Numero 24/2017
15 Giugno 2017
Black Stuff: l’unico pub italiano presente nel Wall of Fame di Guinness
Ogni tanto, si sa, è buona norma fare pulizia in casa: e poco tempo fa lo ha fatto anche il Guiness Storehouse di Dublino, prima attrazione turistica in Irlanda per numero di visitatori internazionali, situato nel cuore del celebre birrificio fondato da Sir Arthur Guinness nel 1759. Ed è così che, ha raccontato il publican udinese Giovanni Pigani – titolare del pub The Black Stuff, nonché dirigente della Fipe Confcommercio provinciale – è ritornato alla luce un curioso primato, risalente al 1996. In occasione l’adunata degli Alpini, tenutasi quell’anno appunto a Udine, era stata spillata la cifra record di 6000 pinte in 24 ore: record certificato dall’azienda e rimasto negli archivi. Il 19 maggio scorso Pigani – che ha assunto la gestione del pub 13 anni fa, e quindi dopo l’episodio – è stato chiamato dalla Guiness a Dublino per ritirare la targa commemorativa in quanto unico pub italiano presente nel Wall of Fame – il “muro della fama”, sorta di gallleria commemorativa: lo abbiamo incontrato in occasione della conferenza stampa, promossa insieme a Confcommercio per presentare il premio.
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Giovanni, la prima domanda sorge spontanea: come mai 21 anni dopo?
La Guinness stava trasferendo i suoi archivi in un altro locale, e nel farlo ha preso in mano tutti i record passati. Si sono così resi conto che il Black Stuff era l’unico pub italiano presente nel loro Wall of Fame, che raccoglie tutti i record segnati dai locali dove viene venduta la Guinness, ed hanno voluto conferire questo riconoscimento. È stata una gradita sorpresa, della quale dobbiamo ringraziare gli Alpini: a quanto pare, non è vero che bevono soltanto vino…
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Va detto però che all’epoca c’era una gestione diversa: come si pone oggi il vostro lavoro rispetto a quello dei predecessori?
Innanzitutto va un grazie doveroso ai signori Bartolini e Nadalutti, che all’epoca avevano da poco aperto il pub e l’hanno evidentemente lanciato con successo. Purtroppo, dopo il loro ritiro nel 2000, l’attività ha conosciuto un periodo di difficoltà: all’arrivo mio e dei miei collaboratori nel 2004 abbiamo cercato di dare nuovo slancio, e oggi posso dirmi soddisfatto. E non mi riferisco solo alla Guinness stout: siamo ad esempio gli unici nel Triveneto ad avere un’altra birra del gruppo, la irish red ale Smithwick’s, che tradizionalmente non veniva nemmeno esportata.
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Quali sono i progetti per il futuro?
In occasione della visita alla Guinness abbiamo gettato le basi per un allargamento della collaborazione: c’è un importante progetto allo studio, di cui – se andrà in porto – sveleremo i dettagli non appena tutto sarà definito, indicativamente a inizio 2018. In generale, l’impegno è quello di proseguire in un percorso che porti un pezzo d’Irlanda a Udine e Udine in Irlanda.