Numero 18/2022
5 Maggio 2022
Birre analcoliche italiane: conosciamole meglio!
E siamo alla seconda puntata sulle birre analcoliche, con il secondo progetto (prima parte pubblicata il 28 aprile). Che, peraltro, ha appena festeggiato il terzo compleanno: era infatti l’aprile del 2019 quando il birrificio altoatesino Pfefferlechner ha lanciato la Freedl, una birra analcolica, oggi disponibile in due versioni – una Pale Ale classica, ed una aromatizzata al basilico. L’ideatrice del tutto è una donna, Maria-Elisabeth Laimer; a conferma di una particolare sensibilità femminile su questo fronte, già evidenziata da diverse ricerche condotte su questo tema. E, non da ultimo, è significativo il fatto che sulle birre analcoliche compaia in etichetta – a differenza delle altre birre di Pfefferlechner – la tabella con i valori nutrizionali: a riprova che birre di questo tipo fanno appello ad un segmento di mercato che dà importanza agli aspetti relativi a nutrizione e salute, che sia per scelta o per necessità.
Venendo alle due birre nello specifico, anche in questo caso il desiderio è quello di trovare adeguata caratterizzazione e gradevolezza di beva. La Freedl classica punta su un profilo aromatico improntato essenzialmente sull’agrumato, che resta tuttavia delicato per quanto ben evidente. Altrettanto delicata al palato, dove si possono cogliere i (pur sempre tenui) toni di cereale, che ricordano il pane fresco e il miele; in ragione appunto della “misuratezza” del luppolo, da cui si intuisce l’intento di cercare sì la caratterizzazione ma anche l’equilibrio – cosa del resto connaturata alla tradizione tedesca, a cui Pfefferlechner è legato in ragione della sua collocazione geografica. Chiusura su un amaro netto tra l’erbaceo e il resinoso, non particolarmente persistente. Per chi apprezza appunto l’equilibrio e la facilità di beva, senza cercare toni forti.
La seconda versione della Freedl, battezzata Calma, cerca invece la caratterizzazione – come dicevamo – nell’aromatizzazione al basilico, prodotto a 1500m di altitudine all’interno del Parco dello Stelvio. Qui l’aroma erbaceo si amalgama con quello dei luppoli, risultando sì ben percepibile ma non soverchiante; e contribuisce anche a dare sapore al corpo, che risulta pertanto più caratterizzato rispetto alla Freedl classica – unendo cereale e basilico, quasi a mo’ di focaccia. Il basilico risalta poi nella sua componente amara sul finale, esattamente come il luppolo, conferendo una nota amarotica erbacea. Superfluo naturalmente specificare che deve piacere il basilico; anche se, essendo usato in maniera sobria e dosata rispetto agli altri luppoli, finisce di fatto per integrarsi nell’insieme e può quindi risultare gradevole anche a chi non ne fosse un patito.
Informazioni sul progetto si trovano nel sito www.freedl.it