21 Ottobre 2015
Ceci n’est pas un Stout: ecco a voi Zwanze 2015
Un accostamento inconsueto tra universi fantastici e misteriosi, dall’essenza irrealmente deformata, nato dalle potenzialità immaginative dell’inconscio per raggiungere uno stato di percezione oltre la realtà e mettere in risalto la differenza tra tangibilità e coscienza… ceci n’est pas un Stout.
Liberamente ispirata alla vita e alle opere del pittore René Magritte, esponente più importante del movimento surrealista belga, Zwanze 2015, ovvero la Wild Bruxelles Stout, racchiude in sé lo spirito di una nazione che di quest’arte fece una filosofia di vita. Sogno e follia hanno permesso di superare la realtà, liberando questa birra dalle convenzioni e svelando alcuni dei lati più misteriosi e oscuri dei meccanismi interni del Lambic con risultati sorprendenti.
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Brassata nel marzo 2013, e originariamente candidata ad essere spillata per i festeggiamenti dello Zwanze Day dell’anno scorso, la Wild Bruxelles è un’interpretazione ad opera di Jean Van Roy, proprietario e birraio di Cantillon, di una Stout a cui la fermentazione spontanea e la maturazione in botte hanno donato un marcato carattere surreale. I cambiamenti apportati alla ricetta originale, come l ‘utilizzo di frumento per migliorare la sensazione tattile in bocca e l’assenza di orzo torrefatto per evitare di accentuare la secchezza già conferita dalla fermentazione spontanea, sono lo specchio del tipico surrealismo belga reinterpretato da Cantillon.
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Maturata in tre diversi tipi di botti di legno, racchiude in sé il ricco bouquet delle birre acide Lambic che si affinarono in alcuni tini, il calore dell’alcol da quelle dove riposò il cognac e sentori vinosi e fruttati dai fusti legnosi in cui vino rosso Côtes du Rhône raggiunse la sua forma migliore, creando un blend enigmatico e apparentemente indecifrabile.
Questa Stout dal carattere selvaggio è caratterizzata da un velato ricordo di noci e frutta secca, tipico dei vini liquorosi, da note secche e acidule delle birre a fermentazione spontanea che, combinate con il sapore del cioccolato, leggermente bruciato, ma allo stesso tempo delicato, le donano fruttuosità e dolcezza.
Un torbido color cacao, scuro, con riflessi rossastri, contrasta ottimamente col nocciola del largo anello di schiuma dalle grosse bollicine evanescenti. Al naso ricorda una Oud Bruin, intensamente fruttata, complessa, con sfumature acidule, pungenti, e piccole tracce di malti tostati. In bocca è morbida, rotonda e corposa, dal deciso sapore di frutti rossi, la ciliegia su tutti, e un bouquet di aromi che a suo modo ricorda l’aceto balsamico e la sua permanenza di anni in botti di legno. Delle tipiche caratteristiche del Lambic rimane l’inconfondibile odore di stalla e il classico sapore del legno di quercia umido, accostati a nuove e insolite note di caramello che si sprigionano quando la birra supera i 15°C, temperatura perfetta per poterla apprezzare al meglio, lasciando in bocca un finale persistente e amaro di caffè.
La Trahison des bières: ceci n’est pas un Stout, come il quadro a cui è ispirata, sottolinea la differenza tra realtà e interpretazione: essa non è affatto una scura irlandese, bensì una sua immagine vista attraverso gli occhi di Jean Van Roy, surrealista belga del XXI secolo.