Numero 52/2024

23 Dicembre 2024

Il giro del mondo in… tante birre: Danimarca

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Dopo aver fatto un salto al caldo del Mar dei Caraibi, il Giro del Mondo in Tante Birre ci riporta al freddo del Nord Europa, eccosici in Danimarca. La terra, la marca dei Dani, tribù di stirpe germanica.

Una delle monarchie più antiche del mondo, seconda solo al Giappone, il suo Reame comprende anche la Groenlandia e le Isole Fær Øer.

 

Oltre alla penisola dello Jutland, confinante con la Germania, il territorio è spezzettato in una miriade di isole: se ne contano più di 1400. Ma il numero è in continuo divenire. Alcune si formano per sedimentazione altre vengono create artificialmente per la costruzione di ponti. Insomma la Danimarca non sta mai ferma.

Chissà se questa voglia di muoversi deriva dagli antenati vichinghi? Un popolo di guerrieri ed esploratori che raggiunse l’America del Nord molto prima di Colombo. Non a caso, il sito istituzionale danese dà il benvenuto così:

 

Una volta eravamo feroci vichinghi.

Ora siamo una delle società più pacifiche del mondo”.

 

Non solo, anche una delle più all’avanguardia. I suoi abitanti, pensate, sono contenti di pagare le tasse! I tanti benefit di cui possono godere (tra cui educazione e sanità gratuite) fanno passare in secondo piano uno dei regimi fiscali più pesanti al mondo.

Inoltre, grazie a politiche green, quasi il 50% dell’energia è ricavato dal vento e sempre più persone preferiscono usare la bicicletta piuttosto che l’automobile.

Quasi quasi viene voglia di trasferirsi, come se si seguisse il canto ammaliatore di una sirena. Beh, in effetti, il simbolo della capitale Copenaghen è proprio una sirena, anzi “La Sirenetta”, la protagonista dell’omonima fiaba scritta da Hans Christian Andersen.

Ma questa piccola statua, posizionata all’ingresso del porto cittadino, ha addirittura un legame speciale con la birra. È stata commissionata, infatti, da Carl Jacobsen, figlio del fondatore del birrificio Carlsberg.

 

LA STORIA DELLA BIRRA IN DANIMARCA

La tradizione brassicola danese risale all’età del bronzo, come testimonia la famosa sepoltura della “Ragazza di Egtved” (circa 1370 a.C.). Nel tumulo, infatti, si trova un recipiente con resti di birra prodotta con frumento, miele, mirtillo rosso e mirto di palude.

Ma i veri “ambassador” delle birre in Danimarca sono i Vichinghi, famigerato popolo scandinavo medievale. Il biondo nettare è fondamentale durante i lunghi viaggi per mare. Nutriente, più salubre dell’acqua, è una bevanda sacra, preparata dalle donne, che infonde forza ed energia.

Ancora oggi il termine norreno “Skål” indica il brindisi. Deriva da “Skál” che significa ciotola. Ma anche da “Skalli“, cioè testa calva. Allora è vera la leggenda delle grandi bevute nei teschi dei vinti?!?

 

 

Addirittura “Ale”, che in inglese indica la birra ad alta fermentazione, deriva da “øl”, birra in danese. Alcune birre tradizionali della Danimarca presentano ancora questo suffisso:

  • Hvidtøl: birra scura a bassa gradazione alcolica (< 2%). La più popolare fino al XIX sec.
  • Juleøl: la birra di Natale, più alcolica ed aromatica.
  • Påskeøl: la birra di Pasqua, chiara, profumata e con un tocco di speziato.

Come avrete capito la nostra bevanda preferita gioca un ruolo centrale nella cultura danese, già nel 1687 nella sola capitale si contavano 140 birrifici. È talmente importante che una scoperta ha rivoluzionato profondamente tutto il mondo brassicolo.

Nel 1883, Emil Christian Hansen, micologo presso i laboratori del birrificio Carlsberg, proseguendo gli studi di Pasteur, riesce ad isolare e moltiplicare una cellula di lievito. Questo prenderà il nome di “Saccharomyces Carlsbergensis” in onore dell’azienda. Grazie al suo particolare metabolismo, diventa fondamentale per la produzione di birre a bassa fermentazione, le cosiddette “Lager” che, dalla fine dell’Ottocento, iniziano a conquistare la Danimarca e il mondo intero.

Il mercato interno, fino agli anni ’90 del Novecento, infatti, è nelle mani di tre colossi industriali: il già citato Carlsberg (1847), Ceres (1856) e Tuborg (1873). Poi verso la fine del decennio la Craft Revolution fa capolino con l’apertura dei primi birrifici artigianali. Da 13 nel 1998 si arriva a circa 230 nel 2022. Una crescita pazzesca in rapporto al numero esiguo di abitanti (quasi 6 milioni). Ben presto la fama di alcune realtà travalica i confini grazie a birrai intraprendenti che fanno della sperimentazione il loro obiettivo. Nel prossimo capitolo un assaggio delle birre in Danimarca fuori dagli schemi.

 

6 BIRRIFICI DELLA DANIMARCA CON QUALCOSA…IN PIU’!

Il mercato delle birre in Danimarca è da sempre dominato dai colossi industriali citati poco fa. Ma questo non ha frenato lo spirito di avventura dei birrai indipendenti. A volte nomadi, ma, soprattutto, coraggiosi e spinti dalla voglia di esplorare nuovi orizzonti gustativi. Praticamente la stessa attitudine degli antenati vichinghi!

 

– Il birrificio più antico della Danimarca: CARLSBERG

Fondato da Jacob Christian Jacobsen nel 1847. Il nome unisce quello del figlio Carl con il termine danese che significa “montagna”. Il birrificio si trova, infatti, su una collina fuori Copenaghen. Specializzato in birre a bassa fermentazione, grazie al lavoro di ricerca del laboratorio interno, alla fine del secolo, inizia ad esportare in tutto il mondo, arrivando fino in Cina. Il boom, però, si ha nel secondo Dopoguerra con l’apertura di stabilimenti in quasi tutti i continenti. Nel 1970 si fonde con un altro colosso locale: Tuborg. Oggi è il quarto gruppo birrario del mondo. Dal 2002 è proprietario anche del Birrificio Angelo Poretti.

CARLSBERG: birra chiara a bassa fermentazione. La Pilsner iconica prodotta dal 1904 e creata da Carl Jacobsen. Facile da bere, scorrevole, dal tipico tocco amaro. Gradazione alcolica: 5%

ELEPHANT: birra chiara a bassa fermentazione. Una Bock dove le note caramellate del malto si fondono con sentori più fruttati. Birra dedicata alle statue presenti all’ingresso del birrificio storico. Gradazione alcolica: 7,2%

SPECIAL BREW: birra chiara a bassa fermentazione. Strong Lager prodotta dal 1950 in onore della visita di Churchill in Danimarca. Robusta e decisa come il celeberrimo statista inglese. Gradazione alcolica: 9%

 

– Il primo birrificio artigianale danese: BRYGGERIET APOLLO

Aperto nel 1990 dall’imprenditore Aage Damgaard in una location da sogno: i Giardini Tivoli di Copenaghen. La sede è l’ex Teatro Apollo. Dal 2014 il birrificio si arricchisce della proposta gourmet della catena di ristoranti di Damgaard: “A Hereford Beefstouw”. Birre sempre in rotazione, ma non possono mai mancare Pils, Pale Ale e la birra speciale del mese.

 

 

 

HIS FATHER’S EYES: birra chiara ad alta fermentazione di ispirazione americana. Una Hazy Pale Ale con aggiunta di mele e rosmarino che donano note fruttate e speziate ad una bevuta facile. Gradazione alcolica: 5%

KONG FREDERICK: birra scura ad alta fermentazione. Baltic Porter dalle note maltate decise che ricordano il cioccolato e il caffè. Gradazione alcolica: 7,5%

SUBTLE WIT: birra chiara ad alta fermentazione di ispirazione belga. Una delle famose birre del mese. Qui le note agrumate e speziate si sposano con l’acidulo del frumento regalando una grande bevibilità. Gradazione alcolica: 4,5%

 

– Il birrificio artigianale “più censurato” della Danimarca: AMAGER BRYGHUS

Inaugurato dagli amici homebrewer Morten e Jacob nel 2007 sull’isola di Amager. Il primo impianto viene installato in un ex rifugio antiatomico. Ma la leggenda narra che, in realtà, la loro prima sede fosse una chiesa di Scientology. Il successo arriva grazie all’amico Peter Frederiksen, a cui dedicano l’omonima birra per ringraziarlo dell’aiuto nell’avviare il birrificio. Questa Imperial Stout diventa subito un culto negli Stati Uniti. La popolarità cresce e arriva anche la prima censura. Un’etichetta un po’ troppo osè, infatti, turba gli svedesi. Curiosità stuzzicata?…curiosità accontentata!

  1. FREDERIKSEN: birra scura ad alta fermentazione. La birra del boom. Un’Imperial Stout con frumento maltato, avena e luppoli americani. Bevuta profonda dai sentori di caffè, cioccolato e frutta secca. Gradazione alcolica: 10,5%

BURT ALVORD: birra chiara ad alta fermentazione. Tripel belga invecchiata 14 mesi in botti di Rye Whiskey, in cui le sfumature legnose e speziate di vaniglia arricchiscono il bouquet fruttato e maltato. Selvaggia come il bandito a cui è dedicata. Gradazione alcolica: 15,4%

DEMON JUICE: birra chiara ad alta fermentazione. NEIPA in collaborazione con Titletown Brewing (Wisconsin), super tropicale ed agrumata con tocchi erbacei e di resina. Dissetante e fresca. Gradazione alcolica: 15,4%

 

– Il birrificio artigianale danese “più nomade”: MIKKELLER

Fondato nel 2006 a Copenaghen dagli amici Mikkel Bjergsø, insegnante, e Kristian Keller, giornalista. Nomade perché Mikkeller non ha una sede fisica, la produzione di birre avviene in altri birrifici, non solo in Danimarca (De Proef Brouwerij, BrewDog, Lervig…). E questa idea rimane invariata anche quando Kristian abbandona il progetto. Essere sempre in viaggio, vivere nuove esperienze, sperimentare ingredienti inusuali rappresenta l’anima “gypsy” del birrificio. E tutte queste contaminazioni si ritrovano nelle birre sorprendenti del maestro Mikkel.

BEER GEEK BREAKFAST: birra scura ad alta fermentazione. La prima birra prodotta. Una Stout iconica con sette malti diversi, fiocchi di avena e aggiunta di caffè. Note di cioccolato fondente e frutta secca tostata, un tocco di vaniglia e liquirizia. Gradazione alcolica: 7,5%

1000 IBU: birra ambrata ad alta fermentazione. Una Imperial IPA dall’amaro potente, non si arriva ai 1000 IBU (International Bitterness Unit) ma poco ci manca, almeno per il palato! Fruttata, agrumata e resinosa, dalla persistenza lunghissima. Gradazione alcolica: 9,6%

LIMBO DRAGONFRUIT: birra acida di colore granata con aggiunta di frutto del drago. Le note tropicali e di frutti rossi sono le protagoniste. Dissetante e super scorrevole. Gradazione alcolica: 0,3%

 

– Il birrificio artigianale “più ispirato” della Danimarca: TO ØL

Aperto nel 2010 nella capitale da due compagni di scuola, Tobias e Tore, le cui iniziali hanno dato vita al nome del birrificio che in danese significa anche “due birre”. Un altro gypsy brewery nato grazie all’ispirazione di un professore di liceo…un certo Mikkel Bjergsø (vi ricorda qualcosa?!?). L’acquisto di un’ex fabbrica di ketchup, nel 2019, crea un luogo unico: To Øl City. Un centro di aggregazione, un collettivo di produttori differenti (sidro, kombucha, rum…) che danno libero sfogo alle proprie idee.

GOSE TO HOLLYWOOD: birra chiara a fermentazione mista. Gose con aggiunta di arance californiane. Fruttata, sapida ed acidula. Perfetta per l’estate e non solo. Gradazione alcolica: 3,8%

BIRRAMISU: birra scura ad alta fermentazione. Una Imperial Pastry Stout che prevede l’utilizzo di biscotti savoiardi, caffè, lattosio e vaniglia. Il dessert preferito da noi italiani ora in versione da bere. Gradazione alcolica: 10%

30 DAYS ITALIAN PILSNER: birra chiara a bassa fermentazione di ispirazione italo-ceca. Una Pils maturata solo un mese, con un amaro più spinto rispetto alla tradizione. Piacevolmente erbacea. Gradazione alcolica: 5%

– Il microbirrificio artigianale danese “più segreto”: SPYBREW

Fondato da Jens Lynge Larsen nel 2014 nella città di Hvidovre. Dopo dieci anni di birre fatte in cantina, decide di fare il grande salto insieme all’amico Stefan Holmén che vive in Svezia. La distanza non è un problema, anzi è un vantaggio. Jens, così, può dar vita alle sue ricette segrete senza che nessuno interferisca. D’altronde il nome del birrificio è un omaggio al protagonista dei suoi film preferiti: James Bond.

AGENT K-9: birra scura ad alta fermentazione. Brown Ale dai toni caramellati con note di frutta secca e un gradevole amaro. Gradazione alcolica: 6,8%

HABANERO PALE ALE: birra chiara ad alta fermentazione con aggiunta di peperoncino Habanero fresco. Il tocco piccante lega bene con i classici toni agrumati e fruttati dei luppoli Cascade e Citra. Gradazione alcolica: 5%

PFIRSICHEN UND FEUER: birra chiara a fermentazione mista prodotta in collaborazione con il birrificio statunitense “Stepping Stone”. Una Lichtenhainer con aggiunta di pesche. Un mix inusuale e “selvaggio” di note fruttate e affumicate. Gradazione alcolica: 3,9%

A dispetto di ciò che scrisse Shakespearec’è del marcio in Danimarca”, qui di marcio c’è ben poco, è anche il Paese meno corrotto in assoluto! Per non parlare, poi, delle birre, in Danimarca il movimento artigianale non ha paura di nulla: sperimenta, si diverte e ci stupisce.

Alla prossima pinta!

 

Siti internet e pagine social di riferimento:

Le foto delle etichette sono gentilmente concesse dal collezionista Mario Bughetti:

www.facebook.com/mario.bughetti (email: booghy55@gmail.com)

www.carlsberggroup.com

www.facebook.com/BryggerietApollo

www.amagerbryghus.dk

www.mikkeller.com

https://toolbeer.dk

https://spybrew.dk

 

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Federica Russo
Info autore

Federica Russo

Sono nata a Genova nel lontano…ma che lontano…nel “vicinissimo” 1976 da una famiglia chiacchierona e rumorosa, ecco perché mi piace parlare, comunicare e condividere.
Chi nasce in una città di mare sa che si porta dentro una curiosità tutta speciale come quella dei marinai e navigatori che tutti i giorni salpano verso nuove mete, terre e avventure. Curiosità che rimane per sempre e che caratterizza ogni aspetto della vita arricchendola giorno per giorno. La famiglia, le passioni, i traguardi, il lavoro vengono così conditi con quel “quid” che rende tutto più sfizioso.
La curiosità infatti mi ha portato a studiare 3 lingue (inglese, spagnolo e francese) per non sentirmi fuori luogo ovunque volessi andare e mi ha fatto laureare in Geografia per avere ben chiara in testa la mappa del mondo ed evitare di perdermi.
La curiosità mi ha fatto lavorare in ambiti molto diversi tra loro: commercio al dettaglio, operatore GIS nel settore dei sistemi informativi territoriali, progettista di impianti di depurazione acque reflue.
La curiosità, infine, è stata anche la spinta che mi ha fatto passare da semplice amante della birra a Sommelier. Ho completato il percorso formativo con la Scuola Italiana Sommelier (S.I.S.) e sono diventata Sommelier Professionale 3° livello. Essere sommelier della birra non lo considero un traguardo ma solo l’inizio di un lungo percorso di formazione, di conoscenza che non finirà mai, infatti ho cominciato lo stesso percorso formativo anche con l’Associazione Italiana Sommelier (A.I.S.), seguo i corsi e le monografie di UB Academy, per non parlare dei libri che “bevo” tutto d’un fiato!!! Alcuni autori della mia libreria: Michael Jackson, Lorenzo “Kuaska” Dabove, Randy Mosher…tanto per citare qualche pilastro.
La possibilità di poter scrivere per il Giornale della Birra mi dà modo di condividere con voi la mia passione birraria attraverso interviste, curiosità, abbinamenti birra-cibo e tanto altro, il tutto impreziosito da un sorriso e da un punto di vista diverso….quello femminile!