Numero 32/2018
11 Agosto 2018
BERSERKER: Capitolo 24
Okir era lì, nella sala Grande, pronto a suddividere i proventi della razzia con il Re ed il Conte, suoi Signori.
Come tradizione, ogni vichingo che aveva partecipato alle razzie, si metteva in coda con il proprio bottino ed offriva ai propri Signori una percentuale delle ricchezze depredate.
Questa modalità di pagamento, faceva s^ che tutti si sentissero parte della comunità, facendo scemare il concetto di dover pagare una Gabella ingiusta.
Ognuno offriva quello che desiderava e, se ai Signori non fosse sembrata equa la proposta, si contrattava.
Solitamente, per evitare di avere problemi e conti in sospeso, tutti offrivano ai Signori una percentuale che variava dal 30 al 50%, in modo che nessuno potesse dire che non vi era rispetto per chi aveva messo a disposizione navi ed armi.
Arrivò il turno di Okir.
Lui desiderava possedere tutti e due gli schiavi che aveva catturato ed i funghi che riempivano le sacche che avevano a tracolla.
Dei gioielli, del vasellame, delle monete, lui se ne faceva poco.
O meglio: se il suo piano fosse andato in porto, sarebbero stati dei beni sacrificabili, quel giorno, in funzione del guadagno e del prestigio futuro.
In quell’occasione, Okir, si giocava buona parte della “stagione” di razzie.
Aveva raccimolato un discreto patrimonio, non era detto che le prossime razzie avrebbero fruttato quanto quella.
Il Vichingo era lì, dinnanzi al Re a subire questo ladrocinio legalizzato.
Il Re lo interrogò su quale sarebbe stata per lui la giusta percentuale da donare a lui ed al Conte, il padrone del suo villaggio:
«Maestà, credo che metà dell’oro e dei preziosi che sono riuscito a depredare, sia una donazione congrua».
«Quindi, cosa mi rappresenta a livello di quantità?»
«Quattro vasi di pregiata fattura, quindici, tra bracciali, collane e ciondoli d’oro e d’argento ed un sacco di sale per conservare i cibi».
«L’offerta mi pare congrua e…» il Re fu interrotto dal Conte.
«Maestà, ti chiedo scusa… posso?»
«Certo, certo…»
«E per me, il tuo conte, che cosa hai? Forse uno dei tuoi schiavi? Prenderei volentieri la ragazza, non so se mi spiego…»
Uno sguardo di terrore rese vitrei gli occhi incantevoli di lei.
Il vecchio si inalberò e mise una mano sulla spalla di Okir.
«Hai fatto un giuramento! Non…»
Okir non lasciò al vecchio il tempo di terminare la frase.
Si voltò e sferrò all’anziano una testata dalla potenza immane.
Il vecchio cadde riverso a terra in una pozza di sangue che sgorgava copioso dal suo naso.
«Vecchio, non hai ancora capito come ti devi comportare con il tuo padrone?»
Poi, lentamente, si voltò versoi Nobili Signori, sorridendo.
«Visto, miei signori? Sono schiavi indisciplinati, non credoche a Voi, Conte, possa interessare merce dicosì scarsa qualità!»
«Beh, il vecchio, senza dubbio, non mi interessa… non sarebbe un buon acquisto neppure se fosse disciplinato, figuriamoci così! Mi costerebbe un patrimonio in cibo ed acqua e non renderebbe nulla».
«Vedo che concordi!»
«Ma la giovane… anche se ribelle… beh, le puledre da domare mi sono sempre piaciute! Adorerei piegare al mio volere una così avvenente fanciulla a colpi di frusta e verga!»
tutti risero, Okir compreso.
La bella ragazza stava per mettersi a piangere dal terrore e dalla disperazione.