Numero 11/2025
11 Marzo 2025
Birra: il convegno di Coldiretti Marche a Frontone

Un quinto della birra artigianale italiana nasce nelle Marche, regione dove si producono circa 500mila quintali di orzo e che da qualche anno si è affacciata al luppolo. Una regione del buon bere non solo per il vino, dunque, ma dove la filiera agricola nel tempo si è arricchita del settore brassicolo. Parliamo di una produzione di circa 100mila ettolitri di birra artigianale l’anno che poggia su 48 realtà tra microbirrifici e brew pub, locali che vendono la birra prodotta in autonomia. Quasi un 46% è un birrificio agricolo (che utilizza oltre la metà di materia prima di coltivazione propria).
Ben al di sopra della media italiana (25%) e non è quindi un caso che Coldiretti e Consorzio Birra Italiana abbiano scelto Frontone per organizzare l’importante seminario dal titolo “Le birre agricole delle Marche” che questa mattina ha fatto il punto anche alla luce delle novità legislative recentemente introdotte. A partire dalla riduzione del 50% delle accise sulla birra per birrifici fino a 10.000 ettolitri, del 30% fino a 30.000 ettolitri e del 20% fino a 60.000 ettolitri.
“Il settore lamentava incertezze. Da parte nostra c’era l’intenzione di rafforzare e rendere ancora più stabile e solido il mondo dei microbirrifici – ha spiegato Mirco Carloni, presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati – e così in Finanziaria abbiamo operato questa riduzione importante sulle accise per i piccoli birrifici. Perché sostenere la birra? Perché è un ottimo esempio di multifunzionalità, l’unica via per salvare l’agricoltura che deve creare connessione tra produzione, trasformazione, distribuzione e commercio. La birra è l’esempio più semplice con cui un produttore di orzo può aumentare il proprio reddito all’interno di una filiera corta. Intervenire sulla fiscalità significa consentire ai produttori di lavorare e di aiutare aziende agricole e aree interne ad avere il giusto reddito”.
Secondo Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche, “la produzione della birra rientra a tutti gli effetti nelle dinamiche del modello agricolo italiano nel quale le produzioni locali sono premiate dai consumatori. Anche nel caso della birra il 68% dei consumatori under 40 preferisce birre prodotte entro 50 chilometri dal punto vendita. Questo permette di generare un valore legato alla produzione e alla commercializzazione e di amplificare il tutto attraverso il turismo rurale, se pensiamo che lo scorso anno oltre 120 birrifici italiani hanno attivato percorsi di degustazione, generando 280 milioni di euro di indotto”.
Una misura, quella di riduzione delle accise, salutata con favore da Coldiretti e Consorzio Birra Italiana, la prima alleanza produttiva tra produttori agricoli, malterie e birrifici indipendenti. “Nasciamo nel 2019 – ha ripercorso il presidente Teo Musso – per favorire un passaggio culturale su questa bevanda che deve essere considerata a tutti gli effetti un frutto della terra e quindi valorizzata al pari degli altri grandi prodotti agricoli italiani”. Il 100% Made in Italy al momento è lontano. Soprattutto se guardiamo al luppolo, la cui produzione è iniziata negli ultimi anni e, al momento, registra nelle Marche appena un paio di ettari, il 3% del totale nazionale.
“Il nostro obiettivo – ha affermato Domenico Bosco, responsabile della filiera della birra nell’Area Economica Coldiretti – è quello di far crescere la filiera perché tra orzo, luppolo, malto e commercializzazione del prodotto finito possiamo fare tanto in termini di valorizzazione della materia prima e, quindi, delle economie regionali”.