Numero 03/2021
18 Gennaio 2021
Dormisch: il sogno si esclissa…
Circa tre anni fa il Giornale della Birra aveva dato conto del rilancio del marchio Dormisch da parte di Birra Peroni (parte della multinazionale giapponese Asahi): una storica birra friulana, acquisita e poi chiusa da Peroni nel 1989, “rispolverata” nell’ambito di un’operazione di marketing basata sulle birre territoriali. Marketing – letteralmente – di sostanza, per la verità: la Dormisch sarebbe stata prodotta con orzo 100% friulano fornito dalla rete Asprom, e quindi avrebbe vantato un legame concreto con il territorio e ricadute positive sulla filiera agricola locale.
A tre anni da allora, però, Peroni-Asahi ha annunciato – peraltro in maniera definita da esercenti e distributori come brusca, senza significativo preavviso – di aver messo la parola fine a questo progetto: lo stabilimento di Padova non produrrà più la birra a marchio Dormisch, a causa – questa la ragione fornita agli interessati, di più non si sa dato che l’azienda non rilascia dichiarazioni – dello scarso giro d’affari. La Dormisch veniva infatti distribuita solo in Friuli come birra territoriale, con volumi quindi ridotti rispetto a ciò che la multinazionale si aspettava.
Una mossa decisamente pesante per il Friuli, e non solo per il fatto di perdere uno dei prodotti “simbolo”. Nel progetto erano stati coinvolti anche Comune di Udine e Regione Fvg, come parte delle loro politiche di promozione delle filiere locali; i distributori e gli esercenti che avrebbero poi dovuto promuovere la Dormisch nei loro locali (e diversi riferiscono di aver ricevuto una buona risposta, e di essere ora in difficoltà nel sostituire il prodotto); e appunto l’Asprom, che aveva raggiunto con Peroni l’accordo di fornitura.
“In realtà la cosa ci tocca solo marginalmente, in quanto l’orzo che fornivamo per il marchio Dormisch era solo una piccola parte della nostra produzione – spiega Alido Gigante, presidente della Rete –: la maggior parte della nostra produzione è infatti assorbita da Castello, con cui abbiamo contratti di termine più lungo, e opera all’interno di una strategia di promozione del prodotto italiano. In quanto a Peroni, continueremo comunque con una fornitura d’orzo, che verrà destinata ad altre birre”.
Va peraltro segnalato che l’altro progetto analogo di Peroni, quello di Itala Pilsen a Padova (partito prima di Dormisch) pare viceversa godere di miglior salute, e prosegue.
Naturalmente le domande sul perché i consumi siano stati inferiori alle attese sorgono spontanee: erano le attese ad essere irrealistiche? I friulani, al di là dell’entusiasmo iniziale, non hanno apprezzato poi così tanto il revival di un marchio ormai sentito come appartenente alla storia? O – più realisticamente, verrebbe da dire – Peroni-Asahi ha altri progetti, su un orizzonte ben più ampio di quello regionale? Per ora domande senza risposta, data anche la scarsità di informazioni in proposito. Certo è che questa vicenda insegna, se mai ci fosse stato bisogno di ribadirlo, che tenere insieme le esigenze e aspettative di una multinazionale e la dimensione territoriale non è cosa semplice.