15 Settembre 2013
Engelszell, l’ultima arrivata in casa Trappista!
Tag: abbazia, benno, birra, birra trappista, Engelszell, gregorius, monaci, trappista
L’Abbazia di Engelszell, immersa in una splendida valle boscosa, si trova in Austria vicino al confine con la Germania, nei pressi della città tedesca di Passau. Le rive del Danubio scorrono poco distanti dall’abbazia. Il nome dell’abbazia significa letteralmente “cella degli angeli”.
Ad oggi è l’ultima abbazia in ordine di tempo a poter fregiare con il marchio “Authentic Product Trappist” le proprie bottiglie di birra, infatti l’autorizzazione risale soltanto al 2012.
La storia di questo monastero ha inizio nel 1293 quando il Vescovo Bernardo di Prambach fondò il primo nucleo dell’odierna abbazia come costola dell’abbazia di Wilhering, anch’essa sita in Austria. Solo nel 1295 venne abitata da monaci cistercensi. L’avvento della Riforma portò questo monastero ad un periodo di declino sia a livello economico, sia spirituale che fu fermato solo grazie all’intervento dell’abbazia madre di Wilhering.
Una veduta dell’Abbazia di Engelszell.
Nel 1786, per decisione dell’Imperatore Giuseppe II, il monastero fu chiuso e i locali dell’abbazia furono destinati ad altri usi.
Fino al XIX secolo i terreni di Engelszell furono di proprietà di un privato che li cedette nel 1925 ad alcuni monaci trappisti che, espulsi dal monastero di Oelenberg in Alsazia, per un breve periodo si erano trasferiti nel monastero di Banz nell’Alta Franconia bavarese. Da quel momento l’abbazia fu abitata da cistercensi della Stretta Osservanza. Nel 1931 il monastero di Engelszell fu elevato al rango di abbazia e il primo priore fu Gregorius Eisvogel. La seconda vita dell’abbazia fu bruscamente interrotta nel 1939 dalla Gestapo, che chiuse la struttura ed arrestò i 73 monaci presenti. Quattro di loro persero la vita in campi di sterminio nazista. Dopo la fine del conflitto mondiale, grazie a 15 monaci tedeschi di un monastero della Bosnia che vi si trasferirono e ai monaci reduci dalla guerra, l’abbazia riprese le sue funzioni religiose.
Oggi l’abbazia è abitata da 9 monaci e gestisce insieme alla Caritas una casa di cura per malati di mente. Da sempre l’abbazia da asilo a rifugiati politici e a profughi di guerra.
Il complesso dell’abbazia, in cui sorgono gli alloggi dei monaci, la casa di cura ed il birrificio.
La chiesa dell’abbazia è stata costruita tra il 1754 e il 1764 in stile rococò e ancora oggi è un’importante attrazione turistica per visitatori provenienti da tutta Europa. Il campanile è alto ben 76 metri, all’interno della chiesa si trovano numerose opere del pittore Bartolomeo Altomonte e degli scultori Joseph Deutschmann e Johann Georg Üblhör. Il soffitto della navata centrale è stato ricostruito in seguito ad un danno e riaffrescato dal Professor Fritz Frölich.
L’abbazia produce due birre: la Gregorius e la Benno. Essendo commercializzate da pochi mesi, ad oggi, non ci sono dati sulle quantità di birra prodotte annualmente.
Gregorius prende il nome dal primo priore che rifondò Engelszell dopo l’editto di Giuseppe II.
La birra Gregorius.
La birra si presenta di un bel colore tonaca di frate con schiuma fine, pannosa e persistente. Il naso offre profumazioni affumicate, di tostato, caramello e frutti rossi. In bocca la birra ha un buon corpo e risulta essere ben equilibrata, la frizzantezza è nella media. All’assaggio, la bocca è invasa da note tostate, ma il leitmotiv di questa bevuta sono i sentori dolci di miele che attenuano l’elevato tenore alcolico (9,7% alc.). Ritengo che l’abbinamento gastronomico adatto a questo prodotto sia con pesce spada o salmone arrosto, oppure con carni bianche.
La birra Benno.
Benno, invece, prende il nome dall’abate Benno Stumpf. La birra presenta TAV pari a 6,7% alc. ed è di un bel colore dorato. Questo prodotto ha sentori fruttati e floreali, è molto più delicata rispetto alla Gregorius; la schiuma è abbondante, di grana fine e molto persistente. In bocca conferma le sensazioni del naso, la bevuta si rivela ancor più piacevole per le particolari note agrumate e per un leggero amaro iniziale. E’ possibile abbinare questa birra a carni d’agnello sottoposte a lunghe cotture come stufati, oppure a canederli dell’Alto Adige con speck.