Numero 35/2016
1 Settembre 2016
Il cuscino del Re: il luppolo tra fame e sonno
Tag: storia
Leggendo un testo di Richard Filmer intitolato “Hops and hop picking” (anche qui, nessuna traduzione italiana in vista, a quanto pare) si scoprono usi alternativi del luppolo. Si sa che anche da noi è usato in cucina, nel libro inglese si scopre che già in epoca romana una salsa di luppolo al burro era prelibata.
Come si fa? Si raccolgono i germogli prima di maggio e si mettono a mollo in una ciotola d’acqua fredda con una manciata di sale. Quindi occorre scolarli e immergerli in una pentola con coperchio fino a quando l’acqua bolle. I germogli, così, ne usciranno teneri e saranno coperti di burro fino a confondersi in una buona salsa.
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E fin qui, la pancia e a posto. Ma si sa che anche il luppolo ha proprietà curative.
Si conoscono gli effetti calmanti e soporiferi del luppolo: c’era chi, respirandolo nell’essiccatoio, al chiuso, svenisse o si addormentasse.
Per questo motivo Re Giorgio III, su consiglio del primo ministro Henry Addington, si era fatto riempire il cuscino di luppolo.
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I giudici, quando andavano in prigione, per proteggersi dall’aria “malsana”, solevano spruzzarsi dell’acqua di luppolo, come primitivo antisettico.
Le foglie, in particolare, erano usate in medicina per alleviare alcune malattie della pelle anche come impiastro, riempiendo una borsa bagnata nell’acqua bollente.
Sempre sulle foglie: se le vacche ne mangiano, aumenterebbero la loro produzione di latte.
Delle trebbie si sa, c’è anche un uso alimentare o possono essere utili come concime per le piante, mentre i bidoni in cui si raccoglievano i coni resinosi erano trasformati in un tessuto grossolano, oppure diventavano una sorta di frangivento per proteggere le colture di luppolo.