22 Gennaio 2014
La movimentata storia di Achel
L’abbazia di San Benedetto o Achelse Kluis, letteralmente rifugio di Achel, si trova sul confine tra Belgio e Olanda a 20 chilometri circa dalla città di Eindhoven nella provincia del Limburgo belga. L’odierno monastero sorge sulle rive del fiume Tongelreep, fatto ricordato anche nello stemma dell’abbazia che recita la frase “super rivos acquar”.
La fondazione del monastero è datata 1846, ma già nel 1648 in queste zone venne creata una cappella per la preghiera. Alla fine della guerra degli ottant’anni con il trattato di Munster nella Repubblica delle Province Unite, all’incirca l’odierna Olanda, fu proibita la celebrazione della Santa Messa con rito Cattolico; quindi alcuni fedeli costruirono una piccola cappella fuori dai territori della neonata repubblica dove potersi riunire per pregare.
L’abbazia di San Benedetto.
La cappella si ampliò grazie anche alla presenza di un gruppo di eremiti olandesi che si erano stabiliti nelle zone vicine, ma nel 1789 vennero scacciati da alcuni rivoluzionari francesi e i terreni furono venduti ad alcuni privati. Il 9 Aprile 1845 questi terreni furono acquistati da un sacerdote grazie all’aiuto economico di alcuni benefattori e il 19 Marzo 1846 i monaci dell’abbazia di Westmalle fondarono una comunità trappista in queste zone. Nel 1871 il monastero venne innalzato al rango di abbazia. I monaci, che fin da subito si erano dedicati alla coltivazione dei terreni circostanti, bonificarono molti dei 95 ettari in loro possesso, in modo da rendere l’abbazia autosufficiente grazie all’agricoltura e all’allevamento del bestiame. Nel corso della sua esistenza l’abbazia di Achel fondò altre comunità monastiche come l’abbazia di Notre Dame de Saint Remy a Rochefort (1887) e Notre Dame de l’Emmanuel nella Repubblica Democratica del Congo (1952).
L’abbazia di Notre Dame de Saint Remy.
La vita dei monaci fu prospera e tranquilla fino alla prima guerra mondiale quando, nel 1917, i locali dell’abbazia furono bombardati e fatti sgomberare dall’esercito tedesco che aveva occupato quei territori. Dai documenti dell’archivio dell’abbazia risulta che i tedeschi smantellarono i bollitori della birreria per ricavarne 725 chili di rame da convertire in materiale bellico. I monaci, che si erano rifugiati nei monasteri vicini, poterono tornare ad Achel solamente alla fine della guerra. Visti i numerosi danni subiti i monaci provarono a chiedere al Ministero della Guerra belga un risarcimento per la ricostruzione della birreria e del convento. Dopo un lungo contenzioso il governo belga nel 1925 fu costretto a pagare soltanto una parte del risarcimento richiesto. La pace durò poco infatti con lo scoppio della seconda guerra mondiale e la nuova occupazione tedesca i monaci furono costretti a lasciare il convento sotto la minaccia della Gestapo. La polizia tedesca acconsentì a lasciare una decina di monaci a sorvegliare i terreni e le strutture dell’abbazia; gli altri monaci si sparpagliarono per i monasteri di mezza Europa. Soltanto nel 1946 i monaci poterono rientrare nel convento e il 21 Marzo di quell’anno ci fu una processione per le strade del villaggio di Achel per festeggiare la nuova vita del monastero.
Il marchio che contraddistingue le birre trappiste di Achel.
I lavori di ristrutturazione iniziarono subito e terminarono nel 1952. Nonostante il progetto iniziale non fu completato, vennero completate solo due ali delle quattro previste, il convento rappresenta uno dei migliori esempi di architettura benedettina.
Nell’abbazia è presente una foresteria che può ospitare chiunque voglia fare un ritiro spirituale nel rispetto delle abitudini dei monaci. E’ possibile scoprire i boschi e i dintorni dell’abbazia in bicicletta grazie ad una pista ciclabile. L’abbazia non è visitabile, ma è possibile assistere alla Messa quotidiana officiata dai monaci. Nei pressi dell’abbazia c’è un negozio dove è possibile acquistare tutti i prodotti dai monaci di Achel.