Numero 30/2018
28 Luglio 2018
BERSERKER: Capitolo 22
Tutti avevano visto la scena.
Tutti i vichinghi avevano visto.
Il Vaccaro aveva attaccato Okir.
E lo aveva attaccato alle spalle!
Un vichingo che attaccava un suo compagno d’arme, con il chiaro intento di ucciderlo… e per di più alle spalle…
Imperdonabile!
Tutti avevano guardato il Vaccaro mentre i flutti lo ingoiavano.
Nessuno espresse null’altro se non il disgusto verso quell’uomo che si era macchiato di un tentativo di delitto così vile e meschino!
Nessuno tentò minimamente di soccorrerlo.
Tutti, inveendo contro di lui, avevano pregato gli Dei di trasportarlo in mezzo ai flutti, garantendogli una morte terribile!
Per il tribunale degli Uomini, egli non era degno di raggiungere il Wahlalla, che il compito di giudicare l’anima del Vaccaro restasse prerogativa degli Dei!
Okir aveva guadagnato, con quell’azione difensiva, il rispetto di tutti.
Aveva ucciso il suo rivale, difendendosi.
Non vi era più nessuna diatriba, il capitano della barca aveva riconosciuto l’azione di Okir come legittima.
Nessuna pendenza nei suoi confronti!
Né gli uomini, né gli Dei potevano giudicare Okir per quel gesto.
Era stata una causa di forza maggiore, in fondo.
O lui o il Vaccaro!
Okir era contento. In un solo attimo si era liberato di una persona iraconda e fin troppo sicura di sé, al contempo aveva evitato di incorrere in un processo che, tra le possibilità, annoverava, per non ultima, la possibilità di essere messo a morte per insubordinazione verso il proprio capitano.
Poco male per il Vaccaro…
Lui era stato artefice del proprio destino.
La tempesta era sparita con la rapidità con cui era giunta.
Casualmente, pochi minuti dopo la scomparsa del Vaccaro tra i flutti.
Che fosse solo una coincidenza?
Okir non lo credeva.
E come lui, neppure gli altri membri dell’equipaggio!
Era come se gli Dei avessero deciso di porre a confronto due uomini, due guerrieri, due anime.
E, in quello scontro fratricida, Okir era divenuto il benedetto dagli Dei tutti!
Thor, nella sua infinita sapienza, non aveva forse deciso di uccidere chi aveva per primo errato, lasciando in vita un giusto?
Sorrise, Okir.
Per un attimo cedette alla voglia di lusinghe, voltandosi verso i propri schiavi.
Avrebbe desiderato che la giovane e bella schiava di cui si era impossessato, per un attimo, provasse qualche sentimento…diammirazione, verso la virilità appena dimstrata.
Lui la guardò.
Lei aveva il volto stesso del terrore, altroché ammirazione!
Le si avvicinò.
«Non… non hai visto come ho sconfitto facilmente il mio nemico?»
«Hai appena ucciso un uomo… un altro!»
«Ma lui voleva la mia morte… ed io sono stato forte e coraggioso e…»
«E la tua è una cultura violenta che non capirò mai! Tu sei un guerriero, un conquistatore… un assassino, uno schiavista! Come credi che iopossa dirti che sono contenta per te?»
«Donna, la tua lingua è troppo lunga e biforcuta!»
«E tu hai giurato dinnanzi a tutti gli Dei di non uccidermi! Quindi dico quello che mi pare!»
Okir, gonfio di rabbia, levò la mano destra e scagliò un manrovescio sulla fanciulla, collerico ed iracondo.
«Dinnanzi agli Dei non ti posso uccidere… ma non sai neppure come posso ridurti la vita!»