Numero 24/2024

10 Giugno 2024

Il giro del mondo in… tante birre: Ciad

Il giro del mondo in… tante birre: Ciad

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Il Giro del Mondo in Tante Birre non lascia più il continente africano e si sposta, quindi, nella zona centrale alla scoperta del Ciad.

Grande quattro volte l’Italia, si può suddividere in tre aree geografiche: il deserto del Sahara a nord; la fascia del Sahel al centro; la fertile savana del sud. Tale distinzione si ritrova anche negli aspetti socio-culturali del Paese. Le tribù nomadi dei Berberi occupano la parte settentrionale, mentre in quella meridionale si sono stanziati popoli di fede cristiana ed animista. Nel mezzo, gli Arabi seguaci dell’Islam.

Differenti tradizioni, usi e costumi che si sono incontrati e scontrati nel corso della storia, dando vita a sanguinose guerre e lotte interne. In Ciad sono presenti, addirittura, più di 200 gruppi etnici.

Territorio antichissimo, è abitato fin dagli albori dell’umanità e non è un modo di dire. Nel 2001, infatti, il cranio fossile di un ominide, datato 7 milioni di anni fa, è stato rinvenuto nel deserto di Djurab, nel nord del Paese. Il nostro antenato più vecchio in assoluto, battezzato Toumäi (“speranza di vita” in lingua Gorane), ha ispirato anche un’edizione speciale della birra nazionale…nel prossimo capitolo vi racconto tutto per bene!

Diversi imperi si sono avvicendati nel tempo, come il Sultanato di Baguirmi e l’Impero di Ouaddai, entrambi intorno al lago Ciad. Ma partire dal IX sec. d.C., il più importante e longevo è quello dei Kanem-Bornu, terminato alla fine del 1800. Durante questo lungo periodo è nato il popolo dei Kanuri. E proprio dalla loro lingua deriva il nome Ciad che significa “lago”.

All’inizio del Novecento, il Paese entra nelle mire espansionistiche dei cugini d’Oltralpe, diventando parte dell’Africa Equatoriale Francese nel 1920. Purtroppo le politiche attuate non portano né unità né modernizzazione. Il periodo coloniale dura fino al 1960 quando il Paese ottiene l’indipendenza. Ma come spesso accade in Africa, e chi mi sta seguendo dall’inizio di questo viaggio avrà già capito, la conquistata libertà non porta niente di buono.

Regimi dittatoriali, guerre civili, corruzione, violenze e assassinii si susseguono praticamente dal 1965. E meno male che il toponimo della capitale N’Djamena deriva dal nome arabo di un villaggio vicino (“Niamina”) che significa “luogo di riposo”. La conseguenza di questa instabilità cronica è la grave arretratezza in cui versa il Ciad. Alcuni dati fanno riflettere: solo il 2% della popolazione ha accesso ai servizi igienici di base, l’80% vive sotto la soglia di povertà e il 98,5% non è servito dall’energia elettrica.

LA STORIA DELLA BIRRA IN CIAD

Prima di trattare l’argomento “birre moderne” in Ciad, è necessario almeno fare un accenno alle bevande storiche legate alle diverse culture presenti sul territorio.

Le birre tradizionali, da sempre, sono preparate dalle donne. Costituiscono un’offerta per onorare i defunti, celebrare i raccolti, le nascite e i matrimoni. Ma, soprattutto, sono state, e sono tuttora, un simbolo di resistenza dei popoli del sud del Paese verso le restrizioni imposte dalla religione musulmana.

Le distinzioni territoriali e sociali sottolineate nel capitolo precedente si ritrovano in maniera simile anche nel campo brassicolo. I musulmani, infatti, di solito consumano il “Furah” o “Ghussub”, una bevanda fermentata a base di cereali (mais, sorgo o miglio) e acqua con l’aggiunta di miele e datteri (v. foto seguente), aromatizzata con frutta e/o spezie. Densa e dal gusto acidulo, è prodotta tramite una fermentazione molto breve che evita la formazione di alcol, nel rispetto dei dettami religiosi.

Di seguito, invece, alcune birre prodotte storicamente dai popoli dell’area meridionale del Ciad, legati ai culti animisti o di fede cristiana:

  • Mbal: parola generica per indicare la birra di miglio
  • Bil-bil: birra con miglio rosso prodotta anche in Camerun (leggi qui)
  • Coshate: birra con miglio bianco
  • Merissa: birra di sorgo oppure con semola di miglio e farina di miglio germogliato
  • Cochette: birra di riso tipica delle valli lungo il fiume Logone

Qui in Ciad, l’arrivo di birre “più attuali” corrisponde, invece, al periodo coloniale francese, mentre il secondo dopoguerra sancisce un vero e proprio boom dei consumi, trainato dalla crescita dell’industria del cotone. I mercati diventano, così, i luoghi preferiti dove godersi una birra.

Il primo birrificio ciadiano apre i battenti nel 1965 e produce, ancora oggi, la birra simbolo del Paese (Gala). È talmente radicata nella vita locale che per il 50° anniversario dell’azienda, è uscita un’edizione limitata impreziosita da un packaging speciale. L’etichetta della bottiglia si trasforma in un importante strumento di comunicazione.

I colori della bandiera (blu, giallo e rosso) fanno da sfondo a brevi racconti. Non solo si illustrano le tappe del birrificio ma, soprattutto, fatti ed eventi di consenso nazionale. Uno su tutti?!? Il ritrovamento di Toumäi che fa diventare il Ciad una nuova culla dell’umanità.

IL BIRRIFICIO PIU’ IMPORTANTE DEL CIAD

Ad oggi, sul territorio del Ciad, esiste un solo produttore di birre industriali. Sono importati anche marchi internazionali come l’onnipresente Guinness, nella versione Foreign Extra Stout.

– L’unico birrificio in Ciad: LES BRASSERIES DU TCHAD (BDT)

Nato come “Brasseries du Logone” nel 1965 a Moundou con la supervisione tecnica di Heineken. La prima birra si chiama “Gala” e ancora oggi è il prodotto di punta del birrificio ed il più consumato nel Paese.

Nel 2004, “Brasseries du Logone” e “Boissons et Glacières du Tchad”, fondato nel 1971 dal colosso francese Groupe Castel nella capitale N’Djamena, si fondono per dare vita all’attuale “Brasseries du Tchad”. Ad oggi produce e distribuisce anche marchi di Groupe Castel (Beaufort, Castel Beer, 33 Export…), acqua minerale e bibite analcoliche.

 

 

GALA: birra chiara a bassa fermentazione. La birra originale del Ciad, come recita lo slogan commerciale. Una Lager facile da bere, dai toni maltati con un tocco di erbaceo finale. Gradazione alcolica: 5,3%

 

Questo breve articolo ci ha messo di fronte ad una situazione non proprio semplice. L’endemica instabilità politica, le profonde difficoltà sociali e la mancanza di infrastrutture adeguate stanno rallentando da decenni lo sviluppo economico. In Ciad, l’unica rivoluzione che si auspica non è quella delle birre artigianali, ma un cambiamento pacifico e democratico che risani le dolorose ferite del Paese.

Alla prossima pinta!

 

Siti internet e pagine social di riferimento:

Le foto delle etichette sono gentilmente concesse dal collezionista Mario Bughetti:

www.facebook.com/mario.bughetti (email: booghy55@gmail.com)

www.facebook.com/lesbrasseriesduTchad

 

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Federica Russo
Info autore

Federica Russo

Sono nata a Genova nel lontano…ma che lontano…nel “vicinissimo” 1976 da una famiglia chiacchierona e rumorosa, ecco perché mi piace parlare, comunicare e condividere.
Chi nasce in una città di mare sa che si porta dentro una curiosità tutta speciale come quella dei marinai e navigatori che tutti i giorni salpano verso nuove mete, terre e avventure. Curiosità che rimane per sempre e che caratterizza ogni aspetto della vita arricchendola giorno per giorno. La famiglia, le passioni, i traguardi, il lavoro vengono così conditi con quel “quid” che rende tutto più sfizioso.
La curiosità infatti mi ha portato a studiare 3 lingue (inglese, spagnolo e francese) per non sentirmi fuori luogo ovunque volessi andare e mi ha fatto laureare in Geografia per avere ben chiara in testa la mappa del mondo ed evitare di perdermi.
La curiosità mi ha fatto lavorare in ambiti molto diversi tra loro: commercio al dettaglio, operatore GIS nel settore dei sistemi informativi territoriali, progettista di impianti di depurazione acque reflue.
La curiosità, infine, è stata anche la spinta che mi ha fatto passare da semplice amante della birra a Sommelier. Ho completato il percorso formativo con la Scuola Italiana Sommelier (S.I.S.) e sono diventata Sommelier Professionale 3° livello. Essere sommelier della birra non lo considero un traguardo ma solo l’inizio di un lungo percorso di formazione, di conoscenza che non finirà mai, infatti ho cominciato lo stesso percorso formativo anche con l’Associazione Italiana Sommelier (A.I.S.), seguo i corsi e le monografie di UB Academy, per non parlare dei libri che “bevo” tutto d’un fiato!!! Alcuni autori della mia libreria: Michael Jackson, Lorenzo “Kuaska” Dabove, Randy Mosher…tanto per citare qualche pilastro.
La possibilità di poter scrivere per il Giornale della Birra mi dà modo di condividere con voi la mia passione birraria attraverso interviste, curiosità, abbinamenti birra-cibo e tanto altro, il tutto impreziosito da un sorriso e da un punto di vista diverso….quello femminile!