Numero 22/2016
3 Giugno 2016
Reinheitsgebot: cinquecento anni di proibizionismo
Tutti conoscono il Reinheitsgebot come l’editto di purezza promulgato dal conte di Baviera Guglielmo IV il 23 Aprile 1516, forse però a molti non è chiaro che questa normativa non tutelava la birra di qualità, ma era una semplice normativa che imponeva ai birrai del tempo l’utilizzo esclusivo di poche materie prime. Soltanto nel 1918 venne adottato il nome “Editto di purezza”, infatti durante un dibatto al Reichstag un deputato tedesco mentre si discuteva sulla tassazione della birra utilizzò la parola Reinheitsgebot per definire la normativa alimentare del 1516 che fino ad allora era conosciuta con il nome di Surrogatverbot, ovvero legge sul divieto dei succedanei.
La leggenda vuole che Guglielmo IV promulgò questa legge a causa delle numerose carestie che avrebbero colpito la Baviera in quegli anni. Molto probabilmente invece si rese necessaria per calmierare i prezzi dei cereali vista la competizione che si era creata tra i birrai e i panettieri per procurarsi i migliori cereali per la produzione di birra e pane.
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Grazie a questa normativa i birrai erano obbligati a produrre birra utilizzando soltanto orzo, acqua e luppolo. In seguito venne anche stabilito che le birre di frumento potevano essere prodotte e consumate esclusivamente dalle famiglie nobili della Baviera. Soltanto nel 1872 il discendente di Guglielmo IV, Ludwig II, vendette il diritto esclusivo di vendita e produzione delle birre di frumento a Georg Schneider che in quell’anno fondò il birrificio Schneider Weisse.
Il Reinheitsgebot fu adottato anche in Grecia nel XIX secolo, infatti Ottone, primo re di Grecia, aveva origini bavaresi e decise di imporlo anche nel Peloponneso.
Con l’unificazione dell’Impero Tedesco del 1871, la Baviera volle che l’editto di purezza fosse esteso a tutto il territorio in modo da tutelare la propria produzione brassicola. La richiesta venne accolta, anche se molti mastri birrai, soprattutto del nord, si opposero. Questo determinò, purtroppo, l’estinzione di numerosi stili birrari.
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Una sentenza della Corte Europea del 1987 stabilì che il Biersteuergesetz, l’editto di purezza in salsa moderna, era inammissibile in un contesto di libera circolazione delle merci all’interno della Comunità Europea. I birrai tedeschi si adattarono alla sentenza della corte ma continuarono, e continuano tutt’oggi, a rispettare il Reinheitsgebot.
Se questa normativa fosse stata estesa a tutto il mondo brassicolo, stili che hanno fatto la storia di questa bevanda come le blanche, aromatizzate con coriandolo e buccia d’arancia amara, o alcune trappiste che utilizzano un mix di erbe segrete, non esisterebbero. Inoltre il primo, e ad oggi unico, stile italiano, l’ItalianGrape Ale, non potrebbe esistere in quanto prevede l’utilizzo di mosto d’uva.
Alla luce di tutto questo possiamo affermare senza alcun dubbio che utilizzare soltanto acqua, luppolo, orzo e lievitoper produrre birra è soltanto una limitazione all’estro e alla fantasia dei birrai e non una formula per esaltare le qualità del prodotto birra.