Numero 25/2016
22 Giugno 2016
La prima sorsata di birra nell’ode di Philippe Delerm
Un’ode alla prima sorsata di birra, quella che ci racconta Philippe Delerm, scrittore francese esponente dell’extrême contemporain, una pura essenza di quelli che l’autore chiama i piccoli piaceri della vita, descritta in una serie di istantanee che ci spiegano come questo sia ben più di un gesto puramente meccanico.
“La prima sorsata di birra è l’unica che conta.
Le altre, sempre più lunghe, appaiono come un’ abbondanza sprecata.
L’ultima, forse, riacquista con la delusione di finire, una parvenza di potere.
Ma la prima sorsata!
Comincia ben prima di averla inghiottita.
Già sulle labbra un oro spumeggiante, frescura amplificata dalla schiuma, poi lentamente sul palato beatitudine velata di amarezza.
Come sembra lunga, la prima sorsata.
La beviamo subito, con un’avidità falsamente istintiva.
Di fatto, tutto sta scritto: la quantità, nè troppa nè troppo poca che è l’avvio ideale.
Il benessere immediato sottolineato da un sospiro, uno schioccar della lingua, o un silenzio altrettanto eloquente.
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La sensazione ingannevole di un piacere che sboccia all’infinito.
Intanto, già lo sappiamo, abbiamo preso il meglio.
Riappoggiamo il bicchiere, lo allontaniamo un po’.
Assaporiamo il colore, finto miele, sole freddo, con tutto un rituale di circospezione e di attesa.
Vorremmo dominare il miracolo appena avvenuto e già svanito.
Leggiamo soddisfatti il nome esatto della birra che avevamo chiesto, ma contenente e contenuto possono interrogarsi, rispondersi tra loro.
Niente si riprodurrà più.
Ci piacerebbe conservare il segreto dell’oro puro e racchiuderlo in formule.
E’ un piacere amaro, si beve per dimenticare la prima sorsata.”