Numero 35/2018
1 Settembre 2018
BERSERKER: Capitolo 27
Okir ed i suoi compaesani erano, nuovamente, su di una imbarcazione leggera.
Non avevano fatto neppure in tempo a ringraziare gli Dei per il buon esito della campagna militare e del viaggio di ritorno, che di nuovo erano per mare, pronti a muovere nuovamente guerra verso
qualche altra città da saccheggiare.
L’estate, nelle terre del Nord, era breve e, sicuramente, non mite e dolce come nei territori del Sud Europa.
Le correnti marine, come impazzite, creavano delle zone nel Mare del Nord che sembravano del tutto tranquille e navigabili, ma che in realtà nascondevano insidie e mulinelli.
Nulla, nel mondo Vichingo, era facile e gradevolmente esente da rischi e pericoli.
E le scorrerie estive, per quanto il “bel tempo” accompagnasse, cominciavano ad essere irte di difficoltà fin dal momento in cui la nave salpava.
Okir aveva lasciato i suoi due nuovi schiavi a casa, da soli.
Non che si fidasse di loro, ma li aveva marchiati a fuoco con la runa che indicava il suo nome.
Con quella runa sul polso, sarebbero stati riconoscibili da tutti quelli restati a casa durante quella campagna di scorrerie.
Ed allora, se il comportamento dei due schiavi non fosse stato giudicato più che corretto e coerente con il loro status, sarebbero stati scuoiati vivi.
Quindi, Okir, era convinto che nulla avrebbe interrotto il lavoro del vecchio, che doveva coltivare i suoi funghi “magici”.
Il Conte, Okir lo sapeva, si sarebbe vendicato della figuraccia che lui gli aveva fatto fare dinnanzi a tutti…
Ma sarebbe avvenuto solamente dopo l’estate, quando tutti e due sarebbero stati sulla terraferma e non in mare a guerreggiare.
Era una specie di codice d’onore, i Vichinghi erano molto attenti a rispettare tale codice… Disattenderlo, magari attaccando vigliaccamente un nemico, o un altro guerriero con cui si aveva un conto in sospeso o uno screzio da nulla, comportava l’attirarsi addosso l’Ira di Thor!
Il Dio Guerriero, non avrebbe lasciato correre un gesto simile… il Walhalla sarebbe stato precluso a chiunque, vichingo, guerriero d’elité, Conte o Re!
La vigliaccheria non faceva parte del codice d’Onore dei guerrieri che approdavano nel Paradiso Vichingo dopo la morte!
Per questi motivi, Okir, era salpato senza nessun cruccio, se non quello relativo alla buona riuscita della coltivazione del vecchio.
Se era vero che il vecchio ed i suoi antenati erano riusciti a coltivare quei funghi in un areale più immenso di un continente intero, era altrettanto vero che, come da ammissione del vecchio sciamano stesso, i funghi acquisivano caratteristiche diverse a seconda del luogo in cui venivano coltivati.
Sarebbe riuscito, lo schiavo, a coltivare un prodotto che possedesse le caratteristiche ricercate da Okir?
Oppure sarebbe stato un fallimento catastrofico?
Okir non voleva neppure pensare alla seconda ipotesi…
Il fallimento dello sciamano avrebbe significato la morte, anche per lui, da parte del Conte oltraggiato.
Solo se Okir avesse posseduto un prodotto in grado di creare Guerrieri fortissimi, solo in quel caso avrebbe avuto la vita risparmiata.
La sua esistenza dipendeva dal successo della coltura.
Le onde sferzavano lo scafo, incuranti dei pensieri cupi e riflessivi del Vichingo.
Solingo, abbracciato al Maschio a forma di serpente Marino, Okir sorrise e pregò gli Dei affinché quella nuova razzia andasse per il meglio e che, tornando a casa, egli trovasse i funghi pronti ed efficaci!