14 Aprile 2014
Alla scoperta del goût d’Orval
In copertina: l’attuale complesso monastico.
Le prime testimonianze certe di una birreria ad Orval risalgono al 1628. Un documento dell’Abate del tempo specificava le quantità di birra e vino che i monaci potevano assumere durante il giorno, ma si pensa che la birreria sia esistita già agli albori del monastero visto che in numerosi quadri vengono raffigurati monaci con boccali di birra e immagini di brassaggi.
La birreria attuale invece sorge vicino al monastero ed è stata edificata nel 1931. A quel tempo la birreria fu costruita non per il sostentamento dei monaci, ma per ampliare le entrate economiche per far fronte a tutte le spese.
Il 7 maggio 1932 uscì la prima birra e fu distribuita, in barili di legno, in tutto il Belgio. Fu la prima birra trappista ad essere distribuita su scala nazionale. Nel 1933 fu nominato mastro birraio Martin Pappenheimer, laico bavarese. La ricetta della birra Orval che oggi beviamo va attribuita proprio a Pappenheimer e al suo assistente di Ostenda John Van Huele. Si dice che il forte carattere di luppolo si deve al mastro birraio tedesco, amante delle pils, e che il dry hopping fu introdotto dall’assistente belga.
Al contrario di quanto si può pensare, al giorno d’oggi, gli operai che lavorano nella birreria non sono monaci, che si limitano a controllare i processi produttivi e a supervisionare che la qualità del prodotto finale sia eccellente. L’ultimo mastro birraio monaco fu Padre Pierre verso la fine del 1700.
Orval è l’unica abbazia trappista che produce un solo tipo di birra; la produzione annua di birra si attesa sui 45000 hl anuui.
La birra e la coppa trappiste dell’Abbazia di Orval.
Per la produzione di questa birra vengono utilizzati malti pale chiaro e una piccola quantità di malto caramello, l’acqua utilizzata è quella della fonte Matilde all’interno dell’Abbazia e i luppoli usati sono l’Hallertau e lo Styrian Goldings. La birra subisce tre fermentazioni, una controllata con un particolare lievito e poi una specie di fermentazione spontanea. Dopo che è stata imbottigliata la birra resterà a maturare nelle cantine per almeno cinque o sei settimane a temperatura costante di 15°C che favorisce l’ultima rifermentazione in bottiglia che le conferisce il classico gusto, il celeberrimo “goût d’Orval”.
La birra va servita nella sua coppa trappista che è stata disegnata nel 1932 dall’architetto Henry Vaes che permette la formazione di un abbondante cappello di schiuma e allo stesso tempo fa sprigionare in modo perfetto gli aromi della birra. L’architetto inoltre ha disegnato la classica bottiglia a birillo e i sottobicchieri che ancora oggi vengono utilizzati nel servizio.
Il tappo a corona delle birre dell’Abbazia.
La gradazione alcolica è di circa 6,2% alc. e l’indice IBU arriva circa a 50 unità . La temperatura di servizio consigliata è di 14°C e se servita in modo impeccabile la birra si presenta con un abbondante e persistente cappello di schiuma color avorio di grana fine. Il colore è ambrato con una generosa carbonatazione. Al naso è intensa , con sentori di malto ma soprattutto vinosi che si perdono negli aromi dei luppoli usati insieme al gusto di frutta caramellata. Degustatela con calma e vi accorgerete che in bocca è piacevolmente persistente con un gran corpo, la carbonatazione nonostante sia decisa non è invadente e non fa altro che esaltare le note vinose. L’amaro inizialmente è attenuato da note dolciastre, ma ben presto sarete invasi da un amaro da luppolo molto delicato ed elegante che vi lascerà la bocca pulita e vogliosa di un nuovo sorso.
Una birra adatta a molti abbinamenti!
A L’Auberge de L’Ange Gardienne, la taverna nelle vicinanze dell’Abbazia, oltre alla classica birra Orval, ai formaggi, alle confetture, all’acqua della fonte Matilde è possibile anche degustare l’Orval Vert altrimenti detta Petit Orval. L’unica birra che quotidianamente possono bere i monaci, ad esclusione di un paio di giorni all’anno dove possono consumare la birra messa in commercio. Questa birra ha una gradazione alcolica di 3,5% alc. Non è altro che una normale Orval con l’aggiunta di acqua e del caramello, per mantenere il caratteristico colore, prima di essere imbottigliata. Viene servita in un bicchiere simile a quello dell’Orval classica ma con il logo colorato diversamente. Nonostante sia una birra molto più rara costa meno della sua omologa più famosa, perché la politica trappista segue la regola che una birra con minor gradazione alcolica abbia un costo minore rispetto ad una con gradazione più alta.
Orval è una birra che si presta piacevolmente ad essere abbinata a carni rosse arrosto, a formaggi erborinati o pesce affumicato. Inoltre vi segnalo che può essere abbinata all’anguilla fritta, infatti il suo gusto amarognolo si presta bene a sgrassare la bocca dall’untuosità di questo pesce. Suggerisco anche di abbinarla a degli involtini di melanzane grigliate farciti con mozzarella di bufala campana.