Numero 13/2018
31 Marzo 2018
BERSERKER: Capitolo 5
Okir non stava più nella pelle.
l’imbarcazione sulla quale era salito, assieme ad alcuni dei suoi compaesani, era bella, robusta, adatta a scivolare sulle fredde acque del Mare del Nord.
La mattinata non vedeva un cielo limpido, anzi!
Densi nuvoloni neri e minacciosi stavano coprendo il sole e, poco dopo la partenza delle dodici imbarcazioni dal porticciolo, fecero sì che si sollevasse una brezza fresca e potente.
Essa, se avesse continuato a spirare sempre nella stessa direzione, avrebbe garantito un viaggio rapido verso le zone dell’Est.
Le razzie estive…
finalmente era giunto il momento di partire!
Chissà se quel viaggio avrebbe donato al Vichingo la gloria della vittoria, oppure la gloria di una morte eroica!
Per i Vichinghi, morire di vecchiaia, nel proprio letto, era quasi una vergogna.
Loro erano dei guerrieri, i soldati dell’onnipotente Odino in terra!
Vincere o morire nel tentativo!
Non esistevano altre vie.
E se anche vi fosse stata una ritirata, essa era al solo scopo di riordinare le idee e di riorganizzare i soldati, per poi sferrare un nuovo attacco!
Ma la resa… quella non era certo nell’Indole Vichinga!
Secoli di lotte, razzie e sacrifici umani, avevano plasmatoil suo popolocome un’orda selvaggia di guerrieri sanguinari disposti a tutto, pur di vincere una battaglia!
Ed Okir non era certo da meno!
Era un omone, alto quasi un metro e novanta, muscolatura imponente. Lunghe cicatrici percorrevano il suo corpo, scorrevanoda destra a sinistra e dall’altoverso il basso lungo il suo petto, la sua schiena, le sue cosce.
I lunghi capelli biondo-dorato erano raccolti in una treccia che gli arrivava quasi fino alle natiche.
La sua possanza e le innumerevoli cicatrici, lo rendevano un guerriero fenomenale, anche agli occhi delle donne che quasi facevano a gara per giacere con lui.
Una volta, addirittura, era stato sfidato da due mariti gelosi in un duello all’ultimo sangue.
Beh, Okir era ancora lì, su quella barca in cerca di aventura… anche quella vittoria lo aveva reso ulteriormente celebre.
Schizzi di acqua salmastra umettarono il viso del guerriero.
Era fredda, pungente, sferzante come il vento.
Un brivido gli percorse la schiena.
Strinse la mano sull’impugnatura della propria ascia.
Fremeva al desiderio di combattere.
«Okir, vecchio mio! Finalmente ci siamo! Sei eccitato?»
«Panuel, amico mio! Certo! Non vedo l’ora di bere il sangue dei nemici!»
«Dicono che le popolazioni che andremo ad affontare siano meno inclini a farsi raziare, rispetto ai pescatori a cui faciamo visita di solito…»
«Meglio! Saranno sacrifici migliori, per il grande Odino!»
«Che gli Dei ci concedano di combattere presto contro questi uomini!»
«Dicono che quelle popolazioni provengano da Est, molto più ad Est… chissà che faccia avranno… e se le loro donne sono belle…»
«Come al solito tu pensi sempre alle donne da schiavizzare, eh!»
I due risero sguaiatamente!
«Di tutti i destini che potrebbero attendere loro, fidati, soddisfarmi è uno dei migliori!»
«E sei anche modesto!»
«Nessuna si è mai lamentata!»
«Ci credo… le schiave non possono lamentarsi!»
Risero di nuovo, un paio di spintoni rudi accompagnarono le risa.
«Dicono,» riprese Panuel, tornando serio «dicono che questo popolo che andremo ad affrontare abbia conquistato con una facilità estrema quei territori ad est… li chiamano… aspetta, come li chiamano…»
«Cosacchi…»
«Cosacchi? Che nome buffo per dei guerrieri…»
«Speriamo che ci facciano divertire!»
«Speriamo! Mi annoia sgozzare semplici pescatori!»
Risero nuovamente…
Il viaggio era iniziato!