione. Lager facile e leggera con aggiunta di riso locale. Gradazione alcolica: 4,8%

IVOIRE BLACK: la versione scura della precedente. Una Dark Lager dai toni torrefatti. Gradazione alcolica: 6%

– L’unico birrificio artigianale della Costa d’Avorio: AFRICAN HAND CRAFT BEER

Più che un birrificio, è il laboratorio di un hombrewer! Aperto nel 2014, la sede si trova sull’isola Ile Boulay, nella Laguna Ebrié antistante Abidjan. Per la produzione di queste prime birre artigianali della Costa d’Avorio, Kurtz, proprietario e birraio, sfrutta l’acqua di sorgente proprio dell’isola e l’energia solare. Il suo motto è “From hopes to hops”, cioè “Dalle speranze ai luppoli”. Se vi piace fare la birra in casa, date un’occhiata al sito, troverete alcune ricette con tanto di dosaggi e info tecniche.

 

ANNE BONNY BLONDE: birra chiara ad alta fermentazione declinata in differenti versioni a seconda del frutto aggiunto (mango, limone o ananas). Gradazione alcolica: da 5 a 6%

PIRATES DAUGHTER METISSE: birra ambrata ad alta fermentazione. Una African Pale Ale con aggiunta di zucchero di canna, fruttata e dall’amaro elegante dato dai luppoli. Gradazione alcolica: 6%

LA TORTUE: birra chiara a bassa fermentazione. Una Lager rivisitata fruttata ed agrumata, come è specificato sul sito: non è la Lager del nonno! Gradazione alcolica: 4,5%

 

La Costa d’Avorio rappresenta un punto di riferimento economico per la grande regione sub-sahariana, con un tasso medio di crescita annua del 6%! Roba da far impallidire le economie dei più grandi Paesi al mondo. Chissà se il contesto positivo della Costa d’Avorio stimolerà l’apertura di altri birrifici artigianali e la produzione di nuove birre magari con ingredienti locali?

Alla prossima pinta!

 

Siti internet e pagine social di riferimento:

Le foto delle etichette sono gentilmente concesse dal collezionista Mario Bughetti:

www.facebook.com/mario.bughetti (email: booghy55@gmail.com)

www.solibra.ci

https://brassivoire.ci

www.ileboulaybeer.com

 

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Federica Russo
Info autore

Federica Russo

Sono nata a Genova nel lontano…ma che lontano…nel “vicinissimo” 1976 da una famiglia chiacchierona e rumorosa, ecco perché mi piace parlare, comunicare e condividere.
Chi nasce in una città di mare sa che si porta dentro una curiosità tutta speciale come quella dei marinai e navigatori che tutti i giorni salpano verso nuove mete, terre e avventure. Curiosità che rimane per sempre e che caratterizza ogni aspetto della vita arricchendola giorno per giorno. La famiglia, le passioni, i traguardi, il lavoro vengono così conditi con quel “quid” che rende tutto più sfizioso.
La curiosità infatti mi ha portato a studiare 3 lingue (inglese, spagnolo e francese) per non sentirmi fuori luogo ovunque volessi andare e mi ha fatto laureare in Geografia per avere ben chiara in testa la mappa del mondo ed evitare di perdermi.
La curiosità mi ha fatto lavorare in ambiti molto diversi tra loro: commercio al dettaglio, operatore GIS nel settore dei sistemi informativi territoriali, progettista di impianti di depurazione acque reflue.
La curiosità, infine, è stata anche la spinta che mi ha fatto passare da semplice amante della birra a Sommelier. Ho completato il percorso formativo con la Scuola Italiana Sommelier (S.I.S.) e sono diventata Sommelier Professionale 3° livello. Essere sommelier della birra non lo considero un traguardo ma solo l’inizio di un lungo percorso di formazione, di conoscenza che non finirà mai, infatti ho cominciato lo stesso percorso formativo anche con l’Associazione Italiana Sommelier (A.I.S.), seguo i corsi e le monografie di UB Academy, per non parlare dei libri che “bevo” tutto d’un fiato!!! Alcuni autori della mia libreria: Michael Jackson, Lorenzo “Kuaska” Dabove, Randy Mosher…tanto per citare qualche pilastro.
La possibilità di poter scrivere per il Giornale della Birra mi dà modo di condividere con voi la mia passione birraria attraverso interviste, curiosità, abbinamenti birra-cibo e tanto altro, il tutto impreziosito da un sorriso e da un punto di vista diverso….quello femminile!