Numero 09/2019
2 Marzo 2019
BERSERKER: Capitolo 53
La battaglia continuava a mietere vittime.
Il divario numerico tra i due eserciti era fin troppo palese.
I vichinghi cadevano come mosche.
«Okiiiirrrr!!!»
«Voglio combattere anch…» Okir non terminò l’ennesima frase scocciata, di disappunto nei confronti del compagno d’arme.
TWEEEEEEEEEEEEEEE!!!!
Il vichingo, allungando l’orecchio, sorrise.
Il ghigno che era comparso sul volto del Conte, si diffuse tra i cinquecento guerrieri ai suoi ordini.
«Okir…. è giunto il momento?»
«Un secondo… controllo»
Okir si sporse al di là della cresta tondeggiante della collina che sovrastava la capitale.
Vide la scena.
Se non fosse stata parte del piano, sarebbe sembrata una scena apocalittica.
Okir vide centinaia di cadaveri e di guerrieri moribondi calpestati dai nemici che inseguivano i suoi compatrioti.
Già, per la prima volta nella storia dei Vichinghi, un esercito di Norreni stava si stava ritirando!
Quel suono, quel TWEEEE! Sentito poco prima…
quello era il suono del corno da guerra.
Quello che stava ad indicare la “ritirata”.
I nemici, galvanizzati, avevano perso la cognizione di sicurezza.
Come da copione!
«Preparatevi, miei uomini! Tra poco toccherà a noi!»
«Era ora!» esultarono tutti!
«Bevete tutti il contenuto della fiasca che vi è stata consegnata in città!»
«Cosa c’è dentro?»
«Un birra particolare! Un tonico!»
«Un tonico?»
«Non sarete piùin grado di parlare per qualche ora, sia chiaro! Ma sarete più forti, più rapidi e non sentirete minimamente il dolore!»
«Cosa vuoi dire, Okir?»
«Che sarete dei guerrieri potentissimi! Ci chiameremo: Berserker!»
«Bers…»
«Se questa battaglia sarà vinta da noi, miei cari compagni… il mondo parlerà di voi! Di Noi! Dei Berserker!»
Tutti esultarono e, nel frattempo, bevvero avidamente dalla boccetta.
Okir osservò.
Osservò il panorama.
Okir vide cosa stava succedendo: i nemici avanzarono verso le mura di legno della città vichinga.
I guerrieri norreni erano, ormai, contro alle mura di protezione della loro capitale.
Sembravano spacciati.
D’un tratto, una tattica suggerita dallo stesso Okir e mai usata dai Vichinghi, si palesò dinnanzi agli occhi dei nemici: un nugolo di frecce trafisse i guerrieri a decine!
Nessuno capiva che cosa stesse succedendo…
Okir lo sapeva bene: i suoi compagni d’armi avevano finto la ritirata, levandosi dalla parabola descritta dalle frecce degli arcieri, lasciando invece esposti i nemici.
Essi vennero trafitti come fagiani in volo ignari del pericolo proveniente dall’uomo.
Fu una ennesima carneficina!
Colti di sorpresa, i guerrieri nemici scapparono indietro.
Era la Rotta del nemico!
Era il momento buono per agire!
Okir si voltò verso i suoi uomini.
Tutti grugnivano come bestie e sbavavano, incapaci di governare quelle che, ormai, erano divenute fauci.
Era il momento di attaccare ai fianchi i soldati in rotta!
Bevve anche lui!
«CARICAAAAA!!!!»