Numero 25/2018
23 Giugno 2018
BERSERKER: Capitolo 17
Okir aveva inghiottito quattro funghi.
Giusto qualche masticata e poi, giù per la gola.
Il sapore era amaro, persistente in gola.
Quasi sgradevole.
Il Vichingo cercò dell’acqua al piano terra dell’abitazione.
Il vecchio e la ragazza erano entrambi legati in cantina, la porta chiusa, sprangata, in modo che Okir non ne potesse udire le voci.
Non sentiva nessun effetto strano, il suo corpo si stava comportando normalmente.
Le ferite ricavate durante il combattimento di poco prima pulsavano ed inviavano al cervello del guerriero segnali di fastidioso ed intenso dolore.
Il vichingo trovò una brocca con dell’acqua pulita.
La bevve a grandi sorsi.
Il suo piano era semplice: si sarebbe recato nel prato antistante e lì, guardando le bianche ed innoque nubi nel cielo, avrebbe atteso l’effetto di quello strano prodotto.
Sempre che…
Sempre che un effetto vi fosse!
Il vichingo non era ancora convinto che il vecchio gli avesse detto la verità.
Uscì fuori, come da programma e si sdraiò, un filo d’erba in bocca ed attese.
I minuti trascorsero.
Ancora altri minuti.
La noia stava prendendo il sopravvento.
Il vecchio gli aveva, dunque, mentito?
Davvero quello sciamano aveva osato burlarsi di lui?
Oh, se avrebbe sofferto, il vecchio!
“Lo scuoierò partendo dai piedi!” disse tra sé e sé il vichingo.
Senza neppure rendersi conto di come era giunto fin lì, nella cantina, vide il volto terrorizzato del vecchio. Sorrise, mentre lo sollevava per i piedi. Nella cantina vi erano dei ganci in ferro per appendere i pezzi di carne da far seccare. Erano dei pezzi di ferro voluminosi, avrebbero certo retto il peso di quel vecchio.
Con la mano sinistra il vichingo afferrò uno di quei ganci accuminati, con l’altra mano, quasisenza fatica, sorreggeva il vecchio che si dimenava per i piedi. Fu un attimo.un suono ibrido, di carne lacerata unitoallo schiocco sonoro delle ossa rotte ed il piede del vecchio era piantato nel ferro all’altezza della caviglia. Il vecchio urlò. Un altro gancio ed anche l’altro piede fu immobilizzato. Con l’ascia il vichingo incise le caviglie poco al di sopra del tendine d’achille. Pelle e tessuto connettivo, poche gocce di sangue sgorgarono dalle ferite.
Un lavoro certosino, quasi chiururgico.
Il vichingo infilò le dita dentro ai tagli inferti.
Sentiva caldo ed umido sulle dita…
Esaltante.
Ilvecchio urlava ed implorava pietà.
Ma non era stato lui stesso a mentirgli?
Aveva assicurato che i funghetti possedevano determinate proprietà che, in realtà, non si erano ancora manifestate!
E la pazienza, si sa, non è una dote comune fra i guerrieri; Okir non faceva certo eccezione!
Fu un attimo.
Un violento strattone.
Un suono agghiacciante, la pelle che si staccava dalla carne!
La pelle del vecchio era staccata dai muscoli fino all’altezza delle natiche!
Il vichingo rise!
Con la coda dell’occhio vide la ferita sul costato, quella infertagli in battaglia pochi minuti addietro.
Sanguinava, ma non gli faceva male.
Che lo sforzo impiegato per scuoiare l vecchio avesse riaperto la ferita?
Poco male, non gli duoleva.
Ad uno sguardo più attento, però, Okir noto che la sua carne, quella attorno alla ferita, si muoveva.
Non era un tremito simile ai brividi, non assomigliava neppure al movimento istintivo che i bovini usavano per allontanare le mosche ed i fastidiosi parassiti estivi.
No, erano movimenti totalmente diversi.
Era come… come se una moltitudine di creature si muovessero dentro di lui, pronte ad uscire.
In un attimo, vide centinaia, migliaia di formiche fuoriuscire dalla sua ferita, come un fiume in piena!
Okir si spaventò!
Terrorizzato, iniziò a colpirsiil costato, come a voler uccidere tutti gli insetti che, velocemente, lo stavano sommergendo.
Vide le formiche arrivargli sugli occhi, le loro ombre ed i loro corpi gli ofuscarono la vista.
Come sottofondo, le urla strazianti del vecchio erano divenute risa sonore ed altrettanto fastisiose.
Un profondo respiro.
Le formiche anche in gola.
Okir urlò!
Era sveglio.
Era sul tetto della casupola ed il tramonto stava trascinando via, con se, le luci diurne.
Come ci era arrivato?
Era stato tutto un sogno?
Un’allucinazione?
Il vecchio…
Lo sciamano, allora, aveva ragione!