Numero 14/2018
7 Aprile 2018
BERSERKER: Capitolo 6
Il villaggio era in vista.
Non era un comune villaggio costiero, con un porticciolo e qualche innoqua barca alla banchina.
Non vi erano porti, in vicinanza.
Solo una spiaggia, piuttosto pietrosa, ed una steppa che, in quella stagione, non sembrava per nulla arida e fredda.
Una terra brulla, senza dubbio, ma anche gravida di opportunità!
E quel grande villaggio, quello che si scorgeva in lontananza, serbava, nel suo alone di mistero, aspettative di saccheggio ancora maggiori!
Okir sorrise.
Strinse al petto la sua ascia, il manico di legno scricchiolò sotto alla potenza della stratta delle sue tozze dita guerriere.
«Miei guerrieri… Vichinghi!» il Re stesso, Holon, guidava quella spedizione.
Kull, il Conte, il Signore di Okir, era restato, d’altro canto, sulla terraferma, nella loro patria.
I malevoli sussurrovano che egli fosse troppo vecchio e codardo per affrontare il mare o, addirittura, la battaglia!
Ma, in fondo, qualcuno con l’indole del comandante, doveva pur governare in assenza del Re.
Okir, in cuor suo, credeva valida la prima opzione, ma si guardava bene dal rendere pubblica la propria idea.
Il Conte, ne era certo, sarebbe stato in grado di vendicarsi, qualora lo avesse desiderato!
«Oggi…» continuò il sovrano, «Faremo la Storia del Nostro Popolo! Oggi combatteremo contro un popolo che non abbiamo mai incontrato prima! Un popolo che, ne sono sicuro, tremerà, dinnanzi a noi!»
Tutti, da tutte le barche vicine a quella di testa, quella del Re, urlarono la loro approvazione.
Dall’imbarcazione recante il corvo con tre occhi, giunse nuovamente, tonante, la voce di Holon:
«Odino ci guiderà, e Thor combatterà con noi! Lo so! Lo sento! Gli Dei stessi, combatteranno con noi questa battaglia!»
Un nuovo boato, questa volta parteciparono tutti gli uomini su tutte le imbarcazioni, squarciò l’aia, giungendo fino al Cielo di Odino!
Il sovrano sorrise, voltandosi versola costa.
«Sbarchiamo lì!» ordinò.
Un grande contingente, quasi mille uomini, scese dalle imbarcazioni.
Tutti diedero una mano per trascinare le barche fino ad oltre la linea dell’alta marea, in modo che esse non fossero trasportate via poche ore dopo.
Okir diede una mano, con tutta la propria forza, nelle operazioni di sbarco.
«Uomini, che dite… andiamo a saccheggiare?»
«Sìììììììììì!!!!!»
Tutti imbracciarono le proprie armi e, quasi in modo autonomo, i diversi clan si divisero in gruppi e si diressero, di buona lena, verso il villaggio in lontanaza.
Il fumo dei fuochi cittadini , fu un indicatore di quale era la direzione giusta da seguire.
A mano a mano che si avvicinavano al villaggio, i Vichinghi notarono che esso era più di un semplice villaggio.
Sembrava come una cittadella gremita di persone.
Una cittadella con delle basse mura in legna, troppo esili per resistere ad un attacco da parte dei quasi mille uomini che si stavano preparando in lontananza.
Okir era fremente.
La cittadella sembrava pullulare di persone, cittadini ignari della sorte che li stava attendendo…
Chissà, magari essa era una città piena di tesori e di donne…
Sorrise, con un ghigno che avrebbe terrorizzato il guerriero più fiero…
Ad un cenno del braccio del Re, i Vichinghi si lanciarono all’attacco.