27 Gennaio 2016
Birra Viru: dall’Estonia con furore, da bere e collezionare!
Amo collezionare le bottiglie, vuote, delle birre che assaggio. Ho iniziato la raccolta quasi 3 anni fa, ho superato i 300 pezzi, e ci sono birre di ogni nazione e tipo, da microbirrifici sconosciuti a classiche della produzione artigianale; per mia scelta, tranne qualche rara eccezione, ho deciso di non includere nella collezione nessuna birra di tipo industriale.
Tra le (pochissime) bottiglie di birre “commerciali” che fanno bella mostra sugli scaffali della mia credenza, ce n’è una che è completamente diversa da ogni altra: l’ho scoperta per caso un paio di anni fa, tramite la condivisione di un link da parte di una pagina americana che parla di birre, e dopo poco tempo, l’ho trovata per caso in una rivendita alimentare in quel di Gorizia, e non ho potuto fare a meno di acquistarla: sto parlando della Viru, una birra estone il cui marchio attualmente è di proprietà dell’inglese BalticBeer Company LTD.
La particolarità di questa bottiglia risalta subito all’occhio: una sorta di piramide di vetro a base ottagonale, con la scritta Viru ben stagliata in bianco su sfondo blu.
Incuriosita da questa forma bizzarra, che parrebbe più adatta ad una bibita che ad una birra, ho fatto qualche ricerca, per capire un po’ l’origine di questa particolare bottiglia e la storia di questa birra. Ecco a voi cos’ho scoperto.
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La nascita della Viru avvenne quando l’Estonia ancora non esisteva, e faceva parte dell’enorme impero Russo. Un piccolo mastro birraio iniziò a produrre la sua birra servendosi di bottiglie aventi questa forma, e presto ebbe un successo tale da arrivare direttamente alla corte dello Zar.
Dopo la Rivoluzione del 1917, a seguito dello smembramento dell’Impero, nacque lo stato estone, che dichiarò indipendenza il 24 febbraio 1918, e qui venne continuata la produzione di birra lager, mantenendo la tradizionale bottiglia piramidale.
Nel 2006 la Viru venne introdotta nel mercato britannico, soprattutto all’interno di bar e ristoranti di alta qualità. Dal 2007 il colosso britannico Tesco la portò alla ribalta nella grande distribuzione e da qui ebbe inizio l’espansione e la conquista progressiva dei maggiori mercati birrari, arrivando in Italia tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008.
Ad oggi, la Viru è considerata la birra per eccellenza dell’Estonia, e viene prodotta nella seconda città più importante del Paese, Tartu, presso il birrificio A. Le Coq, che a sua volta è il secondo maggior produttore di birra dello stato baltico.
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La Viru nasce mescolando i malti provenienti dal miglior orzo selezionato della zona baltica orientale, coltivato perlopiù in Lituania, a cui viene aggiunta acqua raccolta direttamente da un pozzo artesiano che sorge proprio accanto al birrificio. I luppoli utilizzati sono di tipo Saaz, il cui nome deriva dall’antica omonima città austriaca (che oggi si chiama Žatec e si trova in Repubblica Ceca), famosa per la coltivazionedel luppolo da almeno 7 secoli. Nel corso degli anni questa birra ha ricevuto molteplici premi e riconoscimenti a livello mondiale, rendendola una delle pilsner più apprezzate, grazie al suo gusto pulito e rinfrescante, che lascia spazio a tutte le varie sfumature del gusto dei malti, dal sottilmente dolciastro al leggermente tostato.
Il nome Viru trova origine da una parola estone “Virumaa”, ovvero terra di Viru, che indica una specifica area del Paese situata sulle coste del mar Baltico.
Sì, ma questa bottiglia dalla forma così strana, che origine ha? La sua creazione è da datarsi agli albori del Ventesimo secolo, in pieno periodo imperiale, quando a San Pietroburgo un artista ideò quella che doveva essere semplicemente un’opera in stile art-deco.
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Questa forma colpì particolarmente il piccolo mastro birraio citato sopra, che la scelse per custodire tutta la sua produzione birraria. La piramide ottagonale fu un richiamo ad omaggiare le antiche torri di guardia medievali che tuttora si stagliano all’ingresso di Tallinn, la capitale dell’Estonia.
La provenienza da un Paese così lontano, la forma della bottiglia e la buona qualità della birra stessa, rendono la Viru un pezzo da non perdere per gli amanti della storia della birra e del collezionismo birrofilo.