16 Marzo 2016
Birre al diserbante: la nostra inchiesta! – Terza parte –
Lo scandalo causato dalla divulgazione dei risultati dello studio condotto dall’Istituto per l’ambiente di Monaco, che ha individuato la presenza di tenori significativi di residui del diserbante glifosato in campioni di birra afferenti a noti marchi tedeschi, si collega ad un più ampio dibattito sull’uso in agricoltura de principio attivo.
La Commissione Europea, infatti, non ha ancora preso una decisione sul rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato, l’erbicida più venduto al mondo dalle multinazionali del settore agricolo. Nonostante quattro anni di studi e 90.000 pagine di documenti, la Commissione nel corso del summit del 7-8 marzo ha rinviato la scelta: uno slittamento dovuto ai dubbi sulla sicurezza per la salute. Ci sono a riguardo pareri discordanti sul rischio di cancerogenicità dell’erbicida: per l’ EFSA (Autorità Ue per la sicurezza alimentare) “è improbabile che sia cancerogeno”; di parere diametralmente opposto è lo IARC (Istituto per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) che considera il prodotto “probabilmente cancerogeno”. Il Comitato permanente europeo per i prodotti fitosanitari, davanti a tale incertezza sulla probabile cancerogenicità del glifosato da parte di due autorità scientifiche così importanti, intende così attendere fino al mese di giugno, quando scadrà l’autorizzazione all’uso tuttora in corso: ha chiesto così agli esperti dei 28 stati UE di inviarle entro il 18 marzo le proposte di modifica che saranno apportate al testo in discussione, che tornerà sul tavolo del prossimo Comitato europeo in programma il 18 e 19 maggio.
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Soluzione questa adottata dal Comitato che ha fatto cantare vittoria i membri della coalizione #StopGlifosato, che raccoglie attorno a sé i governi di Italia, Francia, Svezia e Olanda, ma anche diversi gruppi politici del Parlamento europeo, dai Socialdemocratici ai Verdi, fino a numerosissime Ong, i quali parlano di un primo passo verso la vittoria; “Questo rinvio è un segnale importante – ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, portavoce della coalizione italiana #StopGlifosato – perché molti Stati membri, tra cui l’Italia, hanno deciso di prendere la strada giusta a difesa della salute dei cittadini, dell’ambiente e dell’agricoltura di qualità e di non cedere alle pressioni delle multinazionali”. Un segnale importante anche per tutti quei cittadini e quelle associazioni che si sono impegnate nella battaglia contro questo pericoloso pesticida unendosi in una coalizione che si è da poco allargata a 34 realtà, tra cui il FAI, Legambiente, WWF e Greenpeace. A proposito dei rischi pochi giorni fa, con una nota del 1° marzo, lo IARC ha ribadito che, in base a studi svolti sulla base di “tutte le prove rilevanti disponibili nel pubblico dominio per la revisione scientifica indipendente”, il glifosato è un probabile cancerogeno per gli esseri umani. “Chiediamo ai nostri Ministri competenti, che già hanno espresso il loro parere contrario all’approvazione – ha continuato la Mammuccini – di mantenere ferma la loro posizione e, invece di presentare emendamenti, di lavorare per convincere altri Paesi membri ad assumere la stessa posizione contraria, osservando così il principio di precauzione, salvaguardando la salute dei cittadini, l’ambiente e la ricchezza della nostra agricoltura di qualità, come quella biologica.”
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Il ministro per le Politiche Agricole, Maurizio Martina, quello della Salute, Beatrice Lorenzin, e il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, sono d’accordo sul superamento dell’utilizzo del glifosato. “Ancora prima della discussione europea sul glifosato abbiamo iniziato un lavoro coordinato con le Regioni per incentivare pratiche agronomiche più sostenibili – ha commentato Martina in un’intervista – Nella scelta degli obiettivi prioritari di spesa dei fondi europei, infatti, abbiamo destinato oltre 2 miliardi alla produzione integrata che ci consentirà anche di percorrere la strada dell’azzeramento dell’uso del glifosato entro il 2020”. Sul glifosato l’Italia non ha “nessuna posizione ideologica – aggiunge il ministro – è un prodotto utilizzato in tutta Europa e per questo serve una decisione comune che non penalizzi nessun singolo paese. Noi lavoriamo per un suo superamento. In generale, negli ultimi 10 anni l’uso di pesticidi in italia si è ridotto del 45%. Il segno che i nostri agricoltori hanno già iniziato a fare scelte precise”. Le organizzazioni agricole hanno messo le mani avanti: “In una situazione di forti importazioni low cost – ha detto Coldiretti – è necessario che l’eventuale divieto riguardi coerentemente anche l’ingresso in Italia e nell’Ue di prodotti stranieri con residui di glifosato”. Confagricoltura ha invitato alla prudenza. “Prima di togliere l’autorizzazione ad un erbicida come il glifosato servono certezze scientifiche, altrimenti si crea solo un danno ai produttori e all’ambiente”.