Numero 20/2016
19 Maggio 2016
L’enigma dell’orso nascosto
Il connubio tra la birra e l’orso è sancito da diversi marchi e numerose etichette che rappresentano plantigradi di vario genere. Va da sé che nelle lingue di ceppo germanico c’è molta assonanza tra la parola “orso” e la parola “birra”, nonché col “bar” comune anche a chi vive al di sotto delle Alpi. Al grosso mammifero viene attribuita un’indole scontrosa, sfumatura semantica che appartiene a molti idiomi. Indole che si potrebbe stemperare con qualche pinta.
Infatti, c’è chi sostiene che gli orsi siano golosi di birra, o per lo meno così va in Norvegia, dove una famigliola di plantigradi avrebbe messo a soqquadro una dispensa per dissetarsi con un centinaio di lattine. Sebbene paia una notizia dal forte sapore di bufala, le impronte degli zamponi pelosi varrebbero da prova, a meno che i proprietari di quella casa non siano soliti alzare un po’ troppo il gomito.
Tuttavia, quasi per provare la lucidità di chi ama bere, nello scorso marzo è stato trovato (e acquistato) un curioso boccale tedesco di fine Ottocento. Il bicchiere in tardo stile biedermeier è in vetro soffiato a bocca, con maniglia frontale, può contenere fino a mezzo litro. Proviene da Mömbris, un piccolo comune bavarese e fin qui niente di straordinario.
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Si vede, però, sul prezioso coperchio in porcellana, un’illusione ottica piuttosto enigmatica.
Le figure paiono simili a quelle dei rebus: inserite entro uno spazio ineffabile, metafisico. Al centro, un signore paffuto sembra inciampare in uno strano uccello (quasi un rettile preistorico) e l’imprevisto fa sì che il suo cilindro precipiti a terra. Ai margini vi è un personaggio barbuto che usa un bastone o una sferza di cui si ignora l’uso. Tuttavia la sua espressione pare piuttosto concitata. Pressoché speculari si stagliano la sagoma di una giraffa (!) con un altro quadrupede e di un omino aggrappato a un muro (sta scappando?). Un grosso tronco in primo piano dà vita a un albero parecchio spoglio. Bene, l’illustrazione è misteriosa ma gradevole, decorata su una porcellana dai colori caramellati. Se si solleva il coperchio, si nota nel retro una piccola iscrizione in tedesco che, tradotta, suona così: “Dov’è l’orso?”.
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L’istinto invita a richiudere il coperchio e immaginarsi che i personaggi lo stiano cercando, forse dietro quel muro che poi diventa un’inferriata si nasconde uno zoo. Gli indizi scarseggiano, ma solo per colpa dell’occhio poco allenato.
Infatti, chi sa guardare bene troverà che l’orso è proprio lì, dentro quella misteriosa scena circolare. È ora, quindi, di berci su.