Numero 10/2025
8 Marzo 2025
Il mondo della birra sta cambiando e le donne ne sono sempre più protagoniste

Il mondo della birra sta cambiando e le donne ne sono sempre più protagoniste. Maltese.beer, e-commerce specializzato in birre artigianali di qualità, accende i riflettori su questo fenomeno con un’iniziativa dedicata al rapporto tra donne e birra, tra trend di consumo e professioniste del settore. Alla discussione partecipa anche Marta Bozzo, birraia del birrificio artigianale della bergamasca Qubeer, per raccontare sfide e opportunità in un settore tradizionalmente maschile.
In Italia, il numero di donne che apprezzano la birra è in costante aumento. Secondo una ricerca di AssoBirra, il 60% delle italiane beve birra , una percentuale che ci posiziona al primo posto a livello europeo per numero di consumatrici, sebbene il numero di litri pro capite sia il minore. Come dire: le donne del Bel Paese amano la birra in piccole quantità, scegliendola di qualità.
Le abitudini di consumo femminile rivelano una predilezione per birre chiare in piccoli formati (200-330 ml), gustate prevalentemente durante i pasti o in contesti sociali, come una cena con amici o una serata dopo lavoro. Il 70% delle consumatrici, infatti, beve birra solo una volta al mese.
In Europa, l’Italia si distingue non solo per il numero di appassionate, ma anche per la scelta della birra come bevanda alcolica preferita, persino sopra al vino, insieme a Spagna, USA e Germania. E anche i dati interni della piattaforma Maltese.beer confermano il trend : gli acquisti sono quasi equamente ripartiti, con il 45% degli ordini effettuati da donne e il 55% da uomini .
“Su Maltese le donne gradiscono molto il design e la creatività, per questo si indirizzano spesso verso lattine molto creative e colorate che stimolano la curiosità. Per quanto riguarda gli stili, le IPA sono tra le più apprezzate ma anche le analcoliche e le gluten free stanno guadagnando molto terreno nel gradimento femminile. Ultimamente anche i fermentati come le Kombucha zero alcol sono molto apprezzati dalle consumatrici, così come i sidri particolari, anch’essi con una componente creativa e di design delle lattine oltre che naming originali. In questo senso, Maltese.beer è portabandiera delle scelte healthy, con una sezione specifica molto fornita”, commenta Massimiliano Gusmeo, CEO di Maltese .
Le donne hanno da sempre giocato un ruolo fondamentale nella storia della birra , anche se spesso poco riconosciuto. Già nel XII secolo, Hildegard von Bingen intuì le proprietà del luppolo, migliorando il sapore e la conservazione della birra. Nei secoli successivi, figure Madame de Lavoisier, sperimentarono nuove tecniche di fermentazione, contribuendo all’evoluzione del settore. In tempi più recenti, Carol Stoudt è stata una pioniera dell’industria birraria statunitense, fondando la Stoudt’s Brewing Company nel 1987. Kim Jordan, invece, con la New Belgium Brewing Company, ha saputo coniugare imprenditorialità, sostenibilità e inclusività. E poi c’è Sarah Hughes, che ha lasciato il segno con la sua iconica Dark Ruby Mild. Donne diverse per epoca e approccio, ma accomunate dalla passione e dall’impegno nel mondo brassicolo.
Nonostante questi esempi, il mondo della birra è ancora dominato dagli uomini. Secondo il British Beer and Pub Association (BBPA) , solo il 17% delle donne ricopre ruoli dirigenziali nelle aziende brassicole, e appena il 7% arriva a diventare CEO. La scarsa rappresentanza femminile nei reparti di produzione e gestione influirebbe anche sugli stili birrari e sulle strategie di marketing.
Marta Bozzo, birraia del micro-birrificio Qubeer, racconta la sua esperienza diretta nel settore: “Le donne nel mondo della birra artigianale sono ancora poche, sia tra i professionisti che tra i consumatori.Ma qualcosa sta cambiando, anche se lentamente: le donne tendono a preferire la qualità e l’artigianalità, dimostrando una grande attenzione per i dettagli, e queste le rende sia delle ottime professioniste sia delle consumatrici più consapevoli. Spesso si occupano di vendita e marketing nel mondo beverage o gestiscono i locali, mentre nella produzione vera e propria, in laboratorio, siamo pochissime. Il lavoro è fisicamente impegnativo, e questo può scoraggiare, ma la scelta degli ingredienti, il processo di fermentazione, l’equilibrio tra gli elementi che crea ogni volta un prodotto nuovo… è una vera ‘magia che da passione può diventare un mestiere, antico e innovativo al contempo. In futuro, mi piacerebbe creare il mio marchio e riportare in vita la tradizione dei piccoli birrifici di quartiere, come accade ancora oggi in Germania”.