Numero 20/2021
19 Maggio 2021
Birra, Happōshu e Happōsei: ecco cosa si brassa e si beve in Giappone!
Il Giappone è un paese dalla recente storia brassicola, ma come già evidenziato in precedenti articoli, è caratterizzato da un particolare dinamismo produttivo e da particolarità di consumi. Il tipo di birra più venduto in Giappone è la Pilsner, in particolare quella di tipo lager: birra leggera e non amara, corrisponde ai gusti dei giapponesi, che usano berla ghiacciata per percepirne ancor meno l’amarezza. Nello specifico nei bar e nei ristoranti si raffredda la birra a -2° e la si serve ad una temperatura compresa tra 4° e 8°C. Con l’espediente di ridurne l’amarezza, i produttori cercano di riconquistare il pubblico che si è allontanato dalla birra, soprattutto i giovani tra i 20 e i 30 anni e le donne; tuttavia, così facendo ne è diminuita la popolarità tra i consumatori più anziani che preferiscono invece una birra dal sapore amaro. Sono pochi i giapponesi che bevono la birra come elemento a sé stante: la maggior parte la consuma durante i pasti, oppure accompagnandola con edamame, fagioli di soia verdi salati, o cibi dal sapore più deciso come formaggio e pizza.
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Ma i gusti del consumatore sono stati fortemente influenzati dalla categorizzazione delle birre secondo il Ministero giapponese. Questa suddivisione si basa sulla percentuale di malto, per cui ad ogni categoria corrisponde una diversa tassazione: a percentuale maggiore corrisponde una tassa maggiore. Questo ha avuto una forte influenza sulle strategie di mercato: proprio per evitare le alte imposte e abbassare i costi di produzione, infatti, i produttori hanno iniziato a commercializzare birre con una percentuale minore o addirittura nulla di malto. Sono così nate delle bevande simili alla birra, anche se legalmente sono classificate in categorie a se stanti, delle quali però è interessante conoscere le peculiarità.
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Secondo la legislazione giapponese, la denominazione di “Birra” è riservata alle bevande fermentate in cui il peso del malto eccede il 67% degli ingredienti fermentativi. Principalmente questa materia prima è importata dall’Europa e dall’Australia e lavorato con riso e soia.
Happōshu è il nome di una bevanda alcolica con una percentuale di malto tra il 25% e il 50%; le aggiunte più comuni sono riso, soia, mais e amido. È un prodotto che si rivolge principalmente a persone poco abbienti, per il suo prezzo inferiore alla birra, e circa il 97% dei consumi totali avviene in casa. Fino al 2003 questa categoria totalizzava circa il 40% delle vendite totali di birra e bevande affini, poi con l’aumento delle tasse le vendite crollarono drasticamente.
Happōsei, è la birra di “terza categoria”. Si tratta di una bevanda frizzante senza malto all’aroma di birra con un tasso alcolico di 5-6%; lo scopo di questo nuovo prodotto è evitare le alte tasse sul malto ed incontrare il favore di una giovane generazione di consumatori cresciuta a soft drinks, che non apprezza il sapore amaro della birra. Gli ingredienti utilizzati sono solitamente proteine di piselli, soia e peptidi della soia. È un prodotto emergente dal prezzo contenuto perché rientra in una categoria di tasse più basse.