Numero 18/2018
5 Maggio 2018
BERSERKER: Capitolo 10
Il Vichingo trascinava la ragazza lungo il selciato, incurante dei sommessi lamenti di lei, ormai aresa al suo infausto destino.
La schiava… che destino aribile, in vero!
Non era forse meglio la morte?
Una morte rapida, veloce, quasi indolore… rispetto ad una vita passata come una bestia, marchiataa fuoco, umiliata dagli stupri, costretta ai lavori più umili e degradanti… no, quella non era sicuramente una vita dignitosa!
Il Guerriero continuava a trascinarla.
Poi, ad un tratto, si fermò:
«Donna, capisci la mia lingua?»
con un cenno del capo, continuando a fissare il vuoto, forse la perduta libertà, in modo compassato ed atono, lei ammise che, sì, conosceva la lingua del barbaro.
«Ascolta, dove si trovano le altre donne? Quali tesori nasconde questa città? Ammetto che le vostre capanne non fanno immaginare ricchezze immense… ma qualche schifezza d’oro l’avrete pure, no?»
«Certo! Per chi ci hai preso? Non siamo mica dei barbari!»
«Bene, allora dimmi qual’è la baracca del capo del villaggio!»
«Il nostro capo non accumula ricchezze, come il vostro!»
«Qualunque capo ama circondarsi di cose belle e preziose!»
«Il nostro capo è il nostro sciamano! Agli uomini benedetti, coloro che possono parlare con gli Dei, non interessano le ricchezze terrene!»
«Gli sciamani sono dei porci incestuosi, a loro interessano le ragazze belle e giovani e tutto ciò che gli dà potere… quindi, la mia domanda, resta la stessa: dove diavolo è la casa del tuo sciamano? La troverò qualcosa di valore!»
Lei, di tutta risposta, voltò il viso verso il terreno, apatica.
Okir, spazientito da quella ragazza, decise di spiegarle che cosa voleva dire essere una schiava.
La percosse violentemente, lei urlava e piangeva la propria disperazione, ma lui, stoico e crudele, continuò a picchiarla.
La picchiò per almeno quindici minuti.
Un’agonia!
«Dove abita quello stramaledettissimo schiamano? Bada, donna! Non ho intenzione di possedere una schiava che non mi obbedisce!»
«Allora uccidimi! Meglio una morte rapida che una vita da schiava!»
«Hai il fuoco nel sangue! Ma io ti domerò! O se non lo farò io, lascerò che tutti i guerrieri del mio villaggio mi aiutino nell’impresa! E se non bastassero loro, mi farò aiutare dai cani, dagli asini, dai cavalli e dai muli! Giuro su tutti gli Dei che ti domerò! Ora, dimmi dove diavolo è questo sciamano!»
Atterrita, sconsolata…
Lei, una donna forte, una che nella società vichinga sarebbe stata una guerriera potente e temuta al pari degli uomini, si arrese.
Non poteva peggiorare la propria vita più di quello che già era!
Piangendo, tentò di coprirsi il volto con le mani legate.
Uno strattone di Okir la dissuase dall’idea.
Lei lo guardo fisso negli occhi.
Non più uno sguardo di sfida…
Ma lo sguardo atterrito di una schiava.
Obbediente.
Riluttante a tutto ciò, beninteso…
Ma obbediente!
«E’ il fondo alla via. Poco oltre le mura cittadine…»
«Mi stai dicendo che il vostro capo abita fuori dalle mura? Che assurdità è questa?»
«Mi stai dicendo che avete già saccheggiato tutte le case fuori dai confini cittadini? Oppure le avete lasciate lì, consci che le vere ricchezze cittadine fossero all’interno delle mura?»
Okir si sentì colto in fallo.
La ragazza aveva ragione!
«E allora, ecco… vedi, padrone? Il nostro capo stava nel posto più sicuro, vicino agli Dei per sentirne la voce e lontano dagli Uomini, invasori e vigliacchi!»
«Lo sai, vero, che se mi menti vivrai decine di anni sotto tortura, vero?»
«Tanto li vivrò lo stesso… ma no, non ti sto mentendo! Ho visto la cattiveria nei tuoi occhi! So che potresti peggiorare molto la mia vita. E non ci tengo per nulla!»
«Eccellente! Andiamo a far visita al tuo sciamano!»