5 Giugno 2015
Abbazia delle Tre Fontane: primo birrificio trappista italiano!
Tag: birra, fontane, italia, monaci, trappista, tre fontane
La notizia è dei primi giorni del mese di Maggio: anche l’Italia ha il suo birrificio trappista. Si tratta del birrificio dell’Abbazia delle Tre Fontane di Roma, Via delle Acque Salvie.
Il birrificio è presente sul sito dell’Associazione Internazionale Trappista, www.trappist.be/it, assieme agli altri dieci che possono fregiare le loro etichette con il marchio esagonale riportante la dicitura “authentic trappist product”. La birra prodotta sul sito dell’associazione viene così descritta: “Birra ad alta fermentazione prodotta con ricetta della Comunità dei Monaci Trappisti delle Tre Fontane. Birra color oro intenso dal sapore incisivo e moderatamente fruttato con l’eucaliptus che stringe le note fruttate portandole a sé.
L’ingresso dell’Abbazia delle Tre Fontane.
La dolcezza è bilanciata da un buon amaro derivante da luppoli e l’alta carbonatazione dona un finale secco al palato. Il retrogusto dolciastro è sterzato dalla spezia che con la sua dote balsamica pulisce e rinfresca il sapore; benché l’impressione di leggerezza, il corpo è medio. L’elevato contenuto di alcool aggiunge una sensazione di calore raffinata ai toni balsamici dell’eucaliptus.” Il grado alcolico è di 8,5% ABV, e viene imbottigliata nei formati da 33 cl. e da 75 cl, acquistabili presso il negozio dell’Abbazia e in alcuni ristoranti della Capitale. Sempre da notizie reperibili sul sito dell’Associazione, il Monastero ne è diventato membro effettivo dal 2014.
Sul sito dell’Associazione è possibile reperire l’elenco dei birrifici trappisti. In esso, oltre l’Italiano Tre Fontane, ultimo entrato in ordine di tempo, si annoverano sei Belga: Orval, Chimay, Achel, Rochefort, Westmalle, Westvleteren; due Olandesi: La Trappe, Zundert; uno Austriaco: Engelszell; uno Francese: Mont-de-Cats.
Il Chiostro del convento.
Solo i membri dell’Associazione Internazionale Trappista possono avanzare domanda per ottenere il marchio “Authentic Trappist Product” per i prodotti del monastero. Ricevuta la domanda, presidente ed amministratori dell’Associazione aprono la procedura di valutazione, che comprende visite di controllo delle condizioni di produzione e di qualità richieste, oltre ad una degustazione dei prodotti per i quali è fatta richiesta di attribuzione del marchio. Al termine della procedura di valutazione, il Consiglio di Amministrazione decide sull’opportunità di dare parere favorevole o meno alla richiesta di attribuzione. La licenza “Authentic Trappist Product” è concessa per cinque anni, nel corso dei quali il Monastero che la ottiene si impegna a rispettare le rigide regole imposte dall’Associazione.
Con il termine trappista, a volte, erroneamente si tende a voler identificare uno stile birrario, ma così non è. Trappista è un modus operandi seguito scrupolosamente. Anzitutto, per essere considerati tali, i birrifici trappisti devono produrre all’interno delle mura di un Monastero appartenente all’Ordine religioso dei cistercensi; la produzione deve essere seguita da un monaco cistercense; almeno l’80% dei proventi derivanti dalla vendita dei prodotti devono essere messi a disposizione delle attività del Monastero. I monaci trappisti osservano la regola di San Benedetto, “Ora et Labora”, prega e lavora, e sono una costola dell’Ordine contemplativo Ordo Cisterciensis Strictioris Observantiae, Ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza, fondato nel XVII sec. da Armand Jean Le Bouthillier de Rancé, abbate dell’Abbazia di Notre-Dame de la Trappe di Soligny-la-Trappe, in Normandia.
La produzione monastica della birra risale al Medioevo, nell’Abbazia di San Gallo, in Svizzera, dove si perfezionò la tecnica di dividere la produzione in più mosti: il primo mosto estratto, ricco di zuccheri e destrine, originava una birra abbastanza forte, definita “prima melior”. Aggiungendo dell’acqua al mosto utilizzato, e successivamente filtrato, si produceva una seconda birra, la “secunda”, meno ricca di zuccheri e meno raffinata, consumata dai monaci, i quali, secondo le regole monastiche, potevano berne fino a 8 litri al giorno. A seguito di un’ulteriore diluizione si deva origine alla “tertia”, per lo più offerta ai mendicanti.