Numero 10/2018
10 Marzo 2018
BERSERKER: Capitolo 2
Okir correva a perdifiato.
Il cuore pompava sangue rapido.
Il battito era talmente forte che il cuore gli rimbombava nel petto, sembrava quasi sul punto di esplodere.
Le sue gambe, massicce e muscolose, si muovevano ora agili come le zampe di una capra di montagna, tese alla meta.
Il respiro affannato, la stanchezza stava prendendo il sopravvento.
Ma non poteva…
Non poteva sicuramente arrivare in ritardo.
La nave del Re stava per attraccare nel porticciolo del villaggio!
Il loro piccolo villaggio…
Re Holon, sovrano di tutta la Finlandia, stava facendo visita a Radstad, il paesino costiero in cui Okir era nato e cresciuto.
Radstad… trecento anime, di cui un centinaio di guerrieri, altrettante donne, di cui una cinquantina abili a combattere, pochi vecchi e molti bambini.
Il re non veniva a far visita al borgo ormai da quattro anni.
Come da tradizione, ogni nuovo Re visitava tutti gli agglomerati e le Contee durante i primi due anni del suo regno. E nel secondo anno dalla sua incoronazione, Holon era passato disfuggita a Radstad, con tutta la sua corte.
Quale ricorrenza lo portava nuovamente lì?
Per quale motivo si era scomodato, affrontando un lungo viaggio per mare, durante i primi disgeli, quando le acque erano ancora insidiose quasi come a gennaio?
Era forse giunto il momento di prepararsi per una guerra?
Il Re aveva deciso di togliere la contea al loro Conte?
Voleva forse rivendicare i territori di Radstad come suoi?
Nessuno poteva essere in ritardo.
Solo chi era per mare a pescare, o a leghe di distanza per cacciare era “assente giustificato”. Tutti gli altri avrebbero dovuto interrompere le proprie attività per andare a rendere omaggio al sovrano, pena quindici frustate!
E ad Okir, porgere la schiena per farsi frustare, proprio non andava!
Corse, corse ancora.
Il villaggio era in vista.
Dal fiordo vide l’imbarcazione regale, agile e sinuosa, scivolare sulle piccole onde, fendendo le increspature di spuma bianca e salmastra.
Doveva farcela!
Ce la doveva fare!
Un’altra rapida occhiata; sì, calcolando i tempi dell’attracco, sarebbe giunto in tempo.
Abbandonò la steppa per percorrere il sentiero bianco, sterrato, spianato da innumerevoli passi, sia umani che di destrieri che di buoi.
Una via sicuramente più agevole, nessuna radice nascosta sotto all’erba che avrebbe potuto farlo inciampare.
Le capanne in legno dal tetto di paglia delle comuni abitazioni del villaggio ormai erano ben visibili, distavano poche centinaia di metri.
Entro nel villaggio, urlando a squarciagola:
«Holon è qui!»
«Il Re è in visita!»
Vedendo il loro compaesano così trafelato, tutti gli sguardi che incrociavano Okir si volsero verso ilporto.
Non più tanto in lontanaza, l’imbarcazione ora dominava la scena.
Il corvo con tre occhi… era sicuramente il vessillo del Re!
Tutti si affrettavano a riporre i propri attrezzi, i propri strumenti di lavoro.
Le madri si affrettarono a richiamare i figli intenti a giocare, a dare loro una “spolverata”, levando il più in fretta possibile il fango e la polvere dalle vesti dei marmocchi.
Tutti tentarono di rendersi presentabili ed una fiumana disordinata si precipitò sulle rive del Mare del Nord.
Tuttti attesero, sei uomini forzuti erano già pronti, sul molo in legno, ad afferrare le cime che i marinai avrebbero loro gettato per legare la nave, ancorandola al molo.
Okir era giunto per tempo!
Anzi, perfino in anticipo!
Poteva rifiatare!
La nave giunse a destinazione e le cime vennero lanciate.
Il rumore delle fibre vegetali che venivano strette, quello scrhicchiolio sommesso ma penetrante, unito allo sciabordio delle onde della bassa marea che si abbattevano sul lato della chiglia erano gli unici rumori che si udivano in tutto il villaggio.
Qualche cornacchia, un cane che latrava ed un un bue che muggiva.
Tutti gli esseri umani tacevano, pronti ad acclamare il Re una volta che si fosse mostrato!
Già, le imbarcazioni vichinghe non possedevano una zona sottocoperta e tutti gli uomini a bordo erano perfettamente visibili a tutti!
E chi si ricordava la faccia del sovrano, dopo quattro anni in cui nessuno lo aveva visto?
Il Conte, il padrone di quelle terre, tale Kull, era in prima fila, davanti a tutti, per accogliere il sovrano.
Forse, e solo forse, solo lui ricordava il viso del proprio Re!
Il primo uomo a scendere da un’imbarcazione vichinga, in tempo di pace era il capitano del vascello o il nobile che esso trasportava
quindi, chi fosse sceso per primo, beh… sarebbe stato il Re, come da usanza!
Un uomo, folta capigliatura rossiccia, e un po’ troppa pancia dovuta ad un consumo smodato di alcol, scese dall’imbarcadero.
Tronfio ed impettito, tutti si inchinarono dinnanzi a lui.