17 Febbraio 2014
Le perle della cattedrale di Rochefort
Per produrre le loro birre i monaci di Rochefort utilizzano malti Pilsner e Munich, luppoli Hallertau e Styrian Goldings, spezie in miscela segreta per aromatizzare e zucchero candito per la rifermentazione in bottiglia. L’acqua utilizzata per la produzione viene presa dalla sorgente Tridaine posta a 42 metri sopra l’abbazia che viene portata all’interno dell’abbazia senza alcun impiego di pompe. La caratteristica di quest’acqua è la sua durezza e, visto che non viene trattata in nessun modo, contribuisce in modo decisivo al gusto particolare delle birre di Rochefort.
L’interno dell’Abbazia.
Purtroppo, questa sorgente rischia di essere prosciugata da alcuni lavori di scavo che dovrebbero essere svolti da una multinazionale in una cava di calcare posta in zona “La Boverie” poco distante dall’abbazia. Nonostante la multinazionale abbia garantito che l’acqua della fonte verrà pompata tramite un macchinario sia all’abbazia che alla città di Rochefort, i monaci temono che le proprietà organolettiche verranno modificate da questi processi e quindi che le loro birre ne risentiranno in termini qualitativi. Per questo motivo i monaci hanno intrapreso una battaglia legale per fermare gli scavi. Per maggiori informazioni su questa diatriba invito i nostri lettori a consultare il sito www.tridaine.be e a firmare la petizione che troverete per fermare i lavori!
L’abbazia di Notre Dame di St. Remy produce tre birre per un totale di circa 18000 hl annui. Le birre, come per quelle di Westvleteren, vengono identificate da un numero, che non indica la gradazione alcolica, ma la densità del mosto secondo la scala Baumè, in uso in Belgio fino a qualche anno fa.
La caldaie dell’Abbazia.
La 6 ha una gradazione alcolica di 7,2% alc. ed è contraddistinta dal tappo di colore rosso. E’ quasi introvabile visto che viene prodotta solo due volte all’anno e in quantità molto limitate (si stima che vengano prodotti solo 1000 hl all’anno). E’ la birra che deriva da una ricetta degli anni trenta e purtroppo risente molto del trasporto; infatti, se bevuta a Rochefort questa birra sembra avere una marcia in più! Si presenta con un meraviglioso cappello di schiuma fine, abbondante non molto persistente; il colore della birra è un meraviglioso ambrato con riflessi ramati che ricordano il colore delle foglie autunnali. Il naso è molto complesso con sentori aciduli di uva e mela verde e pepati attenuati da note dolci di miele; se lascerete scaldare questa birra il vostro naso verrà invaso anche da note alcoliche. In bocca le note dolci la fanno da padrone con sentori di biscotti al burro, caramello e miele ben bilanciati dalle note aspre del luppolo. In conclusione la birra lascia la bocca morbida e vellutata che non aspetta altro di essere deliziata con un nuovo sorso. Potete abbinare questa birra con delle semplicissime frittate alle erbe aromatiche e formaggio oppure ad antipasti di pesce.
La coppa dell’Abbazia di Rochefort.
La 8 è la birra più venduta del monastero e copre circa il 60% della produzione annua. Risale ad una ricetta del 1954; inizialmente venne chiamata “Speciale” perché brassata esclusivamente per un importante cliente, ma visto il successo si decise di allargare la produzione a tutto l’anno! Questa birra, contraddistinta dal tappo verde, ha 9,2% alc. ed è di un colore marrone intenso con un schiuma compatta, fine e persistente. Al naso inizialmente noterete dei leggeri sentori agrumati che ben presto vireranno verso delicate note dolci maltate e caramellate. In bocca sarete sorpresi da note di liquirizia e di spezie; inoltre potrete sentire note di frutta come banana matura e uva passa. Nonostante le note dolci non stanca, anche perché aiutata dalla frizzantezza e dall’amaro lascia una bocca pulita e asciutta. Data la complessità di questa birra è possibile abbinarla a primi piatti con condimenti strutturati o a dolci con pasta frolla e frutta di stagione.
Le tre birre e la tipica coppa dell’Abbazia di Rochefort.
La 10 è il prodotto di punta dell’abbazia, nasce da una ricetta degli anni 50; i monaci meravigliati dalla bontà di questa birra inizialmente la chiamarono “Merveille”. Siccome nei processi produttivi si utilizza zucchero candito, durante i primi brassaggi di questa birra Padre Damien inventò un particolare cestello in metallo per macerare lo zucchero candito nel mosto più facilmente. Questa birra, dal tappo blu, è di un bel colore bruno intenso con riflessi rosso scuro, la schiuma è abbondante, con grana fine, molto persistente, cremosa e color cappuccino. Già l’aroma ci preavvisa che stiamo per gustare un capolavoro: sentori di brandy, cioccolato, zucchero candito e intense note fruttate che variano da fichi e datteri il tutto miscelato sapientemente senza che un sentore si accavalli con l’altro! Potreste essere già appagati dall’aroma, ma se sorseggerete questa perla brassicola potrete farvi sedurre dall’impatto alcolico (11,3% alc.) che vi invaderà la bocca senza essere mai aggressivo. Proseguendo nella bevuta noterete sapori di frutta candita affogata nel liquore contornati da sapori speziati di liquirizia e cannella il tutto in un contesto di malto che col tempo evolve in sapore di pane fresco appena sfornato. Il finale è leggermente amarognolo e secco con una leggera nota di affumicato. Insomma questa birra, se non avete mai bevuto una trappista, vi farà innamorare di questi prodotti. Potrete degustare questa birra in solitaria oppure con pappardelle al cinghiale, arrosti di maiale ripieni alle prugne o a della pasticceria natalizia come i mostaccioli campani o i classici ricciarelli senesi.