Numero 41/2018
13 Ottobre 2018
BERSERKER: Capitolo 33
Okir bevve.
Era un po’ scettico sul consiglio del suo schiavo…
Che stesse tentando di avvelenarlo?
O quanto meno di debilitarlo?
Ma il vichingo, non sapeva come mai, si sentiva “sicuro” della buona fede del suo servo.
Certo, quell’uomo non provava sicuramente amore per il suo padrone.
Ma aveva, allo stesso tempo, un debito nei suoi confronti.
Okir, nonostante avesse reso schiavi lui e la fanciulla, aveva però impedito che lei divenisse la schiava sessuale del Conte ed al contempo aveva risparmiato la sua stessa vita in più di un’occasione.
Inoltre, i due, erano come dei camerieri, invero… Okir li trattava come servitù, non abusando della loro situazione di schiavi.
Quella birra che il vecchio gli aveva somministrato aveva un sapore amaro.
Molto amaro!
Fin troppo.
«Quanto luppolo hai messo in questa birra?» chiese.
«Quello necessario. Non ti piace, Padrone?»
«No, non è quello… è che ha un gusto strano… diverso da quello di tutte le birre che ho assaggiato fino ad ora! »
«Sospettavo che te ne saresti accorto…» il vecchio sorrise beffardo.
Per Odino!
Allora, il vecchio, lo aveva realmente avvelenato!
Okir sentì avvampare la rabbia dentro di sé!
Come una vampata di calore e di odio irrefrenabile!
Lo sguardo del vichingo si iniettò d’odio.
Avrebbe ucciso quel vecchio prima di passare a miglior vita!
Questo era certo!
Che morte infima e priva di significato!
Avrebbe desiderato una morte onorevole, sul campo di battaglia!
Avrebbe desiderato terminare la sua vita migrando direttamente nel Walhalla!
E invece…
Invece, quel vecchiaccio malefico, lo stava condannando ad un’eternità vuota, priva di significato! In attesa del giorno del Ragnarok in cui, finalmente, avrebbe potuto combattere con gli Dei e con i suoi compagni più valorosi nell’ultima battaglia dell’Universo!
Sempre che il Sommo Odino lo avesse reputato degno di schierarsi con lui in quel frangente!
Stupido, stupido Okir, che si era fidato di uno schiavo!
«Maledetto!!! MALEDETTO!» inveì.
«Mio Signore, aspetta un attimo… non hai capito!»
«Cosa non avrei capito? Che sei un cane ingrato? Che mi hai avvelenato?»
«NO, TI RIPETO CHE NON HAI CAPITO!»
«COSA? COSA NON HO CAPITO? MA TI GIURO SU TUTTI GLI DEI, CHE PRIMA DI CREPARE TI PORTERO’ CON ME!»
«P…Padrone… ti prego… lasciami… mi soffochi!»
«Cosa vorresti? Che ti coccolassi? Ti ammazzo come un cane!»
«Padrone!… Coff! Cough! Non vedi che… sei in piedi e non hai male?»
«Cosa?»
Okir, rinsavendo quel tanto che bastava, comprese che non sentiva più male!
Le ferite era come se non ci fossero mai state!
Era in piedi che teneva per il collo il vecchio.
Era come…
Era come guarito!
«Cosa…?»
«Se mi lasci… ti… ti spiego, Padrone!»