Numero 23/2017
5 Giugno 2017
Leggi regionali sulla Birra artigianale: “il caso” Friuli Venezia Giulia
Diverse regioni italiane – dal Veneto, al Piemonte, alla Sardegna – si sono mosse in direzione di una legge regionale sulla birra artigianale: dalle specifiche agevolazioni per i microbirrifici, all’istituzione di un marchio regionale per chi rispetta determinati requisiti, alle iniziative di formazione e promozione, le buone idee non mancano.
Di tutti questi progetti di legge, uno è stato definitivamente approvato dall’aula lo scorso 30 maggio con solo un voto contrario: è quello del Friuli Venezia Giulia, nato per iniziativa dei consiglieri Emiliano Edera (della lista civica Cittadini) ed Enzo Marsilio (Pd). Come si legge nel comunicato stampa diramato, tra i punti fondamentali della legge ci sono “la promozione delle produzioni di qualità attraverso la concessione di incentivi ad hoc su infrastrutture e impianti; l’istituzione di un registro dei birrifici artigianali del Friuli Venezia Giulia, l’avvio di percorsi di formazione e aggiornamento professionale degli operatori di settore”. Tra gli emendamenti approvati in aula, quello che “estende alla birra artigianale l’utilizzo del marchio Agricoltura Qualità Ambiente (AQUA), certificazione di qualità concessa dall’Ersa (Agenzia regionale per lo sviluppo rurale) in presenza di specifici requisiti, tra i quali la tracciabilità totale della filiera e il ridotto raggio di sviluppo della stessa, non superiore ai 90 chilometri. Un’ulteriore modifica interessa la definizione stessa di “birra artigianale del Friuli Venezia Giulia” che potrà essere utilizzata per un ciclo produttivo svolto interamente nel territorio regionale, a eccezione non del solo processo di maltazione, ma anche della produzione del luppolo – modifica ad hoc, ci si permetta di osservare, dato che altrimenti nessun birrificio sarebbe mai potuto rientrare in tali parametri -. Viene inoltre stanziato un finanziamento complessivo di 135mila euro per le finalità previste dalle norme: 45mila euro all’anno per il triennio 2017-2019”.
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Giornale della Birra ha interpellato i due proponenti, ponendo loro alcune domande sulla legge.
Come mai, tra le tante produzioni artigianali in Regione, si è scelto di puntare proprio sulla birra?
Edera: «Insieme a un gruppo di consiglieri abbiamo incontrato alcuni rappresentanti dell’Associazione artigiani birrai del Friuli Venezia Giulia, che ci hanno esposto le loro esigenze. Data la forte crescita del settore, che rappresenta un fiore all’occhiello per la Regione, abbiamo ritenuto opportuno dare un quadro normativo».
Marsilio: «Aggiungo che abbiamo delle punte di eccellenza che hanno ottenuto riconoscimenti anche a livello europeo; e inoltre, se pensiamo al percorso di valorizzazione del vino che è stato fatto con successo, è ora evidente la necessità di un analogo accompagnamento da parte della Regione anche per quello birrario. Penso in particolare alla definizione di una filiera regionale, sia per il luppolo – specie ora che si sta lavorando per superare alcuni limiti normativi a livello europeo – che per l’orzo e la maltazione: un micromaltificio in Regione ci può stare, dando seguito a quelli che sono i progetti già avviati».
Che contributo ha portato la discussione in aula rispetto a quanto già avvenuto in Commissione?
Edera: «La modifica principale consiste nella questione del marchio: si è scelto di puntare su di uno già registrato come AQUA, invece di crearne uno nuovo, per evitare potenziali impugnazioni di un marchio legato al territorio – rispetto alle quali esiste peraltro già una certa giurisprudenza. Lo sforzo è comunque stato quello di coprire tutti i tipi di realtà, pur in assenza di un marchio specifico».
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Qual è il maggior punto di forza, e quale invece la criticità più significativa, di questa legge?
Marsilio: «Il maggior punto di forza è proprio il fatto stesso di aver approvato la legge: siamo la prima Regione in Italia a farlo, e questo significa trasmettere un messaggio molto forte. La maggior criticità è la mancanza, al momento, di una chiara definizione della filiera già nel testo di legge, come avrei invece auspicato. Già diversi enti, in primo luogo l’Ersa, stanno lavorando in questa direzione: penso ad esempio a ciò che già ha fatto e sta facendo per quanto riguarda l’orzo. Ora rimane da incrementare il settore del luppolo. Non sarà un percorso breve, ma aver definito questo quadro di base è comunque un punto di partenza».
Quando prevedete che si potrà andare a regime?
Marsilio: «I regolamenti devono essere operativi entro 180 giorni, per cui contiamo di partire entro la fine dell’anno. Sono comunque già accessibili ai birrifici sia i bandi rivolti alel aziende artigiane che, per gli agribirrifici, quelli ricolte alle aziende agricole: il che va ad aggiungersi alla dotazione economica prevista da questa legge».
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Già, i fondi: in un contesto in cui, quando si parla di denaro pubblico, la coperta è sempre corta, diventano cruciali i criteri con cui questi vengono ripartiti. 45 mila euro l’anno sono sicuramente una buona notizia, ma con oltre 30 birrifici in Regione il rischio di dare finanziamenti a pioggia o comunque in maniera non del tutto efficace è un nodo da tenere presente. Come agirete?
Edera: «Innanzitutto va precisato che si tratta di una cifra iniziale, per dare il via a questa legge, e l’obiettivo è quello di aumentare la dotazione. Per il resto, saranno i regolamenti attuativi a definire in maniera dettagliata i criteri da utilizzare. La cosa che più mi ha fatto piacere è stato che anche i diretti interessati, i birrai, durante le auduzioni hanno espresso soddisfazione: il che mi conforta rispetto al fatto che stiamo andando nella direzione giusta».