Numero 06/2019
9 Febbraio 2019
BERSERKER: Capitolo 50
La capitale del Regno Norreno era poco più che un villaggio fortificato.
Contrariamente a quanto avveniva nelle grandi Capitali d’Europa, l’organizzazione sociale e l’asprezza delle terre Vichinghe non si prestava alla costruzione di grandi insediamenti.
Le terre dei Norreni erano brulle, poco fertili e caratterizzate da scoscesi pendii e da scogliere altissime a picco sul gelido Mare del Nord.
Un popolo altrettanto duro era stato, appunto, era stato forgiato da quel territorio, come apoteosi di una società guerriera basata su leggi inflessibili.
Ma quel popolo, quell’unione di uomini e di donne, dei colossi, dei giganti, ora era a rischio.
Durante l’ultima scorreria estiva, l’esercito unito dei Vichinghi, provenienti da tutti i villaggi di tutte le Contee, aveva subito una sconfitta che i bardi già definivano epica.
Per secoli si sarebbe narrata la storia dei grandi guerrieri sconfitti da quel popolo proveniente dall’arida steppa tra Asia ed Europa.
Eh, sì!
Un popolo altrettanto duro, agguerrito e fisicamente dotato si era trovato a doversi difendere dall’attacco dei Norreni!
E chi avrebbe mai immaginato che quella cittadina fortificata, quella che avevano attaccato l’estate trascorsa, appena pochi mesi prima, avrebbe tentato di porre fine alla minaccia Vichinga per sempre?
Sì, perché, ormai, alle porte della Capitale, stava giungendo un esercito di quasi diecimila soldati.
Una potenza militare mai vista nel Nord.
Quella cittadella cosacca era stata in grado di riunificare sotto ad un unico Vessillo tutti gli appartenenti alla propria etnia.
Un evento che mai si era verificato!
Ed erano stati proprio i Norreni a tirarsi addosso l’ira funesta dei popoli della steppa.
Avevano conquistato quel villaggio, quello in cui Okir aveva rapito i suoi ex schiavi, quell’agglomerato urbano che era stato così semplice espugnare.
Non contenti, i Vichinghi si erano spinti oltre.
Quel villaggio faceva già parte dei possedimenti Cosacchi.
Ed ora, quando mancavano meno di tre mesi di cammino, tra i Diecimila soldati e la Capitale Vichinga, i guerrieri Norreni stavano giungendo per lo scontro finale lì, in città.
Capanne e casupole di sassi, fango e paglia, solo la residenza del Re era in legno e pietra.
Okir venne ricevuto dal Sovrano.
«Carissimo amico!» lo salutò il Re.
«Maestà… è un piacere vederti, anche se sarebbero state preferibili altre circostanze…»
«Quei barbari incivili… si sono offesi per il nostro innocente tentativo di razzia! Che permalosi!»
Okir rise alla battuta del sovrano, bevendo un corno di birra chiara con lui.
«Mio Signore… a quanto ammontano le truppe nemiche?»
«Circa diecimila soldati. Un bell’esercito!»
«E le nostre forze?»
«Poco più di duemila unità, ad oggi.»
«E per il giorno della battaglia?»
«Se tutti risponderanno al mio richiamo alle armi… arriveremo a circa tremilacinquecento guerrieri…»
«I numeri non sono propriamente a nostro favore, mio Re…»
«Dimmi qualcosa che già non so, Okir…»
«Ho circa diecimila unità di tonico».
«Per gli Dei! Potremmo avere l’intero esercito potenziato! Grandioso!»
«Mio Signore… credo che sia il caso di selezionare solo cinquecento guerrieri, i più potenti e brutali già per loro indole!»
«Perchè solo cinquecento?»
«Il tonico non fa ragionare lucidamente, tanto meno favorisce il lavoro di squadra o l’esecuzione puntuale di ordini…»
«Quindi…»
«Quindi proporrei un manipolo scelto, che chiamerei Berserker… i più brutali, i più resistenti…un’unità d’elitè che si dovrà solamente scatenare nella giusta direzione…»